Roma, 2 giugno – Lo scorso anno la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è cresciuta di oltre il 5% a 3.477 miliardi grazie al rialzo dei corsi dei titoli; alla fine dell’anno poco meno di un terzo era detenuta sotto forma di depositi e circolante con un forte balzo in avanti della liquidità rispetto alla fotografia scattata nel 2018. La Banca d’Italia, nella Relazione annuale diffusa venerdì scorso, mette in evidenza un flusso di depositi nel corso dell’anno di 58 miliardi, più del doppio di quello registrato nel 2018 (22,5 miliardi). A favorire la tendenza sono state le ‘ingenti’ vendite di titoli di Stato italiani, azioni italiane e bond bancari. Le famiglie hanno continuato a mostrare cautela nel selezionare gli investimenti di portafoglio notano gli economisti di via Nazionale. La prudenza ha spinto i risparmiatori ad affidarsi al risparmio gestito: le attività finanziarie in gestione (non solo fondi comuni ma anche assicurazioni sulla vita, fondi pensione e pensioni integrative) sono cresciute al 31,6% del totale. La percentuale, nota la Banca d’Italia era al 19,8% prima della crisi globale (2007). La diversificazione del rischio negli investimenti, attraverso il risparmio gestito, ha cambiato i portafogli di attività finanziarie delle famiglie. La Banca d’Italia indica sue stime: le famiglie italiane avrebbero ormai un’esposizione verso titoli esteri, diretta e indiretta, pari ad oltre il 21% delle attività finanziarie. La quota è nettamente più alta di quella detenuta nei titoli del debito italiani: 12,3 per cento. Sulla ricchezza finanziaria delle famiglie ha ovviamente inciso la caduta dei corsi del primo scorcio dell’anno legata alla pandemia da Covid-19. Sempre la relazione annuale della Banca d’Italia indica alla fine di aprile un valore delle attività finanziarie più basso di circa 130 miliardi rispetto alla fine del 2019 (4.445 miliardi). L’avversione al rischio diventa sempre più pronunciata nelle interviste sulle prospettive di investimento.
