Libri all’indice. Domani è oggi: costruire il futuro con le lenti della demografia. Il saggio dirompente di Francesco Billari

Prima della transizione demografica per la gran parte della popolazione non aveva senso pianificare il futuro: ieri, il domani non era oggi.

Prima della transizione demografica per la gran parte della popolazione non aveva senso pianificare il futuro: ieri, il domani non era oggi.

Giambattista Pepi. Entro il 2086 la popolazione mondiale potrebbe raggiungere il picco di circa 10,4 miliardi di persone per poi iniziare a diminuire. Nonostante il progresso scientifico, infatti, ci vogliono ancora 40 settimane per mettere al mondo un figlio e due decenni perché possa essere davvero socialmente utile: dunque per ogni coppia che sceglie di avere figli può nascere solo un numero limitato di bambini. Affinché la popolazione attuale resti almeno stabile, il numero medio di nuovi nati dovrebbe essere di 2,1 per ciascuna donna e, proprio grazie a questo indicatore, è possibile stimare quante persone abiteranno il Pianeta tra, ad esempio, 20 anni. Se questa è la situazione su scala mondiale, ci sono Paesi in cui le culle sono sempre più vuote e la popolazione  sempre più anziana. Qualche esempio?  Dal 1960 al 2021, il tasso di fertilità della Corea del Sud è calato del -86%, passando da quasi sei nascite per donna a 0,81. In Cina il numero di nascite è già sceso a 1,16 per donna e nei prossimi decenni la popolazione potrebbe ridursi di addirittura 654 milioni, perdendo il primato di nazione più popolosa del mondo a favore dell’India, che, all’inizio del prossimo secolo, potrebbe arrivare a contare 1,7 miliardi di abitanti, circa 600 milioni in più di quelli del Dragone. E l’Italia? Invecchia a ritmi da record e fa sempre meno figli. Nel 2023 secondo i primi dati provvisori dell’Istat diffusi questa settimana a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, evidenziando una lieve flessione sul 2021 (1,25); la stima provvisoria elaborata sui primi 6 mesi del 2023 evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna. Nel 2010 il numero medio di figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio di 1,44. L’età media, nel frattempo, si è portata a 46,2 anni e ciò fa del Paese, insieme a pochi altri esempi nel mondo (Spagna e Grecia in Europa; Corea del Sud e Giappone in Asia) uno dei casi all’attenzione mondiale per i demografi nonché per gli esperti di economia e sviluppo sostenibile. Lo scenario mediano delle previsioni dell’Istat mostra che, nel passaggio che condurrà la popolazione dagli odierni 59 milioni di individui a circa 46 nel 2080, si intravedono 21,5 milioni di nascite, 44,9 milioni di decessi, 18,3 milioni di immigrazioni dall’estero contro 8,2 milioni di emigrazioni. La demografia, tuttavia, non è destino, ma una scienza che ci permette non solo di leggere i grandi cambiamenti del mondo che ci circonda, ma soprattutto di agire per governarli. Francesco Billari lo ricorda nel saggio “Domani è oggi – Costruire il futuro con le lenti della demografia” (Egea, 144 pagine, euro 16,50),  da pochi giorni in libreria.

Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi di Milano, è professore ordinario di Demografia presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche. In precedenza ha lavorato, tra l’altro, all’Università di Oxford, dirigendone il Dipartimento di Sociologia, al Nuffi eld College e al Max Planck Institute for Demographic Research.

Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi di Milano, è professore ordinario di Demografia presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche. In precedenza ha lavorato, tra l’altro, all’Università di Oxford, dirigendone il Dipartimento di Sociologia, al Nuffi eld College e al Max Planck Institute for Demographic Research.

Gli incentivi governativi, i cambiamenti culturali o i progressi tecnologici potrebbero infatti determinare un aumento dei tassi di fertilità. Per quanto riguarda l’immigrazione, dal momento che la Terra si trova ancora in una fase di declino demografico su base netta, il ruolo delle dinamiche migratorie è relativo, poiché queste possono solo spingere singole regioni a guadagnare abitanti a danno di altre. Il calo demografico implica, invece, una crescita economica più lenta se i tassi di aumento della produttività (cioè il rapporto tra numero di lavoratori e produzione nel tempo) restano in linea con i dati storici. Nel saggio, Billari racconta di come, nel corso della storia, diversi Paesi – dalla Francia alla Svezia, dalla Germania alla Corea del Sud – abbiano dovuto affrontare prospettive simili alle nostre e siano riusciti a invertire la rotta della loro “nave”. Cambiare si può, insomma, a condizione di individuare i punti nevralgici su cui lavorare.

Rettore dell’Università Bocconi di Milano, dove insegna Demografia, Billari mostra – dati alla mano – che la nave italiana richiede urgenti interventi di cambiamento strutturale, di riforme in almeno tre ambiti: la scuola; l’autonomia residenziale degli studenti universitari e dei giovani in generale; l’immigrazione e l’integrazione nel Paese delle prime e seconde generazioni. Anche in altri campi la rotta necessita di correzioni importanti: natalità e famiglia, università, mercato del lavoro, digitalizzazione e formazione degli adulti, salute, cambiamento climatico. “Si tratta di riforme il cui effetto di lungo periodo andrà ben oltre l’orizzonte di un governo”, spiega l’autore, “anche per questo sono difficili, e necessitano di politici lungimiranti e di accordi ampi. Se pensiamo che sia impossibile oggi fare riforme importanti, guardiamo a ieri. Le abbiamo fatte anche su questi temi”.

Da un’istruzione realmente inclusiva – con obbligo scolastico fino a 18 anni e spostamento in avanti dell’età di scelta verso una traiettoria accademica – al superamento dell’attuale legislazione dell’immigrazione – con percorsi di formazione e integrazione e l’apertura di canali di ingresso regolari per studenti, lavoratori e famiglie – passando per l’utilizzo di risorse pubbliche e private per sostenere l’autonomia abitativa dei giovani, Billari condivide idee, politiche e proposte per affrontare sfide che possono trasformarsi in opportunità. A condizione di riuscire a guardare lontano, anche al di là della “perma-emergenza” odierna.

“Per diagnosi e soluzioni”, conclude l’autore, “abbiamo bisogno di usare l’occhio che guarda all’oggi, anche per generare consenso, mettendo in rete evidenze, competenze e migliori pratiche. Abbiamo altresì la fondamentale necessità di usare l’occhio che guarda al domani, per esaminare la plausibilità e la desiderabilità delle traiettorie che stiamo imboccando. Dobbiamo valutare una molteplicità di domani, pensando a quanto potrebbe accadere tra uno, cinque, dieci, a volte venti o quarant’anni. Lo possiamo fare, appunto, attraverso le lenti demografiche. La nave della popolazione italiana continua a progredire, ma ha fondamentale bisogno di correzioni di rotta che porteranno, domani, a un porto migliore”.

 

 

 

 

 

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One Response to Libri all’indice. Domani è oggi: costruire il futuro con le lenti della demografia. Il saggio dirompente di Francesco Billari

  1. joker123 scrive:

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