Presentato a Milano il IX Rapporto annuale della Fondazione Italia Cina. La Cina conferma la transizione verso la qualità. Spazi importanti per l’export italiano, ma serve potenziare l’eccellenza creativa e produttiva

Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese

Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese

Milano, 16 luglio 2018 – La Fondazione Italia Cina ha presentato oggi il suo IX Rapporto annuale “Cina. Scenari e prospettive per le imprese”, il rapporto previsionale che raccoglie ricerche, analisi di rischio e previsioni nel breve-medio periodo sulla Cina. Il Rapporto è elaborato dal CeSIF, il Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina,ed è curato da Filippo Fasulo e Alberto Rossi.  La presentazione dell’edizione 2018 si è tenuta oggi a Palazzo Lombardia ed è stata anche l’occasione per la prima uscita pubblica del nuovo Presidente della Fondazione Italia Cina, Alberto Bombassei. I saluti istituzionali sono stati portati da Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia, Fabrizio Sala, Vice presidente Regione Lombardia, ed Ettore Sequi, Ambasciatore italiano in Cina, in video collegamento da Pechino. Sono intervenuti Filippo Fasulo, Coordinatore scientifico CeSIF (Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina), Marco Rota Candiani, Partner Studio legale Hogan Lovells, Giulio Finzi, Segretario Generale Netcomm, Antonella Bertossi, Partner Relationships & Marketing Manager Global Blue Italia. I casi aziendali sono stati raccontati da Emanuele Vitali, Co-Founder, Responsabile marketing e vendite East Media, e Giuseppe Pignanelli, Direttore Generale Travaglini. Ha moderato l’evento Ferruccio De Bortoli.

Il 2017 è stato l’anno del rafforzamento della posizione di Xi Jinping sul piano interno e internazionale si sostiene nel Rapporto. Il XIX Congresso del Partito comunista cinese che si è tenuto nel mese di ottobre ha certificato la sua ascesa in un processo che si è completato con la riforma costituzionale, nel marzo 2018. Il discorso di Davos sulla globalizzazione e il lancio ufficiale della Belt and Road Initiative hanno definito la nuova proiezione estera della Cina di Xi Jinping. L’evoluzione del contesto politico interno ha un forte impatto, in quanto certifica la continuità delle linee di politica economica definite dal Governo cinese. Il contesto di riferimento continua a essere quello del New Normal, ovvero il riconoscimento che la Cina si trova in una nuova fase della propria economia caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento, e che il Paese sta affrontando una profonda transizione, che lo porterà ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. L’elemento cardine di questa nuova fase economica è che alla quantità bisogna dunque ora sostituire la qualità.

Per raggiungere gli obiettivi indicati Xi Jinping, che nel frattempo ha accentrato su di sé il potere di indirizzo economico, ha delineato le strategie e i temi più significativi. La sua azione di politica economica, infatti, ruota attorno al concetto di Supply side structural reform, che prevede un miglioramento del processo produttivo attraverso la riduzione della sovraccapacità. Nel corso del 2017, inoltre, il Presidente cinese ha identificato quelle che sono le priorità dell’agenda economica cinese, le cosiddette “tre battaglie”: eliminare la povertà, ridurre il rischio finanziario e proteggere l’ambiente. Questi tre temi sono coerenti con il modello del New Normal e sono un’indicazione della continuità che il rafforzamento del potere di Xi potrà dare alla politica economica cinese.

L’avanzamento per gradi è una caratteristica consolidata delle riforme cinesi, che si vedono anche negli obiettivi a medio e a lungo termine fissati dalla dirigenza cinese. Il Sogno Cinese, potente immagine di successo nazionale resa celebre da Xi Jinping nel 2012, punta a far diventare il Paese pienamente moderno entro il 2049, anno del centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese. Nel frattempo, nel 2021 verrà celebrato il raggiungimento di una società moderatamente prosperosa, in coincidenza con il centenario dalla nascita del Partito, e il 2035 sarà un passaggio fondamentale in vista della piena modernità. Un’altra ricorrenza cruciale sarà il 2025, quando terminerà la prima fase di Made in China 2025, il piano rivolto alla riqualificazione dell’intero tessuto industriale cinese. La crescita qualitativa del tessuto commerciale produttivo cinese comporterà sul lungo periodo la necessità di potenziare l’eccellenza creativa e produttiva italiana.

Il 2017 è stato anche l’anno della grande ascesa globale della Cina. La sovraesposizione cinese, però, non è legata solo alla Belt and Road Initiative, ma all’intensificarsi di un conflitto commerciale latente con gli Stati Uniti che si è manifestato in pienezza nella primavera del 2018. Questo tipo di frizioni erano state previste dal CeSIF, anche riprendendo quanto il presidente Trump aveva annunciato nel corso della campagna elettorale che lo ha portato a conquistare la presidenza. Il contrasto, tuttavia, non è inquadrabile soltanto in reciproche rappresaglie sui dazi, quanto piuttosto apre una lunga fase di confronto fra Cina e Stati Uniti sulla leadership economica globale, che porterà alla revisione dei pesi relativi delle maggiori economie mondiali. In questo contesto, il tema del primato tecnologico avrà un ruolo decisivo, e non è un caso che l’azione del Presidente Trump si sia rivolta ai settori coinvolti dal piano Made in China 2025.

È possibile confermare anche nel 2018 le due dinamiche principali per chi è intenzionato a confrontarsi con il mercato cinese. Da un lato, dunque, c’è la costante crescita dei consumi trainata dall’urbanizzazione, che apre opportunità di retail sia in settori a basso costo sia nei comparti del lusso, a patto però di calibrare bene le modalità di accesso al mercato, di posizionamento e di distribuzione [Il 2017 ha visto la miglior performance di sempre per l’export italiano, per la prima volta sopra i 20 miliardi di dollari: +22%, una crescita mai così accelerata dal 2010 e miglior risultato di un Paese Ue in Cina]. Il secondo elemento, invece, è quello della crescita del livello tecnologico della produzione industriale cinese, una circostanza che richiederà nel breve periodo competenze e conoscenze, e che aprirà importanti nicchie nella componentistica meccanica. A questi si aggiunge un tema particolarmente rilevante, che però risulterà evidente solo nel medio periodo: la spinta cinese alla globalizzazione, cui fa riferimento la Belt and Road Initiative. In questa luce è opportuno osservare i temi chiave: consumi, qualità e globalizzazione. “La Cina che cambia porterà grandi opportunità per le aziende italiane – dice il Presidente della Fondazione Italia Cina, Alberto Bombassei –. Alla crescita qualitativa della produzione cinese, infatti, si affianca un aumento della domanda di prodotti di qualità in un contesto generale di incremento dei consumi. Per questa ragione nel breve e medio periodo si apriranno importanti finestre per l’esportazione delle eccellenze italiane in Cina. Ma nel lungo periodo gli imprenditori italiani dovranno coltivare creatività e qualità perché la Cina punta a produrre a quei livelli e non possiamo restare indietro”.

 

 

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