UBP. Mercati valutari, i safe asset offrono ancora un buon rischio-rendimento. Articolo di Peter Kinsella

Dollari americani

Dollari americani

I mercati valutari come gli altri mercati mostrano importanti segnali di disfunzione. I bid-ask spread si sono allargati significativamente e le volatilità sono aumentate in modo massiccio, il che significa che i calcoli sul rischio/rendimento stanno diventando sempre più difficili da valutare. Inoltre, l’incertezza relativa alla durata delle misure di contenimento porta gli investitori ad avere poca chiarezza sugli orizzonti temporali degli scambi. 

Da quando la settimana scorsa è iniziata la stretta dei finanziamenti in dollari, la maggior parte delle valute dei Paesi del G10 e delle economie emergenti ha subito perdite ingenti rispetto al biglietto verde. I Paesi esportatori di petrolio, in particolare, hanno registrato perdite significative (NOK). Le autorità fiscali e monetarie di tutto il mondo hanno adottato misure per sostenere la domanda attraverso tagli dei tassi. Tuttavia, riteniamo che sia troppo presto per entrare con posizioni lunghe su valute ciclicamente sensibili come il dollaro australiano, neozelandese e la corona svedese. È probabile che nei prossimi mesi i dati economici saranno negativi, il che significa che i beni rifugio offriranno nuovamente un considerevole risk reward.

In particolare, riteniamo che il cambio USD/JPY sia destinato a scendere a livelli intorno ai 95,00 nel medio termine. Il forte calo degli spread nei rendimenti reali USA-Giappone è coerente con i livelli di trading USD/JPY ben al di sotto di 100. Se e quando la Federal Reserve statunitense annuncerà ulteriori misure prevediamo che il dollaro USA si svaluterà materialmente. Poiché i differenziali dei tassi d’interesse si sono notevolmente compressi, riteniamo che i rischi al rialzo del cambio USD/JPY siano limitati. Lo yen giapponese continua ad operare a livelli interessantisia in termini di tasso di cambio nominale che reale effettivo, il che significa che il rischio-rendimento da posizioni lunghe sulla valuta giapponese è discreto, anche ai livelli attuali di poco superiori a 107,00.

È probabile che il rapporto euro/dollaro si apprezzi gradualmente nei prossimi mesi, riflettendo il calo dei costi di copertura in USD e l’ampio avanzo delle partite correnti dell’area dell’euro.  Il costo dello shorting del USD non è più significativo, il che significa che le aziende possono tornare a finanziarsi in euro, dal momento che il costo opportunità non è più elevato. Ciò sarà un driver importante per un rialzo del cambio euro/dollaro. Prevediamo che questo possa facilmente passare a livelli di circa 1,14 entro la fine dell’anno, con rischi posizionati saldamente al rialzo. Nei prossimi mesi i dati dell’Eurozona mostreranno numeri estremamente negativi, il che potrebbe fungere da freno a qualsiasi movimento aggressivo verso l’alto.

I tassi di cambio del renminbi cinese hanno mostrato una volatilità notevolmente bassa nelle ultime settimane, il che è impressionante considerando che la Cina era originariamente l’epicentro della crisi. Detto questo, è chiaro che i Paesi che hanno imposto misure di contenimento in anticipo sono quelli che hanno il potenziale di rialzo più elevato nel breve periodo. Prevediamo che gli investitori aumenteranno la loro esposizione ai titoli di stato cinesi, perché la ripresa dei rendimenti è considerevole e i costi di copertura sono ora trascurabili per gli investitori in USD. Il risultato è che pensiamo che il cambio USD/CNH possa scendere a livelli di circa 6,85 nel medio termine.

I prezzi dell’oro hanno recentemente dimostrato una maggiore volatilità, riflettendo il posizionamento unilaterale (e a leva finanziaria) degli investitori. Le coperture in oro non hanno funzionato come fanno di solito. Tuttavia, riteniamo che i prezzi riflettano semplicemente il fatto che gli investitori stanno vendendo posizioni performanti per finanziare le richieste di margine delle posizioni sottoperformanti (azioni). Poiché le banche centrali stanno considerano politiche decisamente non convenzionali, l’oro offrirà una protezione dal rischio di coda per la maggior parte dei portafogli. Nel lungo termine, i rendimenti reali statunitensi più bassi implicano che le prospettive per l’oro rimarranno ampiamente positive.

Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP)

 

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