Coronavirus, consiglio “di guerra” alla Bce. Sul tavolo le opzioni anti-spread

All’Eurotower si discute se attivare il Fondo di salvataggio europeo MES o mettere in atto un rilancio del quantitative easing oltre i 30 miliardi di acquisti al mese attuali

All’Eurotower si discute se attivare il Fondo di salvataggio europeo MES o mettere in atto un rilancio del quantitative easing oltre i 30 miliardi di acquisti al mese attuali

Riunione “di guerra” alla Bce: il Consiglio direttivo ha tenuto la notte scorsa una riunione d’emergenza, in conference call, per discutere le opzioni disponibili a fronteggiare l’emergenza economica causata dal Coronavirus. A costringere la Bce ad agire è stata la fiammata dello spread italiano sopra i 320 punti base, nonostante l’Eurotower tramite la Banca d’Italia – da giorni – stesse comprando Btp a pieno ritmo. 

Gli investitori adesso temono che l’Italia possa andare incontro ad una crisi molto più grave delle previsioni circolate negli ultimi giorni  con un calo del Pil compreso tra -6% e -10% e un debito che potrebbe crescere e raggiungere quota 150, forse 160% del Pil, il che esporrebbe il Paese a forti tensioni e ad un eventuale attacco della speculazione come già avvenne nel 2011.

Ma a spingere perché si tenesse una riunione straordinaria – informano fonti vicine al dossier – sarebbe stato anche il Governo francese con il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire che chiede un intervento “veloce e massiccio”. Perché accanto allo spread italiano si stanno allargando anche i differenziali dei Paesi “core”, come per l’appunto, la Francia o l’Olanda. Ed è il segnale che, a dieci anni dalla Grande Crisi finanziaria esplosa negli Stati Uniti nel 2007-08 e propagatasi poi al resto del mondo, questa epidemia rischia di rimettere in discussione – almeno nella testa degli investitori – la tenuta dell’Eurozona.

Sul tavolo della Bce ci sarebbe la possibile attivazione del fondo di salvataggio europeo Mes (Meccanismo europeo di stabilità) che permette normalmente l’intervento della Bce a favore degli Stati tramite le Outright Monetary Transactions (OMT), operazioni monetarie definitive, cioè gli acquisti di debito che avrebbe voluto fare l’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Un’ipotesi discussa dai ministri delle finanze dell’Ue, anche a favore dell’Italia, ma su ciò ogni decisione era stata rinviata a causa delle condizionalità – politicamente tossiche – per concedere il prestito.

L’Istituto centrale di Francoforte potrebbe essere costretto a ricorrere alle Omt e aprire ad un finanziamento del Mes, che dopo il via libera Ue consentirebbe di finanziare interventi a favore degli Stati europei colpiti dall’impatto economico del virus. L’altra opzione sul tappeto sarebbe un rilancio del quantitative easing oltre i 30 miliardi al mese di acquisto di debito attuali. Finora la presidente della Bce, Christine Lagarde, non ha fatto proprio l’impegno di Draghi a “fare qualunque cosa” a difesa dell’euro. Mancano, come erano mancati a Draghi, prima di quel fatidico 26 luglio 2012, i dovuti segnali di appoggio politico: specie da Berlino. Tutto potrebbe cambiare nelle prossime ore.

La Bce ha velocemente rintuzzato l’uscita del governatore della Banca centrale austriaca, Robert Holzmann, secondo cui l’Eurotower avrebbe raggiunto i suoi limiti: siamo pronti “ad aggiustare le misure se fosse opportuno”. Poi Isabel Schnabel, consigliere esecutivo nominata da Berlino, ha aperto a fare “tutto ciò che è possibile nell’ambito del mandato”.

Spetterà al negoziato fra i leader europei – ma l’Ecofin che era previsto per venerdì 20 marzo è stato rinviato – risolvere il nodo che riguarda il fondo Mes: rendere quella condizionalità meno stringente, elaborare un pacchetto di salvataggio rivolto a più Paesi in crisi, finanziare un pacchetto paneuropea anti-coronavirus. Sapendo che il tempo stringe.

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