Milano, 18 marzo. E’ stata ancora una giornata di pesanti vendite sulle Borse europee, con gli investitori in fuga verso la liquidità. E’ crollato il prezzo del petrolio e continua a perdere quota anche il valore dell’oro. La volatilità è stata ancora una volta la vera protagonista della seduta dei mercati finanziari e soprattutto di Piazza Affari, che ha più volte cambiato la direzione di marcia. Il Ftse Mib alla fine ha chiuso in calo dell’1,27%, andando meglio delle altre Borse europee, complice il fatto che Consob da oggi e per i prossimi tre mesi ha vietato le vendite allo scoperto su tutti i titoli. Lo spread, che in mattinata era salito al massimo di 330 punti, livello che non vedeva da ben sette anni, ha chiuso a 250 punti, in ribasso dai valori di ieri del 9,5%. A mandare sulle montagne russe il differenziale tra Btp e Bund a dieci anni sono state le indiscrezioni su un possibile intervento del fondo Salvastati, oltre che sulle ipotesi di ulteriori misure da parte della Bce, che proprio oggi è scesa in campo sui titoli di stato del nostro Paese attraverso la Banca d’Italia. Il bilancio sulle altre Borse europee è stato in profondo rosso con Parigi che ha guidato i ribassi segnando un -5,8%. Del resto i contagi per il coronavirus stanno esplodendo in Francia. A Piazza Affari sono andate bene una manciata di blue chips, che hanno beneficiato della chiusura di posizioni corte, ormai vietate dalla Consob, e di qualche acquisto selettivo. Così sono scattate al rialzo le Campari (+10,6%) e le Pirelli (+7,8%), oltre che le Telecom (+9,9%), sugli scudi da ieri anche perché la società è attiva in un business, quello delle tlc, che marcia a regime anche in questo momento di crisi sanitaria. Sono inoltre andate abbastanza bene le utilities. Per contro Fca ha accusato un tonfo del 10,8%, pagando dazio sia al timore che slitti l’aggregazione con Psa Peugeot, sia ai dati deludenti a livello europeo sulle immatricolazioni di febbraio, nonostante il gruppo italo-americano abbia fatto meglio del mercato perdendo il 6,9% contro il 7,2% generale. Sul mercato valutario, l’euro ha continuato a perdere quota sul biglietto verde: si attesta a 1,0832 dollari contro 1,0976 dollari di ieri in chiusura. Ma solo ieri mattina si attestava al di sopra di 1,11 dollari. E’ letteralmente tracollato il valore del petrolio: il wti, contratto con consegna ad aprile, va giù del 15,5%, portandosi a 22,7 dollari al barile. Infine anche l’oro cede il 2,9% a 1490 dollari all’oncia (il 5 marzo aveva toccato un top a 1.700 dollari l’oncia).