AllianceBernstein. L’economia cinese, il rischio sanitario ed il lavoro online. Analisi di Mo Ji

Mo Ji, economista di AllianceBernstein

Mo Ji, economista di AllianceBernstein

Il primo caso del coronavirus di Wuhan è stato documentato l’8 dicembre 2019. Secondo Xiaohua Yu, Presidente del corso in Economia agricola nei Paesi in via di sviluppo e transizione all’Università di Göttingen in Germania, tra il momento in cui il paziente zero si ammala e la classificazione come epidemia grave passano solitamente 50 giorni. Secondo il dottor Yu, il picco dell’epidemia dovrebbe essere raggiunto a circa 90 giorni dal primo caso (quindi ad inizio marzo) per poi cominciare a notare una diminuzione graduale in aprile e maggio. I coronavirus non sono trasmissibili con il calore dell’estate e comunità scientifiche e autorità governative stanno lavorando insieme per controllare il contagio e sradicare l’infezione. L’epidemia di SARS, ad esempio, è durata circa 6 mesi ed è stata fermata nel luglio 2003.

Per almeno altri 3 o 4 mesi la Cina dovrà combattere non solo la diffusione della malattia ma anche il danno causato alla crescita economica. In questo momento ci attendiamo un possibile costo pari all’1% del Pil reale. Di conseguenza, riteniamo che la Cina allenterà la politica monetaria e fiscale in modo ancora più aggressivo per raggiungere il suo obiettivo del 6% per il 2020. Pur non avendo chiarezza sugli sviluppi del virus, possiamo stimarne l’impatto sull’economia. Le misure di contenimento, come il confinamento delle persone in casa o la messa in quarantena di intere città, si rifletteranno sia sulla produzione che sui consumi.

Negli ultimi due decenni la Cina è diventata la fabbrica del mondo, producendo beni e materiali grezzi per molte industrie. La chiusura degli impianti è possibile porti a una certa disruption nella catena produttiva. Wuhan, ad esempio, è un hub manifatturiero per le telecomunicazioni, dai cavi in fibra ottica ai PCB. La produzione di questi componenti potrebbe risentirne, con implicazioni più ampie per la supply chain tecnologica sia in Cina che nel mondo. Wuhan è anche casa di molte grandi aziende industriali, compreso il più grande produttore di auto del Paese, la cui produzione verrà ridimensionata finché la situazione non tornerà sotto controllo.

I minori consumi colpiranno poi il comparto retail fisico, a beneficio delle società di e-commerce. Alcuni supermercati online cinesi e servizi di delivery hanno già registrato un aumento degli utenti. Gli investitori dovranno monitorare attentamente gli effetti del coronavirus nelle singole industrie, oltre che nelle singole società. Gli eventi attuali potrebbero dare il via infatti a cambiamenti strutturali. D’altronde la SARS nel 2003 ha dato l’impulso per l’adozione dell’e-commerce in Cina e in Asia.

Ci troviamo nel mezzo del più grande esperimento di lavoro da casa in Cina e in Asia. Decine di milioni di studenti cinesi sono obbligati all’apprendimento online. Potremmo vedere il dispiegamento di una transizione fondamentale nei modi in cui le persone lavorano e apprendono. Se questo accade, possiamo solo immaginare l’evoluzione delle infrastrutture, delle reti di comunicazione e dei centri dati.

Mo Ji, Chief Economist Greater China di AllianceBernstein

 

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