Giornata Mondiale del Risparmio. Patuelli (ABI): le Banche hanno fatto molto per l’Italia, non si può restare indifferenti all’aumento dello spread. L’Europa è incompleta, servono regole comuni

Antonio Patuelli presidente dell'Abi

Antonio Patuelli presidente dell’Abi

Gli sforzi delle Banche non finiscono mai. Le Banche in Italia proseguono i grandi sforzi per superare le conseguenze della crisi e per sostenere la ripresa. Le sofferenze nette sono ridotte a 40 miliardi rispetto ai 90 del picco del 2015. I crediti deteriorati netti sono circa 100 miliardi rispetto ai 200 del 2015. I prestiti a famiglie e imprese crescono con i tassi d’interesse più bassi della storia d’Italia e fra i più bassi d’Europa. Tutto questo non basta. Ecco come il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli ha esordito alla novantaquattresima Giornata mondiale del risparmio organizzata dall’ACRI.

Occorre una più solida redditività per l’azionariato bancario: oltre tre milioni di azionisti delle banche italiane, più quelli che lo sono tramite i Fondi d’investimento, hanno supportato i colossali continui accantonamenti, gli aumenti di capitale e i dodici miliardi di esborsi delle Banche, in tre anni, per i Fondi nazionali ed europei per le banche in difficoltà, mentre gli aiuti di Stato alle banche in crisi sono risultati fra i più bassi d’Europa. Le Banche in Italia continuano a detenere e sottoscrivere Titoli di Stato della Repubblica nonostante lo spread che riduce il valore dei Titoli di Stato e conseguentemente il patrimonio delle Banche. Lo spread appesantisce tutta la catena produttiva e ostacola la ripresa, quando la liquidità è sempre più preziosa.

Indebolire le Banche in Italia significherebbe anche indebolire i principali acquirenti di titoli di Stato italiani. Cosa sarebbe successo o succederebbe se le Banche in Italia detenessero pochi o punti Titoli di Stato? A quanto arriverebbe lo spread? E con quali conseguenze per la Repubblica, le imprese e le famiglie? Non si può essere indifferenti agli andamenti dello spread e dei mercati e alle conseguenze su conti pubblici, imprese e famiglie. Infiniti sono stati gli efficientamenti nelle Banche.

Auspichiamo che il prossimo Contratto Nazionale di Lavoro contribuisca a ulteriori passi nell’innovazione del mondo bancario e a sviluppare il costruttivo confronto e la collaborazione che sono cresciuti con i Sindacati dei Bancari di fronte alle complessità di questi anni.

L’Italia è il Paese d’Europa che ha visto più cambiamenti nel settore bancario che si è anche dimostrato il più aperto agli investitori internazionali. A fine anno i gruppi bancari e le Banche indipendenti in Italia saranno circa 115 con una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti.

Le condizioni competitive delle Banche sono fattori determinanti per la competitività delle imprese e complessivamente dell’Italia. Pertanto occorre lungimiranza, consapevolezza dei fattori produttivi, responsabilità, equilibrio e realismo. Necessita un più efficiente Stato di diritto nell’economia: molto importanti saranno i decreti delegati attuativi della riforma del diritto fallimentare ed è indispensabile l’efficientamento complessivo della Giustizia civile.

Le Banche operano in un’Italia non chiusa e autarchica, ma nella società e nei mercati aperti, in una Unione europea sempre incompleta, carente di regole comuni e senza “cantieri” preparatori per l’armonizzazione del diritto bancario, finanziario, fiscale, fallimentare e penale dell’economia, essenziali per garantire l’uguaglianza dei punti di partenza della competitività in mercati che debbono essere ugualmente regolati, senza eccessi di norme che comprimano l’autonomia delle imprese bancarie e delle aziende in genere.

La pressione fiscale sulle Banche non è una variabile indipendente, ma un fattore che incide su tutta la catena produttiva delle imprese di ogni genere e delle famiglie. Combattiamo ogni ipotesi di aumento delle imposte sulle Banche che indebolirebbe la ripresa, oltretutto quando, nel 2019, la BCE realizzerà nuovi stress test sulle Banche. L’Italia deve contare e dialogare di più in un’Europa che è soprattutto economica: necessita una maggiore presenza italiana in vari organismi europei. E’ indispensabile che l’Italia acquisisca un importante portafoglio economico nella prossima Commissione europea.

Le istituzioni europee e nazionali debbono tutelare sempre il risparmio. Einaudi definiva il risparmiatore come sensibilissimo, con orecchie da elefante, cuore da coniglio e gambe da gazzella. Gli intermediari debbono garantire sempre il rispetto integrale di tutte le norme a cominciare da MiFID 2 e dai tanto da noi voluti KID.

L’etica deve sovrastare le regole stesse. Molto importante è la piena attuazione dell’accordo fra ABI e Sindacati bancari sulle indebite pressioni commerciali. Occorre maggior rispetto e fiducia verso le Banche. Le undici crisi bancarie sono alle spalle e non vanno confuse con le banche sane che hanno dovuto concorrere a salvarle. Determinante è lo svolgimento e la conclusione dei processi a chi ha avuto responsabilità delle crisi. Le Banche in Italia sono fortemente impegnate nelle sempre più forti innovazioni, con investimenti e collaborazioni per sempre più avanzati standard tecnologici.

Di fronte alla continua rivoluzione tecnologica occorre piena certezza del diritto italiana ed europea e piena uguaglianza delle responsabilità, dei doveri e dei diritti, senza anarchia e senza privilegi per alcuno, combattendo ogni forma, anche innovativa, di illecito.

 

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