Giornata Mondiale del Risparmio. Visco (Banca d’Italia): tutelare il risparmio con politiche che mantengano condizioni finanziarie equilibrate

Nella foto il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco

Nella foto il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco

“La tutela del risparmio richiede in primo luogo politiche economiche volte ad assicurare il mantenimento di condizioni finanziarie equilibrate. In Italia a una lunga e durissima fase recessiva si sono aggiunti fenomeni di mala gestio nel sistema bancario che, sebbene contenuti nel numero, hanno prodotto gravi conseguenze a livello locale. Gli interventi pubblici di sostegno al settore finanziario sono stati di ammontare molto più basso che negli altri principali paesi europei”. E’ quanto afferma il Governatore della banca d’Italia Ignazio Visco intervenuto alla novantaquattresima Giornata mondiale del Risparmio organizzata dall’ACRI.

L’introduzione delle nuove regole europee sulla gestione delle crisi, motivata anche dalla volontà di evitare nuovi interventi pubblici a sostegno delle banche, è avvenuta senza la necessaria gradualità e ha finito per rendere macchinosa la gestione dei casi di difficoltà.

All’ampliamento del premio per il rischio sui titoli di Stato ha contribuito l’incertezza sull’orientamento delle politiche di bilancio e strutturali e sull’evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee. Sono riemersi i timori degli investitori nazionali ed esteri per la dinamica del debito pubblico e per il rischio di una sua ridenominazione. Le conseguenze di un prolungato, ampio rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato possono essere gravi. Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie e può determinare un peggioramento delle prospettive di crescita economica.

 Il rialzo dei premi per il rischio sul debito pubblico produce perdite in conto capitale che peggiorano la situazione patrimoniale delle banche; incide sul costo e sulla disponibilità dei finanziamenti che gli intermediari raccolgono sul mercato e sulla loro capacità di fornire credito all’economia.  Il rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato si riflette negativamente anche sul bilancio pubblico. Qualora non venisse riassorbito, l’incremento fin qui registrato provocherebbe, già dal prossimo anno, maggiori spese per interessi per circa 0,3 punti percentuali del prodotto (oltre 5 miliardi). L’aggravio salirebbe a mezzo punto nel 2020 e a 0,7 punti nel 2021. Ciò accrescerebbe l’avanzo primario necessario anche solo a stabilizzare il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo.

Il debito pubblico dell’Italia è sostenibile, ma deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura. Vanno dissipate le incertezze sulla partecipazione convinta dell’Italia all’Unione europea e alla moneta unica, incertezze che alimentano la volatilità sui mercati finanziari.

In Italia, in base alle più recenti informazioni, la crescita del prodotto dovrebbe essere dell’ordine dell’1 per cento quest’anno, per poi ridursi nel 2019, al netto degli effetti della manovra di bilancio di cui non sono ancora noti i dettagli.  Il divario di crescita tra l’Italia e il resto dell’area dell’euro è un problema strutturale che non può essere risolto con politiche di stabilizzazione monetaria e un’espansione del bilancio pubblico. La sua causa principale è la bassa produttività delle imprese, che hanno risposto con ritardo al drastico cambiamento tecnologico avviatosi un quarto di secolo fa.

Percorrere la strada delle riforme strutturali è impegnativo; i risultati maturano lentamente. Ma è indispensabile. Modifiche degli interventi già attuati vanno valutate approfonditamente, tenendo anche presente la necessità di dare stabilità al contesto istituzionale e normativo.

La difesa del risparmio, come la lotta alla povertà, richiede il ritorno dell’economia su un sentiero di crescita duratura. Le riforme e i cambiamenti necessari possono avere nel breve periodo costi sociali che devono essere attenuati, anche con l’intervento pubblico. Se ne può discutere in sede europea: quando ne ricorrono le condizioni si possono utilizzare tutti i margini consentiti dalle regole e dalle procedure attuali.

Un clima di fiducia reciproca è indispensabile affinché possa riprendere ed essere condotto a termine il processo di riforma della governance economica europea. In questo terzo millennio i problemi e le sfide hanno assunto dimensioni globali; è illusorio pensare di poterli affrontare negli stretti confini degli stati nazionali. Per questo il futuro dell’Italia non può prescindere da quello dell’Europa tutta.

 

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