Francobolli e monete, un investimento appassionante. Intervista a Paolo Deambrosi, direttore editoriale di Unificato

Paolo Deambrosi, 59 anni, è direttore editoriale e direttore responsabile delle testate filateliche e numismatiche della Casa editrice Unificato.

Paolo Deambrosi, 59 anni, è direttore editoriale e direttore responsabile delle testate filateliche e numismatiche della Casa editrice Unificato.

Chi comincia a collezionare in genere lo fa per passione,  ma per chi si pone come obiettivo di assicurarsi un rendimento futuro oggi può avere senso investire in francobolli o in monete?

Certo che può avere senso e, forse, molto più di altre forme di investimento ultimamente poco redditizie. Tuttavia, a differenza di altri beni-rifugio, per francobolli e monete è determinante affidarsi solo a dei professionisti che sappiano seguire l’investitore con serietà e competenza. Sconsiglio il fai da te, a meno che uno sia già un provetto collezionista e conosca molto bene il mercato. Quali sono i  rischi e le insidie a cui è esposto chi si accosta al mercato filatelico e delle monete?

Bisogna anzitutto informarsi bene. Consultare pubblicazioni che introducono alla collezione, acquistare un catalogo per rendersi conto, almeno sommariamente, delle quotazioni, ma, in particolare, approfondire i dati tecnici del francobollo o della moneta, indispensabili soprattutto quando si parla di pezzi importanti e, quindi, da investimento. I maggiori rischi derivano da una superficialità e presunzione iniziale del collezionista che crede di sapere già tutto, ma soprattutto dall’affidarsi ai soliti amici che assicurano, così dicono, un forte risparmio.

Le 100 lire del 1878. Vittorio Emanuele II Re d’Italia (1861-1878) aggiudicato all’asta Inasta a 32.200 euro. Dritto.

Le 100 lire del 1878. Vittorio Emanuele II Re d’Italia (1861-1878) aggiudicato all’asta Inasta a 32.200 euro. Dritto.

Come cominciare una collezione? E come essere certi che francobolli e monete non siano falsificati, riparati o truccati?

Per iniziare una collezione consiglio sempre di affidarsi a un professionista filatelico o numismatico di fiducia che potrà nel tempo garantire l’assistenza necessaria. Inoltre gli acquisti importanti effettuati in un negozio, uno studio o una rinomata casa d’asta, a parte la garanzia a vita, vengono correlati normalmente da un certificato di autenticità.

In linea di principio il fattore che determina la quotazione ed il relativo prezzo di un francobollo è rappresentato dalla rarità. Vale lo stesso per monete e valute? Qual è  il parametro fondamentale per determinarne il valore?

Direi che non è solo la rarità che determina la quotazione di un francobollo o moneta che sia, ma un insieme di fattori che vanno dallo stato di conservazione alla richiesta del momento. Ad esempio ci sono dei francobolli delle ex colonie italiane che se dovessero essere quotati per la loro rarità, in questo caso diciamo bassissima tiratura, dovrebbero registrare delle quotazioni molto superiori a serie dello stesso periodo storico e con tirature dieci volte superiori. Purtroppo, credo per un fattore culturale, oggi questi francobolli sono poco richiesti e quindi il loro prezzo è molto sottovalutato.

200 gulden olandese del 1908. E’ stato aggiudicato per 44.280 euro all’asta MPO.

200 gulden olandese del 1908. E’ stato aggiudicato per 44.280 euro all’asta MPO.

I cataloghi sono gli strumenti di base indispensabili per il collezionismo perché rappresentano la bussola di riferimento per classificare francobolli e monete. Quali sono quelli di rilevanza internazionale?

In Italia esistono 3 cataloghi filatelici che classificano tutta l’area italiana, Bolaffi, Sassone e Unificato e uno, il Vaccari, che tratta solo gli Antichi stati italiani e il Regno d’Italia. L’Unificato inoltre è l’unico che cataloga e quota anche tutti i Paesi europei e alcuni d’oltre mare. Per la numismatica sono quattro: Alfa, Gigante, Montenegro e Unificato.

Il perito filatelico è un’importante figura professionale, ma i periti sono troppi e svolgono attività commerciali. Chi svolge la doppia attività tende in genere a fare i propri interessi non quelli del potenziale investitore!

Intanto aggiungerei che un perito, dando per scontata una lunga esperienza, dovrebbe fare affidamento su reali quantitativi di materiale di confronto e, possibilmente, dichiarare l’area di competenza. In tutti i casi, le figure professionali peritali sono operatori in genere seri e imparziali, ciò non toglie che, come in un qualunque settore lavorativo, ci si possa imbattere in soggetti con poca o scarsa professionalità.

Un raro francobollo cinese da 3 cents di dollaro del 1897. E’ stato aggiudicato il 1° luglio 2013 all’asta di Hong Kong per 687mila euro.

Un raro francobollo cinese da 3 cents di dollaro del 1897. E’ stato aggiudicato il 1° luglio 2013 all’asta di Hong Kong per 687mila euro.

In che misura la crisi si è ripercorsa su questi mercati? Quali sono le prospettive di sviluppo? Si andrà verso una restrizione o un suo allargamento?

Spesso si ritiene che le forme di collezionismo risentano per prime delle crisi economiche e finanziarie, tuttavia in filatelia e numismatica è facile accada il contrario. In questi frangenti il collezionista che ha disponibilità di denaro è invogliato a investirlo nella propria collezione, conscio che il momento di congiuntura permette acquisti convenienti, come dimostrano le vendite effettuate dalle ultime aste pubbliche più importanti. La diffusione del collezionismo filatelico o numismatico è in gran parte strettamente proporzionale alla cultura generale di un popolo. Il suo sviluppo futuro dipende dall’accrescimento intellettuale della società italiana.

 

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4 Responses to Francobolli e monete, un investimento appassionante. Intervista a Paolo Deambrosi, direttore editoriale di Unificato

  1. Salvatore Gaudino scrive:

    Sono d’accordo in toto con quanto esposto nell’articolo:vorrei,tuttavia,sapere perchè tra le quotazioni dei succitati cataloghi e quelle reali d’acquisto e più ancora di vendita da parte di privato,esiste un forte discrepanza che finisce per generare illusioni e consrguenti delusioni…Cordiali saluti,Salvatore Gaudino.

    • Giambattista Pepi scrive:

      Da Paolo Deambrosi, direttore editoriale Unificato.
      Gentile Sig. Gaudino, rispondo volentieri alla sua cortese domanda e lo faccio in qualità di responsabile del catalogo Unificato, non potendo interpretare le idee degli altri editori. Le quotazioni di catalogo, per prima cosa, devono intendersi indicative e non un fixing, una quotazione ufficiale. In secondo luogo si devono tenere conto altri fattori come l’IVA, l’incidenza dei costi di gestione e del mantenimento dello stock di magazzino che gravano sull’impresa commerciale, e infine la qualità e lo stato di conservazione degli oggetti. Tutti dati descritti minuziosamente nelle Note tecnico-commerciali pubblicate all’inizio dei nostri cataloghi. Bisogna inoltre considerare fisiologica la differenza tra valore di acquisto e quello di vendita per lasciare lo spazio di guadagno per i professionisti filatelici e numismatici. E’ risaputo comunque che le quotazioni dei cataloghi Unificato sono tra le più contenute, avendo da sempre adottato una politica prezzi volta alla massima prudenza. Siamo stati inoltre i primi ad effettuare anche diminuzioni, ove riteniamo necessario farlo. Infine rilevo come l’avvento di Internet, e cioè lo scambio (ma spesso compravendite illegali che non prevedono i costi su descritti) tra collezionisti, abbia generato false considerazioni sul valore di francobolli o monete. Estremizzando si può dire che non è il prezzo di vendita di un singolo pezzo, ceduto da un privato che vuole per forza disfarsene, a determinarne il giusto valore! E poi bisogna stare molto attenti alla qualità dei pezzi di un certo valore: sappiamo di collezionisti che acquistando in Internet a prezzi bassissimi sono rimasti molto delusi … decisamente di più della delusione cui lei accennava nella domanda.
      Paolo Deambrosi, direttore editoriale Unificato.

  2. alberto speri scrive:

    Sono d’accordo che l’Unificato, tra i tre cataloghi è quello che ha i prezzi più contenuti e ho apprezzato la politica di ribasso degli ultimi anni, ma comunque le quotazioni restano alte, troppo alte.
    Basta guardare i realizzi delle aste Bolaffi, cui spesso partecipo,acquisendo ottimi pezzi, certificati e di buona qualità; la quotazione raggiunge raramente il 50% del valore di Catalogo, senza parlare del Sassone….
    E stiamo parlando di prezzi di acquisto per un collezionista, compresi di diritti d’asta, non di acquisti su bay o prezzi di vendita sui quali, è giusto ci sia il margine per il commerciante…..

    • Giambattista Pepi scrive:

      Da Paolo Deambrosi, direttore editoriale Unificato.
      Gentile Sig. Speri, effettivamente nella mia risposta precedente ho dimenticato di citare gli acquisti effettuati alle aste. Nelle note introduttive dei nostri cataloghi si può leggere “ … Nel caso di vendite all’asta, i loro prezzi-base non sono indicativi, potendo essere anche molto inferiori a quelli di catalogo per invogliare l’offerta, mentre il prezzo di aggiudicazione – a cui si deve sempre aggiungere un 20% di diritti, tasse e spese – potrà essere inferiore o anche molto superiore al prezzo di catalogo, dipendendo dall’interesse e dalla determinazione dei concorrenti a quel certo lotto …”. Inoltre aggiungo – e mi creda non è cosa di poco valore – che i commercianti, a differenza delle case d’asta, per soddisfare i propri clienti sono costretti a gestire un magazzino dal costo spesso rilevante. In definitiva ribadisco ancora che le quotazioni di catalogo devono ritenersi indicative e considerare tutte le varie realtà del mercato.
      Paolo Deambrosi, direttore editoriale Unificato.

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