Usa. Inflazione Pce “core” (al 3,7%), Pil (al 2,1%), meno posti di lavoro (177mila) e salari più bassi (5,6%). Ora la Fed può fermarsi

Nella foto la Fed

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New York, 30 agosto – Il dato Pce sull’inflazione è aumentato nel secondo trimestre del 2023 del 2,5%, in base alla seconda lettura del Pil statunitense; nella prima lettura, registrato un +2,6%. Il dato ‘core’, quello depurato dai prezzi energetici e dei prodotti alimentari, è aumentato dal 3,7%, contro attese per una conferma del 3,8% in prima lettura. Il Prodotto interno lordo statunitense è salito del 2,1% nel secondo trimestre 2023, in base alla seconda lettura del dato, appena pubblicata dal dipartimento del Commercio, deludendo le attese. Gli analisti aspettavano infatti un dato al 2,4%, a conferma della lettura preliminare. Le spese dei consumatori, che rappresentano il 69% dell’economia statunitense, sono aumentate dell’1,7%, più dell’1,6% Inn prima lettura. Nel primo trimestre, il Pil è aumentato del 2%.

Ad agosto, sono stati creati 177.000 posti di lavoro, il dato più basso dal marzo 2022. I salari sono cresciuti del 5,9% su base annuale, in calo dal 6,2% annuale del mese precedente e il dato più basso dall’ottobre 2021.

Per questo, ora, è praticamente dato per certo (90,5%), dagli analisti, che la Federal Reserve manterrà invariati i tassi d’interesse a settembre, mentre calano le probabilità di un aumento di 25 punti base a novembre (dal 49,1% al 37,9%, secondo il FedWatch Tool di Cme

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