Borsa. La guerra energetica con la Russia agita i listini, Milano chiude a +0,8%

Piazza Affari

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Milano, 8 marzo – Il conflitto in Ucraina per i mercati finanziari si sta tramutando rapidamente in una sorta di guerra energetica, con Usa e Russia pronte a giocare rispettivamente la carta del petrolio e del gas naturale per “colpire” l’avversario. I listini europei, che si sono sgonfiati sul finale, sono rimasti col fiato sospeso fino al termine della seduta in attesa del discorso del presidente statunitense Joe Biden che ha annunciato il divieto dell’import per il petrolio e gas naturale russi. Mosca a sua volta minaccia di rispondere alle sanzioni europee attraverso un taglio della fornitura di gas, mentre il colosso Shell ha già annunciato che cesserà di rifornirsi di materie prime russe e anche il Regno Unito eliminerà gradualmente le importazioni di greggio entro la fine dell’anno. Il fronte caldo resta così quello delle materie prime, con il Brent sopra i 130 dollari al barile e il gas – volatile come non mai – scambiato verso fine seduta a 211 euro al megawattora (-7%) dopo il record di ieri a 345 euro e l’oro ormai stabilmente sopra i 2.000 dollari l’oncia. In attesa di novità da Washington, le Borse del Vecchio Continente per tutta la seduta hanno tentato il rimbalzo forti dell’apertura diplomatica del presidente ucraino Zelensky a un compromesso su Crimea e Donbass e delle indiscrezioni legate a un eurobond allo studio dei Paesi Ue per finanziare la spesa energetica e arginare così le ricadute del conflitto. Entusiasmo poi sfumato dopo le parole del vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmersmann, che ha spiegato come ‘nella Commissione non ci sia nessun piano al riguardo’, mentre Bruxelles dal canto suo ha presentato il piano REPowerEU con l’obiettivo di ridurre di due terzi entro l’anno la dipendenza dal gas russo. Ora gli investitori attendono la prossima data chiave (giovedì) quando in Turchia dovrebbero incontrarsi il ministro dell’Estero russo e quello ucraino. In questo clima di tensione l’indice Ftse Mib a fine seduta ha guadagnato lo 0,8% (dopo esser salito anche del doppio) grazie allo strappo di Saipem (+13,2%), il rimbalzo di Tim (+5,9%) alle prese con l’offerta di Kkr e l’atteso riscatto dei bancari, da UniCredit (+6,1%) a Bper (+5,4%). In fondo al listino Amplifon (-4,7%), Diasorin (-4,1%) e altri titoli più difensivi. Sul fronte valutario, resta sotto pressione l’euro scambiato a 1,0887 dollari (da 1,0856 ieri in chiusura) e a 125,91 yen (125,55). Dollaro-yen a 115,69. Prosegue, infine, il rally del petrolio con il Wti di aprile che vale 127,2 dollari al barile (+6,6%) e il Brent di maggio a 131,6 dollari (+6,8 per cento).

 

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