Borsa. Europa supera di slancio lo scoglio dell’inflazione Usa. Bene Milano (+0,65%)

Piazza Affari

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Milano, 12 gennaio – I listini europei superano indenni la prova dell’inflazione Usa, che tocca livelli record (+7% su base annua) ma si conferma in linea con le attese del mercato. La mancanza di sorprese nell’indice dei prezzi riduce i timori degli investitori che l’aumento di tassi d’interesse – confermato alla vigilia dal presidente Fed, Jerome Powell – possa essere ancora più rapido del previsto. E così le Borse del Vecchio Continente chiudono in rialzo per la seconda seduta consecutiva, forti anche delle quotazioni del petrolio ai massimi da metà novembre, quando la nuova ondata del Covid-19 ha iniziato a far sentire i suoi effetti sui mercati azionari. In questo clima di (prudente) ottimismo, non fa eccezione Piazza Affari, dove il Ftse Mib, dopo una mattinata di attesa, è migliorato in scia all’inflazione Usa assieme al resto d’Europa, chiudendo con un guadagno dello 0,65%. A Milano a fine seduta brillano Iveco che balza del 5,7% e Azimut (+4,2%) dopo che il gruppo ha annunciato che chiuderà l’anno con il miglior utile netto consolidato di sempre, tra 600 e 650 milioni di euro. Giornata da dimenticare per UniCredit (-3,2% in fondo al listino) con gli investitori che non hanno accolto bene le indiscrezioni su un eventuale interesse per la banca russa Otkritie, sia per le dimensioni dell’operazione che per il rischio geopolitico connesso. Deboli le due protagoniste del risiko bancario: Bper perde lo 0,1% e Carige lo 0,4% a 0,79 euro ad azione, sempre a ridosso del prezzo di 0,80 euro della possibile Opa. Sul mercato valutario, il dollaro si indebolisce dopo l’uscita dell’inflazione, con l’euro che passa di mano a 1,1422 contro il biglietto verde (da 1,1364 ieri in chiusura) e a 131,072 yen (131,102), mentre il dollaro cala a 114,73 yen (115,361). Petrolio, infine, ai massimi da due mesi con il Wti di febbraio scambiato a 82,5 dollari (+1,5%) e il Brent di marzo a 84,6 dollari (+1 per cento). Seduta positiva per l’intero risparmio gestito con Fineco (+3,7%) e Banca Mediolanum (+1,9%). Bene tra i farmaceutici DiaSorin (+2,7%) e tra i bancari Intesa Sanpaolo (+2,6%). Tornando al calo di UniCredit, invece, secondo quanto anticipato ieri da Bloomberg, la banca guidata da Andrea Orcel potrebbe essere tra i soggetti interessati all’acquisizione della banca russa Otkritie Bank, l’ottava banca russa per dimensioni, e potrebbe entrare in data room nel corso della settimana per poi decidere se presentare o meno un’offerta. ‘Anche se l’operazione rientrerebbe nelle opportunità di consolidamento ‘in-market’ che il gruppo ha detto di voler considerare, è probabile che la notizia venga accolta con qualche scetticismo/cautela – dicono gli analisti di Jefferies – vista l’entità dell’operazione’. Anche gli analisti di Equita ritengono ‘tuttavia che un’operazione di questo tipo si caratterizzi da un rischio di execution non trascurabile (sebbene in parte mitigato dal fatto che Unicredit sia già presente nel paese), oltre ad aumentare in modo significativo l’esposizione a un Paese con un elevato rischio geopolitico’. Seduta di acquisti per Prysmian (+1,1%) dopo la notizia, riportata dal Sole 24 ore, secondo cui Goldman Sachs ha offerto una compensazione da 60 milioni di euro a Prysmian per chiudere una causa su un presunto cartello nell’industria in Gran Bretagna. All’epoca dei fatti, nel 2014, Goldman Sachs controllava Prysmian. ‘La notizia è positiva – commentano gli analisti di Equita – l’impatto quantitativo è limitato, circa l’1% della market cap’. Debole invece Tim (-0,2%) mentre trapelano le indiscrezioni sul piano industriale ‘stand-alone’ del direttore generale, Pietro Labriola, in pole position per la nomina ad amministratore delegato da parte del cda del 21 gennaio prossimo.

 

 

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