Borsa. Seduta da calma piatta in Europa. A Milano (+0,07%) svetta Ferrari (+ 3,24%)

Piazza Affari

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Milano, 17 novembre – Seduta interlocutoria per i listini azionari europei, che hanno chiuso poco mossi mentre gli investitori continuano a concentrarsi sulle prospettive di inflazione e sulle possibili contromosse delle banche centrali. Se in Europa la Bce ha infatti già rassicurato i mercati sottolineando che l’anno prossimo non ci saranno le condizioni per un rialzo dei tassi, negli Stati Uniti la Fed potrebbe anticipare la stretta ai primi mesi del 2022, anche perché le pressioni sui prezzi stanno cominciando a riflettersi sui bilanci aziendali sotto forma di un aumento di costi. Sotto osservazione anche l’andamento dei contagi da Covid-19, in crescita in tutto il Vecchio Continente. In attesa di sviluppi concreti gli investitori hanno preferito rimanere alla finestra: a Piazza Affari il Ftse Mib ha così terminato la giornata a +0,07%, mentre a livello continentale la maglia nera è andata a Londra, che ha scontato l’accelerazione dell’inflazione inglese, che in ottobre ha registrato la crescita più marcata da dieci anni. Pochi spunti tra le blue chip di Piazza Affari, che si sono mosse soprattutto alla luce dei report delle banche d’affari. Ferrari ha così guadagnato il 3,24% grazie al giudizio di Morgan Stanley, che ha fissato un target price alla notevole cifra di 350 dollari scommettendo sul futuro elettrico della casa di Maranello. In rosso invece Diasorin (-4,15%), sui cui Kepler Cheuvreux ha tagliato il giudizio a “hold” dal precedente “buy”. Più movimento sul mercato valutario, dove il balzo dell’inflazione inglese mette le ali alla sterlina. La divisa britannica è indicata ai massimi da febbraio 2020 a 0,8397 per un euro (0,8453 ieri in chiusura) e 1,3462 dollari (1,3428). L’euro vale 1,1303 dollari (1,1342 ieri), dopo aver toccato un minimo a 1,1264, e 129,44 yen (129,94), mentre il rapporto dollaro/yen è a 114,53 (114,55). L’ipotesi che gli Stati Uniti e altri Paesi facciano ricorso alle riserve strategiche per fronteggiare il caro energia penalizza infine il prezzo del petrolio: il future dicembre sul Wti cede l’1,93% a 79,20 dollari al barile, mentre il future gennaio sul Brent perde l’1,43% a 81,25 dollari.

 

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