Borsa. Pesano inflazione e variante Delta, Europa vittima di realizzi

Piazza Affari

Piazza Affari

Milano, 15 luglio – Variante Delta e dubbi sulla ripresa dell’economia sono tornati a dominare la scena sulle Borse europee, che così hanno chiuso in deciso calo. Il timore che l’inflazione possa tarpare le ali al rimbalzo della congiuntura e i punti interrogativi sull’impatto della diffusione del Covid-19, che potrebbe comportare nuove restrizioni in alcuni Paesi, hanno incoraggiato le prese di beneficio su indici e titoli, che comunque hanno corso molto durante le ultime settimane. Milano ha terminato le contrattazioni in calo dell’1,27%, con lo spread in area 104 punti. A Piazza Affari sono risultate deboli le banche, con Unicredit giù dell’1% e Intesa Sanpaolo dell’1,25%. L’ambizioso piano ambientale presentato dalla presidente della Commissione Ue, von der Leyen, ha pesato su alcuni settori come quello dell’auto e del cemento. Stellantis, ad esempio, ha lasciato sul parterre l’1,43%, Buzzi il 2,7%. Dopo il balzo della vigilia, ha battuto in ritirata St (-2,14%). Per contro ha vantato un rialzo dell’1,1% Amplifon, reduce, però, dallo scivolone della scorsa settimana. Sul fronte dei cambi, l’euro è risultato poco mosso: si attesta a 1,1814 dollari (da 1,1825). Vale inoltre 129,97 yen (da 130,127), mentre il rapporto dollaro/yen è a 110,01 (da 110,03). Il petrolio Wti, contratto di agosto, dopo essere arrivato a cedere oltre l’1%, ha ridotto le perdite allo 0,4%, attestandosi a 72,84 dollari al barile. Del resto, anche se sembra vicino un accordo tra i Paesi Opec+ per incrementare la produzione, le previsioni della stessa Opec indicano una forte ripresa della domanda mondiale di greggio il prossimo anno.

Le Borse europee sono partite in calo e hanno ampliato le perdite nel corso della giornata. Del resto la stessa Wall Street registra un andamento debole, nonostante le trimestrali pubblicate in questi giorni testimonino la ripresa in corso, con conti spesso risultati superiori alle attese. Gli investitori, però, guardano avanti e temono che le dinamiche inflazionistiche possano alla fine pesare sulla congiuntura, nonostante il numero uno della Fed, Jerome Powell, abbia ribadito sia ieri al Congresso, sia oggi al Senato, che la politica monetaria dell’istituto Usa rimarrà accomodante, visto che la fiammata dell’inflazione dovrebbe essere di carattere ‘transitorio’, mentre altri dati macro sono ancora distanti dai loro target. D’altra parte oggi il banchiere ha ammesso che ‘l’inflazione non è moderatamente sopra il 2%, è molto al di sopra del 2%. Non siamo a nostro agio’. Nei giorni scorsi era emerso che l’indice dei prezzi al consumo a maggio è volato del 5,4% rispetto al maggio 2020 e che anche i prezzi alla produzione sono balzati del 7,3% rispetto a un anno prima. Come se non bastasse, oggi Powell ha anche lanciato il monito sul debito pubblico americano, asserendo che ‘si sta espandendo a un tasso molto superiore a quello dell’economia e questo è insostenibile’. Parole che comunque hanno consentito ai rendimenti dei Treasury di risalire la china: quelli a dieci anni, ad esempio, si sono portati da un minimo in area 1,31% all’1,34%. Intanto sempre sul fronte macro, è emerso che le richieste alla disoccupazione sono calate oltre le attese, di 26.000 unità a 360.000, livello che non si vedeva dal 14 marzo 2020, ovvero dall’inizio della pandemia. Infine l’indice Empire State, che misura l’andamento dell’attività manifatturiera nell’area di New York, è salito da 17,4 a 43 punti, il più alto livello mai registrato nella sua storia. A Piazza Affari sono di nuovo andate male le azioni delle banche, con Intesa Sanpaolo e Unicredit giù di oltre l’1%. Hanno inoltre perso quota i titoli oil, pagando dazio sia all’andamento del greggio, in calo sulla scommessa che sia presto raggiunto un accordo tra i Paesi produttori per incrementare la produzione, sia per le indicazioni date dalla Commissione Ue in tema ambientale. Eni, ad ogni modo, ha ridotto i danni all’1,14%, visto che la compagnia petrolifera ha già intrapreso un percorso virtuoso per la riduzione delle emissioni e la modifica del modello di business a favore del gas e dei progetti low carbon. Saipem, inoltre, ha perso l’1,76% e Tenaris l’1,77%.

 

Questa voce è stata pubblicata in Finanza e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


+ sei = otto

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>