Moneyfarm. Accordo Brexit: meglio di un no-deal, ma le conseguenze saranno difficili da valutare a causa del Covid. Analisi di Richard Flax

Il Primo ministro inglese, Boris Johnson e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

Il Primo ministro inglese, Boris Johnson e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

Milano, 29 dicembre. Regno Unito e UE hanno finalmente raggiunto un nuovo accordo commerciale. I dettagli sono ancora un po’ vaghi. L’accordo ora deve essere ratificato dagli Stati membri dell’UE e dal Parlamento britannico. In un impeto di ottimismo in vista del nuovo anno, ipotizzo che questo processo vada avanti agevolmente. Se concepito bene, ne escono tutti vincitori con la possibile eccezione dei pescatori britannici, che ritengono di essere stati svenduti per il bene del restante 99,2% del Pil britannico. Probabilmente, in termini commerciali, questo accordo è peggiore di qualunque accordo stipulato dal Regno Unito ma, al di là dei suoi difetti, credo che nel breve termine sia molto meglio di nessun accordo. Ad ogni modo, solo il tempo ci dirà se il Regno Unito sarà in grado o meno di sfruttare le sue ritrovate libertà per un futuro economico migliore o se la libertà dalla Corte di giustizia europea vale qualunque prezzo – è solo questione di opinioni, anche qui ogni parte potrebbe rivendicare la vittoria.

Come si valuterà, quindi, il successo di questo accordo? Ovviamente non è semplice e non lo era neanche prima del Covid, ma in termini macro-economici è bene concentrarsi su crescita e inflazione mantenendo l’analisi il più semplice possibile. In sintesi, ritengo che questo accordo, per quanto “scarno”, possa essere migliore della rottura che avrebbe causato un mancato accordo. Potrà esserci ancora qualche discontinuità, data la tempistica (a una settimana dalla fine del periodo di transizione) e i termini dell’accordo, che devono per forza di cose essere, in un certo senso, peggiori di quelli di cui il Regno Unito ha goduto in precedenza.

I prezzi dei beni al consumo potrebbero aumentare nella prima metà del 2021, anche con un accordo in atto, e la crescita essere più debole di quanto sarebbe stata – come del resto sostiene la maggior parte degli analisti – ma ritengo probabile che l’impatto del Covid renderà la valutazione delle conseguenze dell’accordo piuttosto complicata. Mi aspetto di vedere una ripresa economica nel 2021 – a condizione che il vaccino rimanga efficace e venga distribuito in modo efficiente – e l’impatto dell’accordo sulla Brexit ne sarà probabilmente offuscato – lasciando a tutte le parti in causa la possibilità di rivendicare la vittoria.

Richard Flax (Chief Investment Officer di Moneyfarm)

 

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