Borsa. Il petrolio salva l’Europa in attesa della Fed. A Milano (+0,04%) riscatto del lusso

Piazza Affari

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Milano, 16 settembre – Aspettando la Fed, l’Europa sceglie la strada della prudenza e aggancia una sofferta parità solo nel finale grazie allo sprint del petrolio. In una seduta segnata dall’attesa di capire quale sarà la strategia futura di Jerome Powell, fa eccezione in positivo Madrid, dove exploit di Zara trascina al rialzo tutto il settore dell’abbigliamento nel Vecchio Continente (lusso compreso, che tira un sospiro di sollievo per la ripresa dei consumi cinesi). Nel frattempo, a rendere nervoso il clima c’è la bocciatura del Wto sull’inserimento delle tariffe statunitensi verso le merci cinesi, l’aumento dei casi di coronavirus nel mondo e la strada sempre più in salita per l’accordo sulla Brexit. A Piazza Affari il Ftse Mib ha così terminato la seduta poco sopra la parità, guadagnando lo 0,04% con lo spread ancora giù a 145 punti. Verso fine seduta è balzato in alto il petrolio a causa dell’arrivo dell’uragano Sally sulla costa del Golfo del Messico, facendo scattare gli acquisti sui titoli del comparto, a partire da Saipem (+4,3%) e Tenaris (+4,2%). Spicca anche il lusso con Moncler (+3,2%) e fuori dal listino principale Salvatore Ferragamo (+8%), visto che le principali maison stanno registrando un rialzo consistente delle vendite in Asia e soprattutto in Cina. In rialzo anche DiaSorin (+2,5%) dopo che l’azienda ha ricevuto il bollino CE ai suoi test rapidi sul Covid condotti sulla saliva. Deboli i bancari, alle prese con il nodo Npl, e il risparmio gestito: la peggiore è Fineco (-1,6%) zavorrata dalla revisione del giudizio da parte di Ubs, con gli analisti timorosi per l’andamento dei margini del gruppo. Sul fronte dei cambi, l’euro è stabile sui valori di ieri e vale 1,1844 dollari (contro 1,1846 dollari alla vigilia) e 124,197 yen (124,99). Il dollaro/yen in calo a 104,885 (105,49). Infine il petrolio continua la sua rimonta iniziata, dopo i dati positivi sulle vendite al dettaglio in Cina e gli effetti degli uragani sulla capacità produttiva in Centro America: il Wti, contratto con consegna a ottobre, passa di mano a 39,7 dollari, in progresso del 3,9% mentre il Brent di novembre sale a 41,8 dollari al barile (+3,2 per cento).

 

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