Nuovi PIR: via libera alle modifiche. Per Equita la raccolta può ripartire

FOTO PIRCambiano i PIR. La Commissione Finanze della Camera ha approvato all’unanimità un emendamento che modifica la disciplina dei Piani Individuali di Risparmio a lungo termine. Si introduce in particolare, per i PIR costituiti a decorrere dal 1o gennaio 2020, l’obbligo di investire il 5% del 70% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.

Nel dettaglio l’emendamento prevede che  almeno il 70% dell’investimento complessivo nei PIR debba essere effettuato in strumenti finanziari emessi da imprese italiane oppure aziende europee (purché abbiano una stabile organizzazione in Italia). Inoltre la predetta quota del 70% deve essere investita per almeno il 25% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati e per almeno il 5% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE Mib e FTSE Mid o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.

Inoltre l’emendamento prevede altresì che casse previdenziali e fondi di investimento possano detenere più di un PIR nel limite del 10% del patrimonio e non prevede obblighi di investimento in quote o azioni di fondi per il venture capital o di fondi di fondi per il venture capital.

Le modifiche si sono rese necessarie dopo che da più parti si erano mosse forti critiche alla revisione posta in precedenza con l’introduzione di un vincolo del 3,5% delle somme destinate all’investimento su PMI quotate all’AIM e un altro 3,5% in venture capital nell’ottica di dare maggiore impulso allo sviluppo delle imprese di piccole dimensioni o di recente costituzione. Modifiche che hanno danneggiato – a detta degli operatori del settore – l’appeal del formato dei PIR, sia per i gestori dei fondi che per gli investitori. I dati ufficiali di Assogestioni per il terzo trimestre confermano l’emorragia dai fondi PIR con i deflussi sono stati 354 milioni di euro portando a -717 milioni il totale da inizio anno.

“L’andamento della raccolta mostra come le modifiche apportate alla normativa sui PIR hanno di fatto bloccato questo strumento”, hanno sostenuto poco tempo fa gli analisti di Equita. Ora nell’ottavo PIR Monitor, gli stessi esperti dell’ investment bank, plaudono alle modifiche appena introdotte. “Crediamo che l’emendamento sia molto positivo per il rilancio dei prodotti PIR e consentirebbe una ripartenza della raccolta” è il commento di Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, presentando l’ottavo “Pir Monitor” di Equita

“Il limite del 5% (ex FTSE MIB e FTSE MID)  - continua De Bellis – avrebbe il vantaggio di generare maggiori flussi e migliorare la liquidità soprattutto con riferimento alle piccole imprese”. “Ricordiamo che i PIR (piani individuali di risparmio) prevedono l’esenzione ai fini d’imposta per le somme investite soggette ai vincoli di destinazione di cui sopra” conclude De Bellis.

Positivo anche il commento di Anna Lambiase, fondatore e CEO, IR Top Consulting. “Le nuove regole per la composizione del portafoglio dei PIR daranno un forte contributo alla quotazione in Borsa di piccole e medie imprese italiane volta a finanziare progetti di sviluppo. L’afflusso di nuovi capitali privati a sostegno dell’economia reale, unitamente all’incentivo alla quotazione nella forma del credito d’imposta sul 50% dei costi di IPO, rappresentano per il 2020 le basi di un ulteriore sviluppo per il mercato AIM Italia, che ha registrato negli ultimi anni il maggior numero di collocamenti e nel 2019 – con 32 IPO e 187 ml di Euro di raccolta – rappresenta il primo hub finanziario europeo per numero di quotazioni tra i mercati non regolamentati, secondo solo al mercato del Regno Unito, in netta controtendenza rispetto al resto d’Europa”.

 

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