Amundi. Stati Uniti e Cina. Se non un armistizio, almeno una tregua. Commento di Stefano Castoldi

Il Presidente degli Stati Uniti,Donald Trump e quello della Cina, Xi Jinping

Il Presidente degli Stati Uniti,Donald Trump e quello della Cina, Xi Jinping

Nel documento allegato sono riportate anche le valutazioni di Amundi sulle principali classi di attivo e mercati. Azioni. A breve termine rimaniamo prudenti riguardo ai mercati azionari. Potremmo essere più ottimisti se la Fed prendesse l’iniziativa riguardo alla curva dei rendimenti, ci fosse una ripresa dei rendimenti obbligazionari e una stabilizzazione degli indici PMI manifatturieri. Ci troviamo attualmente sulla linea di demarcazione tra la prudenza e il rischio rialzista. Il rischio di un posizionamento difensivo è quello di perdere di vista eventuali occasioni. Siamo più favorevoli al mercato europeo che appare a buon mercato.

Obbligazioni governative. L’appetito per il rischio che ha caratterizzato l’inizio di ottobre si è attenuato perché non sono stati fatti dei progressi riguardo alla conclusione della cosiddetta fase uno dell’accordo tra USA e Cina, con un impasse soprattutto sulla questione se tale accordo includerà o meno la soppressione dei dazi applicati finora. La ripresa del rischio politico in Italia e in Spagna, e la recente correzione dei tassi core sono la principale ragione della loro sottoperformance rispetto alla Germania.

Obbligazioni corporate. L’equilibrio favorevole tra domanda e offerta sta aiutando i mercati del credito a resistere alla volatilità dei mercati dei titoli di Stato. La volatilità implicita delle azioni rimane piuttosto bassa e supporta le valutazioni che, per contro, si sono ristrette rispetto ai livelli raggiunti dagli indici PMI dopo il calo dei mesi scorsi. Continuiamo a rimanere ottimisti sul credito europeo, mentre negli USA preferiamo le obbligazioni high grade rispetto a quelle speculative per via del loro profilo rischio- rendimento.

Tassi di cambio. La Reserve Bank neozelandese ha sorpreso con la decisione di lasciar invariato all’1% il tasso ufficiale di liquidità. Prima di ciò, i mercati finanziari avevano assegnato una probabilità dell’80% a un taglio dei tassi, motivo all’origine della sovraperformance del dollaro neozelandese rispetto al dollaro USA. I dati deludenti sull’occupazione in Australia e i dati deboli sulla Cina (investimenti, produzione industriale e vendite al dettaglio) sono i principali fattori che hanno trascinato al ribasso il dollaro australiano.

Materie prime. Le materie prime sono relativamente a buon mercato per via delle condizioni finanziarie accomodanti e una crescita dell’economia ancora discreta. Rimaniamo positivi riguardo all’andamento dell’oro nel 2020. Manteniamo il nostro obiettivo per il WTI in un range di 55-64 dollari e per il Brent in un range di 60-70 dollari, i rischi sono di natura ribassista per via del raffreddamento della domanda mondiale di petrolio. La produzione del petrolio negli USA e la strategia dell’OPEC saranno i principali elementi da seguire nel 2020.

Stefano Castoldi, Direzione Investimenti Amundi SGR

 

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