Hedge Invest Sgr. I rischi politici dominano i mercati, occhi puntati su Hong Kong. Articolo di Filippo Lanza

Il Presidente della Cina, Xi Jinping e il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump

Il Presidente della Cina, Xi Jinping e il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump

Il driver più rilevante per i mercati nel contesto attuale sono gli sviluppi politici, sia all’interno dei singoli Paesi che nelle relazioni internazionali. Uno degli sviluppi più significativi e discussi è quello delle tensioni commerciali tra USA e Cina. Ci aspettiamo che nella prossima fase i nuovi dazi commerciali e ritorsioni siano molto più precisi e chirurgici, agendo come restrizioni su import/export e producendo di fatto una recessione dei fatturati e una dislocazione della filiera produttiva all’interno dei settori industriali e dei servizi più dinamici a livello globale. Il confronto commerciale è una nuova versione della guerra fredda: il mercato continua ad esprimere valutazioni scontando comportamenti di tipo razionale degli attori coinvolti che portano a conclusioni fuorvianti dal punto di vista economico. Dal punto di vista ‘interno’, ci aspettiamo che in varie parti del mondo la cattiva gestione politica verrà finalmente prezzata e che gli incidenti diverranno sempre più probabili. Inoltre, la pressione populista sarà sempre più visibile in tutti i prossimi appuntamenti elettorali, come conseguenza della continua inflazione degli attivi rispetto alla stagnazione dei salari e dell’inverno tecnologico – l’accumularsi di un eccesso di investimenti e capacità produttiva dovuta alla tecnologia – alimentato dall’espansione monetaria.

Un altro aspetto da considerare è l’emergere di ‘hotspot’ – o ‘punti caldi’ – geopolitici: sono come vulcani ‘dormienti’ che all’improvviso e inaspettatamente possono diventare estremamente attivi. Gli esempi di questo fenomeno naturale non mancano: uno su tutti, l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei nel primo secolo d.C. Un esempio invece molto attuale del risveglio improvviso di un hotspot geopolitico è la crisi in corso ad Hong Kong. Il proseguimento delle tensioni può facilmente andare fuori controllo e innescare un intervento più deciso da parte delle autorità cinesi. Crediamo che l’attuale politica del currency peg – il regime di tassi di cambio fissi che lega il dollaro di Hong Kong al dollaro USA – non sia di alcun aiuto al Governo cinese, e riteniamo che possa dunque esservi un vero e proprio de-pegging – una rimozione del tasso di cambio fisso – qualora lo status speciale di Hong Kong venisse sollevato a seguito di nuove rivolte. Ciò lascerebbe il ‘tesoro’ della Hong Kong Monetary Authority – vale a dire le riserve di dollari USA – a disposizione della Cina per le sue negoziazioni commerciali con gli USA. È sorprendente pensare che, fino a qualche mese fa, le rivolte di Hong Kong così come la svalutazione della valuta da parte della Cina avevano zero probabilità anche negli scenari più pessimistici. Hong Kong potrebbe essere il cigno nero nell’era della guerra commerciale.

Infine, per quanto riguarda la Brexit, vediamo crescenti probabilità di un’uscita senza accordi con l’Unione Europea il 31 ottobre, con il Governo in piena campagna elettorale a seguito di un voto di sfiducia che potrebbe arrivare in qualsiasi momento a settembre. È piuttosto probabile che vi sarà sia una ‘hard Brexit’ che elezioni anticipate, in una crisi costituzionale senza precedenti che combinerebbe due scenari worst-case, ciascuno dei quali era considerato sostanzialmente impossibile dal mercato fino a poco tempo fa.

In conclusione, questi diversi fattori politici stanno influenzando pesantemente i mercati, generando un contesto di grande incertezza. D’altra parte, siamo sempre meno convinti della capacità dei banchieri centrali di sostenere il momentum di espansione dei multipli sui mercati azionari e di contrastare l’impatto sfavorevole della guerra commerciale e dell’inverno tecnologico. In un contesto così complesso, il valore di una gestione attiva come quella offerta da un fondo alternativo è più che mai evidente.

Filippo Lanza, gestore del fondo HI Numen Credit, Hedge Invest Sgr

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