Borsa. L’Europa si riscatta con le auto. Milano, con le tensioni nel Governo e le sparate di Salvini, paga dazio (-0,14%)

La Borsa in Piazza degli Affari a Milano

La Borsa in Piazza degli Affari a Milano

Milano, 15 maggio – Chiusura in rialzo per le Borse europee, che hanno cambiato la direzione di marcia a circa un’ora dalla chiusura delle contrattazioni dopo che i media Usa hanno anticipato che il presidente Trump punta a rinviare l’entrata in vigore dei dazi sull’auto di sei mesi. Si sono subito impennate le quotazioni delle case auto. Milano, tuttavia, ha registrato la performance peggiore del Vecchio Continente, con il Ftse Mib in calo dello 0,14% e lo spread a 284 punti, dopo avere toccato un top a 290 punti, massimo da ben cinque mesi. A Piazza Affari, nonostante le buone notizie giunte da Oltreoceano, sono rimaste in primo piano le tensioni al Governo e le dichiarazioni del vicepremier, Matteo Salvini, sul possibile sforamento del 3% del rapporto deficit-pil. A pagarne le conseguenze sono state soprattutto le azioni delle banche. Hanno continuato a perdere punti anche le Unicredit (-0,67%), deboli anche alla vigilia sulle ipotesi che la banca farà un’offerta su Commerzbank, sebbene ieri in serata sia stata diffusa una nota per ribadire che l’istituto è concentrato sulla realizzazione del piano industriale. Si sono invece distinte le azioni di Ferragamo, premiate dopo i ricavi sono tornati a crescere nel primo trimestre 2019. Dopo le indiscrezioni sui dazi Usa sulle auto, sono scattate al rialzo anche le Fca (+1,5%) e le Ferrari (+1,19%). Sul fronte dei cambi, l’euro si è riscattato dopo la notizia della Cnbc riconquistando di nuovo la soglia di 1,12 sul biglietto verde, sotto la quale navigava: la moneta unica passa di mano a 1,12 dollari quasi in linea con 1,1212 di ieri in chiusura. la moneta unica vale inoltre 122,7 (122,86 yen), mentre il rapporto dollaro/yen è pari a 109,5. Il greggio, debole per gran parte della giornata, sale dello 0,3% a 61,97 dollari al barile (il wti contratto con consegna a giugno), nonostante le scorte americane siano inaspettatamente salite di +5,431 milioni di barili a 472,035 milioni di unità.

 

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