Kames Capital. Guerra commerciale: il picco nel 2019

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il Presidente della Repubblica popolare Cinese, Xi Jinping in occasione di un recente incontro

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il Presidente della Repubblica popolare Cinese, Xi Jinping in occasione di un recente incontro

Jacob Vijverberg, co-manager del Kames Global Diversified Income Fund, analizza quali possano essere le nuove evoluzioni nello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina. Secondo l’esperto, l’approccio di Trump alla questione è molto diretto, ma le preoccupazioni sul furto di proprietà intellettuali da parte della Cina è ampiamente condiviso anche tra altri paesi occidentali. E’ perciò probabile che la pressione su Pechino continui. Ulteriori dazi su altri alleati, al contrario, sono poco credibili e godrebbero di uno scarso supporto a livello politico.

La tattica della Cina sembra invece prendere tempo, nella speranza che eventi politici o economici spostino l’attenzione del presidente Usa. L’amministrazione statunitense è però ben conscia di questa strategia. Nel nostro caso base, stimiamo un’intensificazione delle tensioni tra i due Paesi che raggiungerà il suo picco nel 2019, con un impatto lievemente negativo sull’economia globale.

Sono passati molti anni da quando gli investitori si sono dovuti preoccupare delle implicazioni di una guerra commerciale e non è chiaro quale forma potrebbe prendere un nuovo accordo. Finora non c’è stato di sicuro un effetto sul momentum economico degli Stati Uniti la cui economia si sta espandendo da 110 mesi consecutivi – la seconda fase di espansione più lunga mai registrata. L’economia Usa è più grande del 15% rispetto a quanto non fosse prima della crisi finanziaria.

Nessuna scossa fino ad oggi quindi. Ma gli effetti dei dazi si faranno sentire. Le tariffe ora coprono una parte sostanziale delle importazioni totali americane e per questo abbiamo visto al ribasso le nostre previsioni di crescita per il Paese. Il 2019 sarà un anno cruciale che vedrà lo scontro tra i benefici del taglio alle aliquote e gli effetti dei dazi che saranno invece negativi per la crescita. Un riflesso negativo di breve termine è probabile venga sentito anche in Cina, dove un tasso di crescita più limitato è già atteso con lo spostamento del Paese verso un’economia più orientata ai servizi.

Per Jacob Vijverberg, dunque, le tensioni si intensificheranno, ma alla fine un accordo si troverà. Un’ulteriore intensificazione delle tensioni potrebbe davvero essere negativa per l’economia globale.

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