L’Ocse ha rivisto al ribasso le stime sul Pil: +1% nel 2018 e +0,9% nel 2019 2020. Deficit al 2,5 e al 2,8%. Debito fermo al 130%. L’economista Pisu (Ocse) sul DDL di bilancio: fa poco per la crescita e solo nel breve

ocseMilano, 21 novembre  - L’Ocse taglia le stime sul Pil italiano e prevede un crescendo del disavanzo dei conti pubblici. ‘La ripresa ha perso slancio’ e ‘l’aumento dell’incertezza e dei tassi d’interesse ridurrà la propensione di famiglie e imprese a consumi e investimenti, controbilanciando gli effetti espansivi del bilancio pubblico sull’attività’, spiega l’Outlook economico semestrale dell’Organizzazione. L’aumento del Pil per il 2018 è rivisto all’1% (dall’1,2% indicato a settembre e 1,4% a maggio) e le stime puntano a +0,9% sia per il 2019 (in precedenza +1,1%), sia per il 2020. Il deficit dei conti pubblici si prospetta al 2,5% del Pil nel 2019 e al 2,8% nel 2020. Il debito pubblico, per l’effetto combinato della minore crescita, dei maggiori costi per interessi e dell’aumento del deficit, invece di scendere si dovrebbe ‘stabilizzare su alti livelli’: 130,5% quest’anno e 129,9% nel 2019-2020. Le stime Ocse sul Pil sono inferiori a quelle del Governo (+1,5% nel 2019 e +1,6% nel 2020 ) e, di converso, il deficit è più elevato delle indicazioni governative (2,4% e 2,1%). ‘La manovra del Governo italiano tende a sostenere la crescita solo nel breve periodo” e in modo limitato, “mentre fa poco, soprattutto a causa della riduzione dell’età pensionabile, per la crescita nel medio-lungo periodo, che è necessaria per la sostenibilità del debito pubblico e per ridurre la disoccupazione’. Così Mauro Pisu, l’economista che all’Ocse guida il desk Italia (e Grecia) riassume -parlando con Radiocor – le ragioni che hanno portato l’Organizzazione a ridurre le stime per il Pil italiano del 2019 a +0,9% (e con il 2018 declassato a +1%) e a prevedere un altro risicato +0,9% per il 2020. Orizzonti ben lontani dalle aspettative del Governo (+1,5% l’anno prossimo e +1,6% il successivo) e che portano l’Italia a rivaleggiare con il Giappone per il ruolo di fanalino di coda per la crescita tra i maggiori Paesi industrializzati.

Gli effetti della politica di bilancio espansiva del Governo saranno controbilanciati dalle ricadute degli aumenti dei tassi di interesse su famiglie e imprese che peseranno su consumi e investimenti, ammonisce l’Ocse. L’impatto dell’intera manovra sulla crescita è comunque limitato ed è quantificabile tra 0,25 e 0,35 punti percentuali nel 2019, precisa l’economista. ‘Non pensiamo che le iniziative previste portino ai risultati attesi dal Governo in termini di crescita, noi ci basiamo su moltiplicatori (cioè l’effetto delle misure sul Pil, ndr) minori’, è la spiegazione. Il reddito di cittadinanza, in particolare, nelle attese dell’Ocse non dovrebbe avere quella spinta propulsiva che il Governo prospetta e l’altra misura-faro della manovra, la riforma delle pensioni, con l’abbassamento dell’età pensionabile, ridurrà la popolazione in età lavorativa e quindi nel tempo peserà sulla crescita (oltre che sui conti pubblici). Nella legge di bilancio, per contro, non ci sono iniziative incisive per la formazione, la scuola, l’innovazione, che molto potrebbero fare per rilanciare occupazione e sviluppo. La crescita dell’Italia, che già parte di suo da livelli inferiori a quella degli altri Paesi avanzati, d’altro canto ‘sarebbe rallentata comunque’, per effetto del quadro internazionale meno propizio, che incide negativamente sull’export. Senza manovra, l’Italia avrebbe avuto una crescita attorno allo 0,7% nel prossimo anno, secondo l’economista. ‘Il Pil si è fermato nel terzo trimestre e anche il quarto non è partito benissimo, noi prevediamo +0,2% sul precedente e il 2019 risentirà dell’effetto di trascinamento’, aggiunge Pisu. A pesare è anche l’andamento dei salari che hanno “una crescita modesta, prossima o inferiore al tasso d’inflazione’ e in una situazione in cui l’inflazione aumenta, questo taglia il potere di acquisto delle famiglie e riduce i consumi. Del resto, i salari sono legati alla produttività e l’Italia ha notoriamente un problema di bassa produttività. La disoccupazione è in una fase di graduale riduzione, ma ‘resterà a livelli molto insoddisfacenti’. Bocciato il decreto dignità che ha ‘reso più difficile assumere a tempo determinato senza però rendere più facile assumere a tempo indeterminato. Avrà un impatto negativo sulla crescita dell’occupazione’ che in Italia ultimamente è stata trainata proprio dai contratti a tempo determinato. Nel giorno del verdetto Ue sulla manovra italiana, che i più si attendono porti all’avvio di una procedura di infrazione, dall’Ocse arriva, per altro, un invito alla mediazione. ‘Da entrambe le parti – dice Pisu – dovrebbe esserci collaborazione per evitare scontri che potrebbero portare ad un rialzo dei tassi d’interesse ancora maggiore, visto i mercati finanziari sembrano molto sensibili’ al rischio di un frontale tra l’Italia e l’Ue.

 

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