Bruxelles, 28 settembre – Adesso non si scherza. Se la scelta del governo sarà un deficit/pil nel 2019 a quota 2,4% il “caso” Italia da oggi sarà al centro di un braccio di ferro tra Roma e Bruxelles, ma non solo. Da giorni Mario Draghi è attento all’evoluzione delle scelte di bilancio del governo e discretamente la sua ‘moral suasion’ si è attivata. Un deficit/pil nominale al 2,4% per i tre anni 2019-21, non implica che l’Italia garantirà un aggiustamento strutturale del deficit (al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico) pari almeno allo 0,1% del pil quest’anno. Per gli anni successivi appare abbastanza improbabile che l’Italia possa garantire a quei livelli di deficit/pil nominale una correzione costante in linea con il patto di stabilità. Non solo, il rischio è che la Commissione possa aprire una procedura di deficit eccessivo in relazione al mancato rispetto della regola di riduzione del debito. E’ chiaro che ai vertici della Commissione la preoccupazione è al massimo. La questione, però, riguarderà direttamente l’Eurogruppo che alla fine dovrà prendere le decisioni politiche una volta che la Commissione avrà fatto le sue mosse.