Fondi comuni. Oltre mezzo milione di sottoscrittori in più. Grande successo dei Pir

Piani-individuali-di-risparmio-pirIl numero complessivo di sottoscrittori di fondi comuni italiani a fine 2017 si attesta a 7,2 milioni, oltre 500mila in più rispetto all’anno precedente. Sale, di conseguenza, il tasso di partecipazione: l’incidenza del numero degli investitori sul totale della popolazione italiana raggiunge il 12%. La metà dei risparmiatori detiene fondi per più di 14.400 euro. È quanto emerge dal più recente Quaderno di Ricerca di Assogestioni. Lo studio permette di tracciare un identikit dell’investitore in fondi comuni italiani: è uomo (ma il divario con la presenza femminile è sempre più ristretto), ha 59 anni, risiede nel Nord Italia e investe in media 31.200 euro. “L’aumento dei sottoscrittori è da ricondurre principalmente al successo registrato dai Piani Individuali di Risparmio nell’anno del loro debutto sul mercato – spiega Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi dell’Associazione – Secondo la nostra analisi, infatti, gli italiani che investono in fondi domestici PIR compliant sono più di 690 mila, circa 800mila includendo i fondi esteri. Per la metà si tratta di investitori che si affidano per la prima volta ai prodotti di gestione collettiva. Questi numeri superano di parecchio le previsioni governative e testimoniano il notevole successo che questo prodotto ha riscosso tra gli investitori”.
La ricerca analizza le informazioni sugli investitori individuali in fondi comuni residenti in Italia a fine 2017 e approfondisce aspetti come il tasso di partecipazione, le caratteristiche anagrafiche, la distribuzione geografica, le scelte allocative e le modalità di investimento. L’indagine include per la prima volta anche dati sui fondi PIR compliant.
“La distribuzione del patrimonio mostra un’elevata concentrazione, simile a quella della ricchezza totale delle famiglie italiane – spiega Rota – il primo 10% di individui per importo investito detiene la metà del patrimonio complessivo e metà dei sottoscrittori investe più di 14.400 euro, valore che rappresenta il patrimonio mediano”.
“Struttura e dinamica della domanda – continua Rota – raccontano di un profilo anagrafico dei sottoscrittori caratterizzato da un trend di riequilibrio tra i generi, con le donne che oggi arrivano a rappresentare il 47% dei risparmiatori, e di un mercato dove la fascia 46-65 anni d’età pesa per il 40%”.
Lo studio analizza anche la distribuzione per area geografica di residenza. Il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. I livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (19,2%), Lombardia (17,5%) e Piemonte (17,1%); valori che calano gradualmente andando verso Sud. Secondo Rota, “questa dinamica riflette la difformità della ripartizione della ricchezza che è storicamente maggiore nelle regioni del Nord Italia”.
L’analisi dei dati relativi alle tipologie di fondi più presenti nei portafogli dei sottoscrittori indica che il 36,4% di essi concentra i propri investimenti sui fondi flessibili. Seguono quelli nei comparti obbligazionari (28,1%), bilanciati (10,9%) e azionari (6,9%). “Gli investimenti nelle diverse asset class risentono degli sviluppi dell’offerta – spiega il direttore dell’Ufficio Studi – Nell’ultimo anno si registra, in particolare, una dinamica dovuta all’introduzione dei PIR che ha portato a un raddoppio della quota di sottoscrittori che investono prevalentemente in fondi bilanciati”.
La modalità di investimento preferita dal 68% degli investitori è il versamento unico (Pic). Negli ultimi anni, tuttavia, aumenta la quota (20%) di coloro che hanno fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac). “Il Pac è la modalità di sottoscrizione più diffusa tra i giovani che possono investire in fondi comuni anche con somme molto piccole – sottolinea Rota – Si tratta, infatti, dell’opzione preferita dalla metà degli investitori con meno di 35 anni”.
Relativamente ai fondi PIR compliant, il patrimonio mediamente detenuto dai sottoscrittori di questi prodotti è pari a 13.670 euro. La metà di essi ha investito più di 10mila euro e il 17% ha sottoscritto un ammontare intorno ai 30mia euro, cifra massima consentita annualmente per poter beneficiare dell’agevolazione fiscale.
“Anche alla luce delle recenti innovazioni regolamentari introdotte dalla MiFID II ed in particolare della disciplina in materia di product governance – conclude Rota – lo studio delle caratteristiche dei clienti è sempre più al centro di una strategia per lo sviluppo di soluzioni di investimento che siano in linea con i loro bisogni”.

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