BMO. Le convertibili aprono il 2018 con nuove emissioni pari a 15 miliardi di dollari

Il Presidente degli Stati Uniti d'American, Donald Trump

Il Presidente degli Stati Uniti d’American, Donald Trump

I dati economici si sono mantenuti positivi e il momentum ha continuato a interessare le principali economie globali, tra cui gli Stati Uniti, l’Eurozona, la Cina e il Giappone. Gli Stati Uniti hanno attraversato un mese caratterizzato dalla debolezza del dollaro, con il segretario del tesoro statunitense Steve Mnuchin che ha sottolineato i benefici di una valuta più debole. Il dollaro è stato ostacolato dalle preoccupazioni riguardanti una possibile guerra commerciale, scaturite dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump sulle importazioni di lavatrici e pannelli solari. Anche i tre giorni di parziale blocco governativo dovuti al disaccordo tra Repubblicani e Democratici sui finanziamenti hanno avuto un impatto. L’economia statunitense è cresciuta del 2,6% nell’ultimo trimestre, in leggero calo rispetto al dato pari al 3% del periodo precedente, a seguito di una diminuzione degli investimenti privati e maggiori importazioni.

L’economia dell’Eurozona è cresciuta dello 0,6% nel trimestre, in linea con le attese, anche se leggermente al di sotto del valore rivisto al rialzo del periodo precedente, pari allo 0,7%. L’attività economica è sembrata rinforzarsi ulteriormente, con l’indice PMI aggregato che ha superato le aspettative degli economisti di gennaio, raggiungendo 58,6 – il dato più alto degli ultimi 139 mesi – rispetto al 58,1 di dicembre.

In Giappone gli esportatori hanno continuato a beneficiare dell’accelerazione della crescita globale, con i valori dell’export di dicembre che hanno raggiunto i massimi da settembre 2008. I sondaggi indicano che l’attività manifatturiera giapponese è cresciuta nel mese di gennaio al ritmo più sostenuto degli ultimi quattro anni.

I rendimenti dell’obbligazionario governativo globale sono saliti a gennaio. Le aspettative relative all’inflazione USA sono cresciute, con gli investitori sempre più posizionati per un rialzo dei tassi da parte della Fed a marzo. I prezzi al consumo statunitensi sono ripartiti a dicembre, raggiungendo l’1,8% su base annua esclusi beni alimentari ed energia, rispetto all’1,7% di novembre. Tuttavia, l’inflazione dell’Eurozona è scesa all’1,3% a gennaio rispetto all’1,4% del mese precedente come effetto dell’euro più forte sui prezzi delle importazioni. Il rendimento dei Treasury statunitensi decennali è salito dal 2,4% al 2,7%. Il rendimento dei Bund tedeschi decennali è salito dallo 0,4% allo 0,7%.

Il 2018 è cominciato con un solido dato relativo alle nuove emissioni, pari a $15 miliardi. Significative alcune convertibili con scadenze brevi a un anno da parte di società asiatiche. Altre emissioni degne di nota includono Western Digital, convertibili in Postal Savings Bank, una riemissione di Michelin. Le prospettive macroeconomiche rimangono positive, le nostre aspettative di crescita per il 2018 sono invariate: Stati Uniti tra 2.5% e 3%, Europa 2.25%, Cina tra 6% e 6.5%, Giappone tra 1% e 1.5%. Con la ripresa della crescita, c’è sempre più convinzione che i cicli siano in fase di normalizzazione, che dovrebbe portare a condizioni migliori per il mercato obbligazionario. Aspettative di inflazione in crescita e i conseguenti rialzi dei rendimenti hanno intaccato il contesto di bassa volatilità dell’azionario. Continuiamo a considerare come situazione base una crescita con inflazione in moderato aumento. Gli utili societari dovrebbero essere buoni, anche se l’inflazione salariale – evidenziata dalle negoziazioni dei salari in Germania – unita al deprezzamento del dollaro potrebbero frenare gli utili in Europa. Crediamo che il rischio principale sia un’inflazione superiore alle aspettative, dopo anni di inflazione contenuta, e quindi politiche meno accomodanti da parte delle banche centrali. Movimenti significativi nel mercato obbligazionario potrebbero aumentare la pressione su mercati azionari. Il rischio politico statunitense, inclusa l’investigazione sul coinvolgimento della Russia nella campagna presidenziale di Trump, continua ad aleggiare sui mercati. Una riduzione del consenso per Trump e la possibilità di una vittoria dei democratici al Congresso nelle elezioni di quest’anno potrebbero entrare in gioco. Le incertezze geopolitiche derivanti dalle relazioni internazionali e dal protezionismo statunitense sono un ulteriore fattore di rischio. Continueremo con la nostra strategia di graduale chiusura delle posizioni più redditizie e di ricerca di opportunità in emissioni più bilanciate. Per oscillazioni del mercato azionario comprese tra +15% e -17,5%, ci aspettiamo che le convertibili possano muoversi, rispettivamente, in un intervallo tra +8,6% e -6,8% su un orizzonte temporale di un anno.

Anja Eijking, gestore del fondo F&C Global Convertible Bond di BMO Global Asset Management

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