La Financière de l’Echiquier. Il tormentone della riforma fiscale americana

Il Presidente degli Stati Uniti d'American, Donald Trump

Il Presidente degli Stati Uniti d’American, Donald Trump

La riforma fiscale americana sarà, per i mercati, una delle questioni più importanti da qui a fine anno. E’ quanto affermavamo da mesi e le ultime due settimane ce lo hanno confermato. Le incertezze sempre maggiori riferite alla votazione, alla tempistica e al contenuto esatto della riforma, al termine di una stagione di pubblicazioni con zone di luce e ombra mentre le valorizzazioni si attestano su livelli elevati, sono state il pretesto per una correzione probabilmente salutare. Tutto inizia con la presentazione il nove novembre della versione del progetto di riforma da parte del Senato, la settimana successiva a quella della Camera dei Rappresentanti. Se, idealmente, i due testi sono vicini divergono molto invece in merito alla riduzione delle nicchie fiscali e alla flat tax. Ma, soprattutto, le due Camere non ipotizzano lo stesso calendario di implementazione della riforma: dal 2018 per la Camera dei Rappresentanti (spalmata poi nel tempo per quanto attiene, tra l’altro, alla riduzione delle imposte a carico delle società), e non prima del 2019 per il Senato.

Queste divergenze renderanno ancor più complesso un processo legislativo che è già lungi dall’essere semplice. Se la Camera dei Rappresentanti si è pronunciata il 16 novembre, il Senato voterà solo dopo le vacanze del Thanksgiving (il 23 novembre) o addirittura a inizio dicembre. Se, nonostante tutto, il Senato – la cui maggioranza repubblicana è molto più sottile – autorizza la sua versione del testo, la via crucis è destinata a prolungarsi. Le due versioni del testo dovranno infatti essere riportate a «fattor comune», per essere inserite nel budget 2017/2018. Un budget che, a sua volta, dovrà essere interinato entro il 15 dicembre. Un timing molto stretto quindi, che non potrà reggere al benché minimo strappo.

L’incertezza permane circa il contenuto specifico della riforma e quindi il suo impatto sull’economia. Il Congresso dovrà giocarsela con prudenza perché sia compatibile con i vincoli di bilancio. Certo, le due Camere hanno approvato un quadro fiscale che consente di aumentare il disavanzo di bilancio di 1600 miliardi di dollari in 10 anni. Ma l’unica riduzione dell’aliquota fiscale a carico delle società, dal 35% al 20%, assorbirebbe buona parte di questo margine di manovra. La riforma fiscale finirà con l’essere votata negli Stati Uniti ma il dubbio rimane circa la sua portata, il suo impatto sull’economia e il calendario dell’implementazione.

Olivier De Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier

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