Aberdeen SI. Il Congresso del Partito Comunista cinese sarà solo uno show. Commento di Paul Diggle

Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese

Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese

I leader cinesi si riuniscono domani per il 19° Congresso del Partito, una riunione plenaria che cade ogni cinque anni e vede un cambio alla leadership del Partito Comunista e la definizione di priorità in ambito economico e politico. Molti osservatori ritengono che questo Congresso segnerà un punto di svolta per quanto riguarda la definizione delle politiche in Cina ma non sarà così. Ci saranno alcune nomine politiche che riflettono la volontà del Presidente Xi Jinping di centralizzare ancora più potere intorno a sé. La realtà però è che il Congresso è solo una rappresentazione e gli investitori devono guardare altrove per capire in che direzione stia andando la Cina. Viene la tentazione di concentrarsi sul Congresso del Partito perché pare offrire un raro scorcio sulla macchina interna dell’opaco sistema politico cinese. Ma il Congresso è prima di tutto uno show del Partito Comunista piuttosto che un forum in cui si delineano le politiche. Chi spera in annunci di riforme importanti sulle sclerotiche società statali o un controllo aggressivo sull’enorme crescita del credito cinese, resterà probabilmente deluso. È più probabile si manifestino veri cambi di politiche nel corso della Conferenza economica centrale sul lavoro a dicembre, al Congresso nazionale del partito in marzo o al Terzo plenum nella seconda metà del prossimo anno. Sono queste le occasioni in cui i dettagli delle politiche sono elaborati davvero. Le misure di riforma probabilmente usciranno da queste riunioni ma saranno graduali e calcolate. Chiunque voglia capire in che direzione si stia muovendo la Cina deve osservare l’economia un po’ più da vicino. Generalmente si diffida delle cifre ufficiali di crescita del Paese per il loro modo prodigioso di raggiungere gli obiettivi. Il traguardo attuale del 6,5% annuo è oltre le stime plausibili del tasso di crescita sostenibile nel lungo periodo e potrebbe (e probabilmente dovrebbe) essere ridotto, forse più vicino al 6%. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo creato una “nuova” stima della crescita cinese (nowcast) che aggrega un grande insieme di dati aggiornati. Questa ci indica che la crescita, dopo essere crollata nel 2015, lo scorso anno è stata molto forte. Infatti la Cina è stata il motore principale del recente movimento al rialzo su scala globale.

Tuttavia, di recente il nowcast sembra avere meno successo. Gli indicatori dell’attività economica cinese più largamente seguiti come la produzione industriale, gli investimenti fissi e le vendite al dettaglio sembrano in diminuzione. Negli ultimi anni i politici cinesi hanno sempre agito per stimolare l’economia quando questa rallentava più di quanto avrebbero voluto. Ciò ha sollevato timori sui livelli del debito e la stabilità finanziaria. Indicatori come il nostro saranno utili per vedere se le autorità vorranno lasciare che l’economia si regga sulle proprie gambe. In modo analogo, gli investitori dovrebbero osservare le azioni della People’s Bank of China (PBoC), in cui c’è stata una rivoluzione silenziosa nei riguardi della politica monetaria. La banca centrale cinese fissava quote precise di prestiti per le singole banche e una quota per i prestiti a livello sistemico usando le riserve obbligatorie. Ma nel corso degli ultimi due anni, con il progredire dell’economia, la PBoC si è spostata verso l’approccio più ortodosso di fissare i tassi d’interesse per controllare la crescita e l’inflazione. La banca centrale manterrà probabilmente stabile il costo del denaro nel corso dei prossimi 2-3 anni, date le deboli pressioni inflazionistiche. Tuttavia, un taglio del tasso d’interesse per stimolare l’economia indicherebbe che i politici stanno ribaltando la vecchia idea di aprire il rubinetto dello stimolo ogni qual volta la crescita rallenta. Il recente calo del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche che prestano denaro principalmente alle piccole imprese ed al settore agricolo sembra far parte degli sforzi della PBoC di sostenere il processo di riforma piuttosto che un tentativo di aiutare la crescita. Sono passati 25 anni da quando la Cina è diventata un Paese a reddito medio. Molti Paesi rimangono incagliati a questo livello mentre la loro competitività salariale cala e la crescita rallenta. I prossimi cinque anni saranno cruciali per decretare se la Cina riuscirà ad uscire da questa trappola. Solo, non aspettatevi che il 19° Congresso del Partito faccia luce su come i politici cinesi intendano riuscirci.

Paul Diggle, Senior Economist di Aberdeen Standard Investments

 

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