Patuelli (Abi): gli eccessi di regolamentazione della Bce sui crediti deteriorati metterà a dura prova le banche e rischia di determinare una nuova stagione di ristrettezza creditizia

Antonio Patuelli, presidente dell'Abi.

Antonio Patuelli, presidente dell’Abi.

“Noi ci troviamo di fronte a un eccesso di normazione.  Perché la normazione era già stata fatta primavera con un documento molto poderoso. Ci sono già norme ragionevoli che dicono che bisogna smaltire gli Npl nel modo più efficiente e contiguo, cioè un modo per ciascun credito deteriorato e per ciascuna banca”. Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, ha ribadito oggi a Bari le sue preoccupazioni in materia di norme della Bce relative agli Npl (non performing loans) i cosiddetti crediti deteriorati. Lo ha fatto in occasione della presentazione del libro “La difficile arte del banchiere” edito da Laterza che raccoglie gli articoli scritti da Luigi Einaudi per il ‘Corriere della sera’ tra il 1913 e il 1924, nella sede di Bari della banca d’Italia, alla presenza fra gli altri di Salvatore Rossi, direttore generale della banca centrale. “Quello che oggi contestiamo non è la normativa complessiva, ma l’addendum. La definizione latina mi aveva inizialmente addolcito, ma quando ho visto il combinato disposto mi sono molto amareggiato. Innanzitutto – ha spiegato Patuelli – perché vi è un approccio di formazione contraddittorio rispetto allo spirito del lungo testo primaverile che era un testo unico della Banca centrale europea su come gestire gli Npl. Questa è un’aggiunta che è contraddittoria con alcune altre norme con cui dobbiamo fare conti.” “Innanzitutto il principio

contabile ‘Ifrs9′, che entra in vigore il primo gennaio prossimo – ha argomentato Patuelli – e che innova i precedenti principi contabili introducendo il concetto delle perdite attese lungo la vita del credito essendo l’uno diverso dall’altro. Quello contabile, è un principio che contrasta radicalmente con quello dell’addendum che dice che a prescindere devono essere svalutati” i crediti “per quelle annualità con numeri 2 o 7, che non sono frutto di razionalità o diritto, ma che gli antichi definirebbero numeri magici”. “Infine – secondo il presidente di ABI – c’è l’articolo 2426 del Codice civile al comma otto dispone che i crediti e i debiti sono rilevati in bilancio, per quanto riguarda i crediti del valore del presumibile realizzo. Ma il presumibile realizzo può essere diverso dai numeri magici che producono le svalutazioni. Quindi noi avremmo dal primo di gennaio, se le competenti autorità europee non terranno molto in conto le osservazioni che

l’Associazione bancaria italiana e la Federazione bancaria europea stanno elaborando, si produrrebbe come primo problema una serie di contraddizioni normative che renderebbero difficilmente applicabili norme così diverse”. “In secondo luogo – ha concluso Patuelli – come hanno osservato tutti, forze sociali, politiche, rappresentanze sindacali, organismi economici, uomini di cultura, questo addendum contraddice anche le regole primaverili e costringerebbe le banche a stringere in un nuovo ‘credit crunch’ soprattutto i crediti alle piccole e medie imprese,

proprio nel momento in cui c’è più bisogno di sostenere la ripresa. Proprio nel momento in cui dall’inizio dell’anno si attende una riduzione degli acquisti da parte del sistema europeo delle Banche centrali dei titolo del debito pubblico, e dal momento in cui da gennaio 2018 cominciano le scadenze per la restituzione della liquidità che la Bce ha messo a disposizione delle banche in Europa e che debbono cominciare a essere restituite”.

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