OMGI. Azionario USA: festeggiare il 4 luglio, ma con giudizio. Commento di Ian Heslop

Ian Heslop, gestore del fondo Old Mutual North American Equity, Old Mutual Global Investors

Ian Heslop, gestore del fondo Old Mutual North American Equity, Old Mutual Global Investors

Negli Stati Uniti si celebra oggi la festa dell’Indipendenza, gli investitori possono essere soddisfatti delle performance di lungo termine del mercato azionario a stelle e strisce. Negli ultimi 10 anni – un periodo che include la crisi finanziaria del 2008 – l’indice S&P ha avuto un rendimento totale del 100%: in pratica, raddoppiando l’investimento iniziale, nel caso in cui si fossero reinvestiti i dividendi. Misurato nello stesso modo, l’indice MSCI World ha avuto un rendimento del 56,8%. I rendimenti per gli investitori in sterline, che sono stati sostenuti dalla debolezza della moneta, sono stati persino migliori: un ritorno totale del 208,6% dall’indice S&P 500 in 10 anni. Gli investitori non possono certo ignorare l’azionario statunitense, quindi. La domanda che spesso viene posta è se, alla luce del suo successo prolungato, l’azionario statunitense non sia oggi sopravvalutato. L’asset class è certamente su multipli di valutazione relativamente alti. Il rapporto P/B dell’indice S&P 500 è aumentato molto negli ultimi anni e si trova al momento a 3,1x (rispetto al 2,4x dell’indice MSCI World).

Un campanello d’allarme viene dal mercato obbligazionario. Se i multipli dell’azionario statunitense hanno continuato ad aumentare, i rendimenti delle obbligazioni statunitensi sono diminuiti quest’anno. Dopo il forte rally in scia alle aspettative sullo stimolo fiscale e sui tassi di interessi più elevati nella fase iniziale di entusiasmo dopo la vittoria di Trump, la situazione si è capovolta via via che gli investitori hanno iniziato ad essere più scettici. Le promesse della campagna elettorale sono ora bloccate dall’opposizione al Congresso, nonostante la maggioranza repubblicana in entrambe le Camere.

Nel comparto azionario, durante la seconda metà del 2016, ad aver dominato è stato lo stile di investimento value (i titoli relativamente economici, come i finanziari, hanno dunque sovraperformato), mentre quest’anno tale stile ha perso appeal, a favore dello stile growth. Nel 2017 i titoli preferiti sono stati quelli del settore tecnologico, come Apple, Amazon, Facebook, Netflix, Nvidia. Nelle ultime settimane, tuttavia, tali titoli hanno sofferto varie oscillazioni, cosa che potrebbe suonare come un secondo campanello d’allarme.

Naturalmente, gli investitori non devono ignorare l’azionario statunitense, ma inviteremmo alla cautela circa l’eccessivo impiego di strumenti passivi per prendere posizione su di esso. I primi 10 titoli dello S&P 500 equivalgono al 2% del numero di azioni parte dell’indice, ma pesano per un enorme 20% rispetto alla sua capitalizzazione di mercato. È possibile che tale squilibrio sia in parte conseguenza dei forti afflussi guidati dagli strumenti a gestione passiva. Chi investe negli strumenti che replicano passivamente l’azionario americano potrebbe oggi assumersi un grado di rischio inatteso. Non prevediamo al momento un forte calo di mercato, ma se dovesse verificarsi una correzione, alcuni dei titoli principali – tra cui potrebbero esserci molti nomi del comparto tecnologico – potrebbero registrare le perdite maggiori. La strategia giusta, a nostro avviso, è da un lato diversificare, dall’altro mantenere un approccio bilanciato agli stili di investimento. Per questo, proviamo a identificare fonti di alpha diversificate. Il nostro processo di selezione dei titoli utilizza una serie di tecniche indipendenti, ma complementari. Quando investiamo, ponderiamo in maniera dinamica ciascuno dei nostri cinque criteri di selezione dei titoli, in base a quanto redditizio ci aspettiamo possa essere il contesto di mercato del momento. Riteniamo che questo sia un buon metodo per puntare a ritorni consistenti nonostante i cambiamenti del mercato.

 

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