Boom delle sofferenze bancarie. Salgono del 24% in un anno a 164 miliardi di euro

Negli ultimi 12 mesi, da marzo 2013 a marzo 2014, sono cresciute del 25% arrivando a oltre 164 miliardi di euro, in aumento di 33,6 miliardi. Fonte:Unimprese.

Negli ultimi 12 mesi, da marzo 2013 a marzo 2014, sono cresciute del 25% arrivando a oltre 164 miliardi di euro, in aumento di 33,6 miliardi.
Fonte:Unimprese.

Esplodono le sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da marzo 2013 a marzo 2014, sono cresciute del 25% arrivando a oltre 164 miliardi di euro, in aumento di 33,6 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (116 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 31 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari quasi 14 miliardi. Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all’11,3% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’8,96% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate.

Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nello stesso period o le banche hanno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 30,4 miliardi (-2,09%). Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 116,4 miliardi di marzo 2013 ai 164,6 miliardi di marzo 2014 (+25,68%) in aumento di 33,6 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 88,09 miliardi a 116,4 (+32,17%) in aumento di 28,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 29,1 miliardi a 31,8 miliardi (+9,02%) in salita di 2,6 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 2 miliardi da 11,9 miliardi a 13,9 miliardi (+16,85%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,7 a 2,4 miliardi (+36,28%) con 645 milioni in più.

Sofferenze più che raddoppiate in poco più di tre anni, ora valgono l’11,5% dei prestiti

A marzo 2013 le sofferenze corrispondevano all’8,96% dei prestiti bancari (1.461,8 miliardi), percentuale salita all’11,530% a marzo scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.431,3 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di tre anni, da dicembre 2010 a marzo 2014, sono passate da 77,8 miliardi a 164,6 miliardi in salita di 86,8 miliardi (+111,5). A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.

Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di 2,5 miliardi al mese. Da marzo 2013 a marzo 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,4 miliardi di euro passando da 1.461,8 miliardi a 1.431,3 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,9 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,09% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 15,5 miliardi (-4,82%) da 323,1 miliardi a 307,5 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 8,4 miliardi (-6,50%) da 130,4 miliardi a 121,9 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono leggermente cresciuti di 518 milioni (+0,13%) da 401,7 miliardi a 402,2 miliar di. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 855,3 miliardi a 831,7 miliardi con una diminuzione di 23,5 miliardi (-2,75%). Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,8 miliardi (-3,09%) da 58,9 miliardi a 57,08 miliardi e meno prestiti personali per 550 milioni (-0,30%) da 182,9 miliardi a 182,3 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,6 miliardi (-1,26%) da 364,6 miliardi a 360,04 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 606,4 miliardi a 599,5 miliardi con una diminuzione di 6,9 miliardi (-1,15%).

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