Anatomia del BTP. Pregi e difetti dell’obbligazione garantita dallo Stato. Articolo di Pierantonio Braggio

      

BTP - Buoni del Tesoro PoliennaliLa voce “obbligazione”, oltre al suo significato, che essa ha nella vita di tutti i giorni, indica l’impegno ufficiale – che assume chi chiede denaro per finanziarsi – di restituire l’importo ricevuto, entro una data prefissata e di retribuire semestralmente o annualmente lo stesso ad un predeterminato tasso per tutta la  durata del prestito.                            Fino ai primi anni Sessanta, le emissioni obbligazionarie erano realizzate da aziende private e da istituzioni statali, come Montecatini (poi, Edison), Fiat, Breda, Piano Verde, IMI, IRI, ecc., ma, con il tempo, hanno perso di attualità, pur avendo rispettato gli emittenti gli impegni presi, sino a non apparire più sul mercato. Ciò anche per il fatto che, come detto, tali emissioni rappresentano – conviene ricordarlo – veri e propri debiti per l’emittente, che, tuttavia, in tal modo non ricorre al credito bancario. Meglio, inoltre, per un’azienda privata, quotare le proprie azioni in borsa, potendo e situazione economico-politica permettendo, in maniera di ottenere subito denaro fresco, senza obbligo di restituzione e di pagamento di interessi.

      All’estero, emissioni obbligazionarie di aziende private e dette, con termine inglese, “corporate”, o sono in essere da tempo, o vengono ancora, talvolta, effettuate.         Quando, fino a mezzo secolo fa, allo sportello (bancario) si proponeva al cliente, a titolo d’investimento, una di tali emissioni – e ne uscivano molto spesso – questi non aveva il minimo dubbio sulla solvibilità dell’emittente e sottoscriveva, con la massima certezza che, alle scadenze prefissate dalle condizioni di lancio del prestito, avrebbe ricevuto interessi e capitale investiti… Oggi, unica soluzione, rapida e abbastanza certa, al problema “investimento” – per chi non ritiene di affidarsi alle azioni o ad altre possibilità, numerose peraltro – è data dai Titoli di Stato, fra i quali i più noti ed i più richiesti sono i Btp o Buoni del Tesoro Poliennali.

Il Palazzo del ministero dell'Economia e delle Finanze.

Il Palazzo del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Caratteristica di tali certificati del Tesoro – sino al 1986, esenti da ogni imposta presente e futura e da allora, sottoposti ad una imposta del 12,50%, sia su eventuali guadagni di capitale, in caso di vendita, sia sulle relative cedole – è che vengono rimborsati, come dice la denominazione stessa – poliennali – dopo un certo numero di anni, a seconda delle condizioni relative fissate ad ogni emissione (attualmente, il Btp a più lunga durata, prevede il suo rimborso nel 2041). Ognuno, quindi, prima di investire in un Btp, dovrebbe, non solo interessarsi del prezzo del titolo e del tasso di remunerazione, ma anche della sua durata. Tre elementi questi, che determinano la validità intrinseca dell’investimento, il quale, tuttavia ed ovviamente, specie in fatto di durata, se appare valido ad alcuni a durata breve, non appare meno valido valido ad altri a durata lunga… Certo, tuttavia, vale sempre il concetto del fammi indovino, ché ti farò ricco!, in quanto, nel corso della sua vita, un qualsiasi titolo obbligazionario è sottoposto a innumerevoli variazioni di quotazione, che cessano solo al momento del rimborso. Il quale, attenzione, avviene o avverrà sempre alla pari, ossia, a 100-€, ancorché, per semplice esempio, un Btp sia stato acquistato, in qualsiasi data, a 135-€. Se, in tale caso, il portatore del titolo, o risparmiatore ci perde, egli guadagnerebbe, ovviamente, ove il titolo stesso, acquistato, per esempio, a 90-€, venisse rimborsato a 100-€. Con ciò, siamo solo all’inizio delle pur modeste delucidazioni che possiamo dare in merito ad un investimento in Btp.

Chi acquista Btp, dovrebbe pensare, più che a guadagnare in capitale – cosa non semplice – a disporre di una più o meno piccola rendita, sicura, in contanti, tenendo presente che la stessa, verrà pagata in due rate annuali, com’è consuetudine, per i Btp stessi. Esempio: un importo di 10.000-€ al tasso del 10%, renderà 100-€ l’anno, che, ridotti a 87,50-€, per effetto della detrazione citata, per l’imposizione fiscale del 12,50%, daranno 43,75-€ due volte l’anno (l’1 gennaio e l’1 luglio, l’1 febbraio e l’1 agosto, e via di seguito, a seconda delle condizioni inziali di emissione del titolo in possesso). Il ragionamento, appena introdotto, sul concetto “rendita”, induce a riflettere ancora sul concetto “durata” del titolo da acquistare o acquistato. Un risparmiatore che, appunto, miri alla sola rendita, non dovrebbe preoccuparsi più di tanto della data di scadenza del titolo, il cui valore in capitale, invero, specie se il titolo stesso ha scadenza molto lontana, è soggetto ad oscillazioni continue, per cui, il solito esempio insegna che un titolo acquistato a 100-€, ad una certa data, imprevista, può quotare anche 80-€  e/o 120-€, per un insieme di motivi, alcuni dei quali tenteremo di descrivere. Fatto sta, comunque, che chi ha acquistato a 100, in caso di necessità di vendita improvvisa del titolo posseduto, potrebbe incassare – abbiamo già visto la cosa – 20-€ in meno o 20-€ in più, rispetto ai 100-€ inizialmente spesi, fermo restando quanto detto in precedenza, che alla scadenza ufficiale del titolo, esso verrà rimborsato a 100-€, ossia, in termine tecnico, “alla pari”. Repetita juvant!  Va anche sottolineato che il Btp – indipendentemente dal prezzo d’acquisto – è molto “liquido”, ossia vendibile in ogni momento, pur comportando l’operazione di vendita – e qui, occorre attenzione, valutandone l’opportunità – a seconda della quotazione del momento, una perdita o un guadagno.

Vittorio Grilli, ex ministro dell'Economia e delle Finanze alla presentazione ufficiale del BTP Italia

Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e delle Finanze alla presentazione ufficiale del BTP Italia

Tenuto conto di quanto sopra, aggiungiamo alcune considerazioni, che vanno tenute presenti, prima di procedere all’acquisto di un Btp, il quale, una volta acquistato, visto, appunto, che dovrebbe servire unicamente a garantire una rendita certa, e a date precise, dovrebbe essere tenuto, di massima, sino al suo rimborso:

-       un Btp a scadenza lontana o lontanissima, pur rendendo di più di un Btp, il cui rimborso è previsto nel breve termine, può essere certamente sottoposto, durante la sua vita, a diverse oscillazioni, anche pesanti, del suo valore capitale, immutata restando tuttavia la rendita; ciò deriva da diversi fattori, come: emissione di nuovi Btp a tassi maggiori e, quindi, a rendimenti più alti, di quelli previsti dal Btp posseduto, e, in tale caso, il valore in capitale del Btp posseduto, con scadenza a lungo termine, diminuisce; emissione di Btp a tassi inferiori e, quindi, a rendimenti più bassi di quelli del Btp posseduto, e, in tale caso, il valore in capitale del Btp di cui si è in possesso, aumenta, pur rimanendo immutato il rendimento; dal 2002, data d’introduzione dell’euro, tuttavia, oscillazioni molto vistose sono state piuttosto contenute, rispetto a quelle registrate negli anni Ottanta e Novanta; oggi, i tassi dei Btp decennali ad oltre il 4%, sono dovuti, come è noto a quella percentuale in più, detta spread, che i sottoscrittori pretendono, rispetto a quella della remunerazione dei buoni statali tedeschi – in merito; Btp-Italia-o-conto-deposito-300x168

-       un Btp qualsiasi, e tanto più se a scadenza lontana, sottostà ad oscillazioni, derivanti dall’andamento economico-finanziario del Paese Italia, in quanto un procedere incerto (caduta del Pil – ossia della produzione di beni e di servizi, congiuntura paralizzata o addirittura in calo, disoccupazione enorme ed in salita… ed altro) crea il timore che non si riesca a fare fronte, o prima o poi, all’impegno di rimborso del Btp stesso o, come minimo, a pagare i relativi interessi;

-       un Btp risente immediatamente di eventuali variazioni del cosiddetto tasso di riferimento, ossia del tasso fissato dalla Banca Centrale Europea. Se tale tasso, valido per tutto il Sistema Bancario Europeo, scende, aumenta il valore di borsa del titolo posseduto; succede il contrario, se il tasso di riferimento sale – non varia tuttavia, il rendimento del titolo in portafoglio;

-       un Btp qualsiasi, e tanto più se a scadenza lontana, diventa volatilissimo (il suo valore di borsa scende e sale rapidamente), quando forte è l’incertezza sulla stabilità governativa. Questa, sempre salutare per l’economia d’un paese, è assolutamente necessaria, oggi, in Italia, per permettere ai governi in carica, di prendere tutte le misure necessarie a dare fiato all’economia. Con un’economia forte – difficile, peraltro da crearsi, nel breve tempo – maggiori diventerebbero le entrate fiscali, atte a contenere, se non a ridurre, l’enorme debito pubblico – oggi, ad oltre 2074 miliardi di euro, pari al 130,4% del Pil, contro il 60% previsto dal trattato di Maastricht (1991). Debito che è dato dai diversi tipi di Bot in circolazione, più i vari deficit accumulati dallo Stato, dai diversi Enti locali e dalle organizzazioni pubbliche. Un tale debito pubblico, più gli interessi da pagare che genera (80 miliardi di euro l’anno) è superato, in Europa. solo da quello della Grecia e crea timore nei detentori, particolarmente non residenti o esteri, di Btp – l’estero ha in portafoglio circa il 40% del totale – temendo essi, come nei casi sopra riportati, di non vedersi rimborsati i propri investimenti. Ma, va considerato anche il caso di quanto avveniva mesi orsono, quando l’estero vendeva Btp non solo per acquistare titoli di altri paesi ad economia più forte, ma anche perché, temeva pure una caduta dell’euro. I Buoni del Tesoro tedeschi, in tale oscura previsione, al momento del rimborso, avrebbero reso, ad esempio, di più in linea capitali, di quelli italiani, giacché, per la forza dell’economia di Berlino, l’euro, o la nuova moneta di quest’ultima, si sarebbero fortemente rivalutati, mentre una ritrovata lira si sarebbe alquanto svalutata;

-       un Btp, se rende sicuramente – salvo problemi del bilancio pubblico italiano – non salva dalla pure modesta inflazione, oggi all’1,2%. Infatti, se con il denaro, investito anni fa, potevo acquistare un certo oggetto a 100-€, lo stesso mi costa, oggi, 105-€, sottraendo al mio portafoglio, 5-€ in più… Se poi, a ciò, aggiungiamo il pesante complesso d’imposte da pagare in un anno, il mio risparmio va, in buona parte, in fumo e la spesa in più non può essere che parzialmente sostituita dal rendimento dei Btp, che ho in portafoglio. Bisogna riflettere anche su ciò, ricordando che, per una pur modesta rendita, aggiornata, da un Btp, per essere all’altezza dell’inflazione, richiede di reinvestire, di tanto in tanto, almeno una parte degli interessi, derivanti dallo stesso;

Nel marzo 2012 è stato emesso il BTp Italia , un certificato di debito con scadenza di quattro anni. I Btp Italia sono emessi dallo Stato Italiano e il risparmiatore può investire mille euro o dei suoi multipli.

Nel marzo 2012 è stato emesso il BTp Italia , un certificato di debito con scadenza di quattro anni. I Btp Italia sono emessi dallo Stato Italiano e il risparmiatore può investire mille euro o dei suoi multipli.

un Btp è valutato in base ad un suo rendimento immediato ed ad un suo rendimento netto.  Quest’ultimo tiene conto di vari fattori che, ovviamente, sarebbe ottimo considerare, al momento del suo acquisto, ma, per motivi pratici, consigliamo di volgere l’attenzione al rendimento immediato della cedola depurata del 12,5% (tenuto conto del fatto che un rendimento da Btp serve, di massima, ad integrare modeste entrate personali o familiari).

          Ci troviamo dinanzi ad un tipo d’investimento, quello in Btp, che si pone fra i più noti e meno pericolosi, anzi, fra i più tranquilli, sebbene, come visto, bisogna essere coscienti dei vari elementi, dai quali dipende la sua validità. Esso, comunque, sarebbe ancora più rassicurante, se la politica italiana, creasse, come deve creare, maggiore stabilità governativa e, imitando i migliori Stati europei, riuscisse a dare certezze in fatto di economia, soprattutto risparmiando nel settore pubblico e concretizzando il migliore supporto all’impresa, fonte di lavoro e di ricchezza.

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