Libri all’indice. Costantino il Grande, il primo imperatore cristiano

La figura di Costantino e la “questione costantiniana” sono da secoli al centro di un ampio dibattito. La storica Maria Carolina Campone con questo libro contribuisce a comprendere meglio una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano

La figura di Costantino e la “questione costantiniana” sono da secoli al centro di un ampio dibattito. La storica Maria Carolina Campone con questo libro contribuisce a comprendere meglio una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano

Giambattista Pepi. Flavio Valerio Aurelio Costantino, conosciuto come Costantino il Vincitore, Costantino il Grande e Costantino I è una delle figure più eminenti dell’Impero romano che riformò largamente e nel quale permise e favorì la diffusione del Cristianesimo. La riorganizzazione dell’amministrazione e dell’esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente, Costantinopoli, e, soprattutto, la promulgazione dell’Editto di Milano sulla libertà religiosa, oltre al Primo concilio ecumenico convocato a Nicea nel 325, sono tra i suoi provvedimenti più importanti. Dopo la vittoria di Ponte Milvio contro Massenzio, Costantino si convertì al cristianesimo e questa decisione segna una svolta. La cosiddetta svolta costantiniana, secondo il termine usato dai teologi anabattisti e della post-cristianità per descrivere gli aspetti politici e religiosi del processo che portò alla legittimazione del cristianesimo da parte di Costantino. Figlio di Costanzo Cloro, la figura di Costantino è controversa e anche la cosiddetta “questione costantiniana” è al centro di un ampio dibattito e di numerosi saggi. Il comportamento costantiniano in tema di religione ha dato spazio a molte controversie fra gli storici; controversie particolarmente aspre quando essi hanno preteso di valutare non solo il comportamento pubblico, ma le sue convinzioni interiori. In alternativa all’opinione tradizionale, secondo cui Costantino si sarebbe convertito al cristianesimo poco prima della battaglia di Ponte Milvio, è stata, invece, asserita una sua costante adesione al culto solare, mettendo in dubbio perfino il battesimo in punto di morte. Secondo altri, poi, la religione sarebbe stata per Costantino un puro e semplice strumento per regnare.

Ora la storica Maria Carolina Campone nel libro Costantino Il fondatore (Graphe.it Edizioni, 195 pagine, 15,00 euro) affronta alcuni nodi significativi a partire da un’analisi testuale e filologica delle testimonianze in nostro possesso, facendo chiarezza, attraverso un ricorso puntuale alle fonti in lingua greca e in lingua latina, su taluni punti troppo spesso unanimemente sottoscritti da parte della critica, superando vulgate acriticamente accettate e aggiungendo un ulteriore tassello alla comprensione di una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano.

Che Costantino si sia progressivamente avvicinato al cristianesimo trova comunque d’accordo molti studiosi di quell’epoca. È comunque fuori di dubbio la sincerità costantiniana nella ricerca dell’unità e concordia della Chiesa, la cui necessità derivava da un preciso disegno politico che considerava l’unità del mondo cristiano condizione indispensabile alla stabilità della potenza imperiale. Costantino infatti interpretava in senso cristiano l’antico tema, caro alla Roma imperiale pagana, della pax deorum  nel senso che la forza dell’impero non derivava semplicemente dalle azioni di un principe illuminato, da una saggia amministrazione e dall’efficienza di un ben strutturato e disciplinato esercito, ma direttamente dalla benevolenza di Dio. Mentre però, nella religione romana, vi era un diretto rapporto tra il potere imperiale e le divinità, l’imperatore cristiano non poteva ignorare la Chiesa, un’istituzione che, tramite i suoi vescovi, era l’unica mediatrice della fonte divina del potere, e Costantino non poteva fare a meno di essere coinvolto nelle lotte teologiche della Chiesa. Su una tale base ideologica, questa ricerca dell’unità e della concordia dei cristiani comportava quindi anche interventi molto duri nei confronti di coloro che lo stesso imperatore considerava eretici, che erano trattati come, se non più duramente, dei pagani.

I conflitti teologici si trovarono dunque ad avere una ricaduta politica, mentre d’altra parte le sorti interne dell’Impero erano sempre più dipendenti dai risultati delle lotte teologiche; gli stessi vescovi, infatti, sollecitavano continuamente l’intervento dell’imperatore per la corretta applicazione delle decisioni dei concili, per la convocazione dei sinodi e anche per la definizione di controversie teologiche: ogni successo di una fazione comportava la deposizione e l’esilio dei capi della fazione opposta, con i metodi tipici della lotta politica.

Ma non c’è solo la sfera spirituale, religiosa, a caratterizzare questa figura immensa. Egli fu un condottiero, un conquistatore, un politico, uno stratega, un edificatore. Non a caso, come ricorda l’autrice del volume, Costantino “volle sottolineare” il legame “con le grandi figure di “fondatori” – a cominciare da Augusto – e il significato che intese attribuire a tale legame”. Che Costantino abbia voluto, pur richiamandosi al grande Augusto, “evidenziare la propria autonomia da ogni modello precedente, lo dice proprio la scelta dell’epiteto di “fondatore”, che, pur risalendo, nella sua specializzazione politica, proprio al “pater patriae” ed essendo presente nell’intitolazione dei Severi, era destinata ad assumere in lui una declinazione del tutto originale.

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