Recovery. UE, entro aprile 2021 i piani anticrisi dei Governi, preliminari a metà ottobre 2020

Il Palazzo Berlaymont a Bruxelles sede della Commissione Europea

Il Palazzo Berlaymont a Bruxelles sede della Commissione Europea

Bruxelles, 17 settembre- I governi dovranno inviare alla Commissione europea i piani di ripresa e resilienza entro fine aprile 2021 anche se sono ‘incoraggiati’ a sottoporre a Bruxelles dei programmi preliminari da metà ottobre. E’ la conferma del calendario fissato sulla base delle decisioni prese a luglio dal Consiglio europeo che mostra come entro il 15 ottobre dovrà essere pronto il grosso delle decisioni di spesa scelte dagli Stati per usare le risorse comuni che saranno raccolte sul mercato attraverso emissioni di bond comunitari. 

Nelle linee guida per predisporre tali piani, la Commissione conferma che la nuova strategia di crescita sostenuta dai 750 miliardi (questo il valore dell’operazione obbligazionaria Ue contro la recessione) si fonda sull’obiettivo dell’European Green Deal e sulla competitività sostenibile. I principi guida per i progetti sui quali investire sono la sostenibilità ambientale, la produttività, equità, e stabilità macroeconomica. In questo quadro è centrale lo sforzo sull’economia digitale. Su tale base la Commissione valuterà la congruenza dei singoli piani nazionali di resilienza. La base di riferimento sono le raccomandazioni Ue per i vari Paesi degli ultimi anni e in particolare quelle del 2019 e del 2020.

Nei piani nazionali per ripresa e resilienza, conferma la Commissione, che possono essere ‘ultimati in via definitiva dopo la presentazione delle bozze’ a Bruxelles, i governi dovranno ‘definire gli investimenti nazionali e le agende di riforma in linea con i criteri politici’ definiti dalla Ue.

Sulla base della loro rilevanza negli Stati membri, degli ingenti investimenti richiesti e del loro potenziale per creare posti di lavoro e crescita e trarre vantaggio dalle transizioni verdi e digitali, la Commissione ‘incoraggia fortemente’ gli Stati membri a includere nei loro piani investimenti e riforme in sette ambiti: potenziamento/introduzione di tecnologie pulite a prova di futuro e accelerazione dello sviluppo e dell’uso delle energie rinnovabili; miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; promozione di tecnologie pulite per accelerare l’uso di trasporti, stazioni di ricarica e rifornimento sostenibili, accessibili e intelligenti e l’estensione del trasporto pubblico; servizi a banda larga rapidi in tutte le regioni e le famiglie, comprese le reti in fibra e 5G; digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi, compresi i sistemi giudiziario e sanitario; aumento delle capacità di ”cloud’ di dati industriali europei e sviluppo dei processori più potenti, all’avanguardia e sostenibili; adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali e la formazione educativa e professionale per tutte le età.

Il pilastro per la ripresa e la resilienza è quello sul quale fa perno tutta l’operazione anticrisi. Le raccomandazioni di politica economica e strutturale della Ue diventano il vero perno della sorveglianza economica europea: data la natura prospettica dei piani di ripresa e resilienza nel 2021 la Commissione non redigerà nuove raccomandazioni, tuttavia proporrà raccomandazioni sulla politica di bilancio (anche se le regole del patto di stabilità resteranno congelate almeno per tutto il 2021).

I piani dovranno ‘mostrare come investimenti e riforme fronteggerebbero effettivamente le sfide identificate dalle raccomandazioni e includere misure per la transizione verde e digitale’. La Commissione verificherà se investimenti e riforme contribuiscono effettivamente alle sfide e agli obiettivi identificati dalle raccomandazioni Ue; contengono misure che contribuiscono alla transizione verde e digitale e rafforzano effettivamente la crescita potenziale, l’aumento dei posti di lavoro e la resilienza economica e sociale degli Stati. Si fa riferimento a ‘un concetto ampio di investimento come formazione di fisso, capitale umano e capitale naturale’. Si tratta di investimenti in infrastrutture, edifici, ma anche alcuni beni immateriali come ricerca e sviluppo, brevetti o software. Il capitale umano viene accumulato mediante la spesa per la salute, la protezione sociale, l’istruzione, la formazione e la qualificazione. Il capitale naturale è potenziato da azioni volte ad aumentare la quota di risorse naturali rinnovabili, proteggere o ripristinare l’ambiente, o mitigare/adattarsi ai cambiamenti climatici. ‘Le riforme dovrebbero anche essere concepite in senso lato come quelle relative ad azioni o processi volti a migliorare durevolmente il funzionamento dei mercati, delle strutture istituzionali, delle pubbliche amministrazioni o delle politiche come le transizioni verdi e digitali’.

I progressi nell’attuazione di una riforma o di un investimento saranno misurati attraverso obiettivi e tappe fondamentali (pietre miliari), che dovranno ‘essere chiari, realistici, ben definiti, verificabili e determinati direttamente o altrimenti influenzati dalle politiche pubbliche’. E solo ‘una volta completati i traguardi e gli obiettivi concordati pertinenti indicati nel suo piano di recupero e resilienza, lo Stato membro presenterà alla Commissione una richiesta per l’erogazione del sostegno finanziario’. Ciò vale per le ‘tranche’ successive alla prima. La Commissione preparerà una valutazione e chiederà il parere del comitato economico e finanziario sul soddisfacente raggiungimento delle tappe fondamentali e degli obiettivi pertinenti. In circostanze eccezionali, qualora uno o più Stati membri ritengano che vi siano gravi deviazioni dal soddisfacente rispetto delle tappe fondamentali e degli obiettivi pertinenti di un altro Stato membro, possono chiedere al presidente del Consiglio europeo di portare la questione al prossimo Consiglio europeo. Si tratta del percorso stabilito a luglio dal Consiglio europeo. Se lo Stato membro non ha attuato in modo soddisfacente le tappe fondamentali e gli obiettivi, la Commissione sospenderà in tutto o in parte il contributo finanziario a tale Stato membro. In ogni caso, sarà versato un prefinanziamento del 10% del contributo previsto dopo l’approvazione del piano nazionale in modo che i fondi ‘possano cominciare ad affluire già nella prima metà del 2021′.

La Commissione ha confermato che ogni piano nazionale dovrà includere un minimo di 37% di spesa relativa agli obiettivi climatici e del 20% per la transizione all’economia digitale. Ciò include investimenti nella diffusione della connettività 5G e Gigabit, sviluppo delle competenze digitali attraverso le riforme dei sistemi educativi e aumento della disponibilità e dell’efficienza dei servizi pubblici utilizzando nuovi strumenti digitali.

Antionio Pollio Salimbeni (Radiocor)

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