La Financière de l’Echiquier. L’alfabeto della ripartenza

FOTODa quando è scoppiata la pandemia nel primo trimestre 2020, con il conseguente tonfo dell’economia, economisti e commentatori si interrogano sulla forma che assumerà la ripresa. Ecco allora che per descrivere lo scenario del potenziale rimbalzo vengono in aiuto le lettere dell’alfabeto. Se la prima parte del segno grafico preso in considerazione ha un significato che non lascia alcun dubbio – una stanghetta verticale oppure obliqua indicante un crollo senza precedenti dell’attività economica -, la seconda è oggetto di fervide discussioni. Una ripresa a forma di V, indicante un rapido ritorno ai livelli economici pre-covid grazie alle misure inedite di stimolo fiscale e sostegno monetario? Una ripresa a forma di L, in base alla quale l’attività economica rimarrebbe depressa molto a lungo, la distruzione dei posti di lavoro e la paralisi di molti settori comprometterebbero il potenziale di crescita per lungo tempo? Una ripresa a forma di U, ossia un mix delle due precedenti, con l’attività in sicura ma lenta ripresa?

La Borsa, dal canto suo, propende chiaramente per una ripresa a forma di K1, che vedrebbe ampliarsi inesorabilmente il divario tra le imprese “spinte” dalla crisi e quelle condannate a soccombere.

Nel primo campo ritroviamo naturalmente gli attori dell’accelerazione digitale che abbiamo osservato durante e dopo il lockdown: l’e-commerce (Amazon +87%, Zalando +60% da inizio anno2), i fornitori di componentistica (ASML +17%, Nvidia +123%), i pagamenti (Paypal +84%, Adyen +90%), il software o il cloud (Microsoft +40%, Salesforce +63%). È questa parte del listino a spiegare i livelli record raggiunti in primis dalla Borsa statunitense (Nasdaq 100 +37%).

Di converso, interi settori dell’economia sono stati colpiti in modo duraturo e forse irrimediabilmente: il settore aereo (Ai France -63%, Airbus -48%), il turismo (Tui -68%, Europcar -71%), la distribuzione tradizionale (Smcp -60%, Macy’s -58%), il petrolio (Royal Dutch -51%, Technip FMC -63%).

Le performance degli indici di borsa mondiali si spiegano, in buona parte, con l’appartenenza delle aziende rappresentate all’uno o all’altro campo.

La dicotomia in Borsa riflette anche quella dell’economia reale. Uno studio del FMI3 rivela che dopo ogni pandemia si verifica un incremento delle disuguaglianze (SARS, Ebola, H1N1, Zika…). Sono soprattutto i settori che impiegano manodopera poco qualificata a subire inesorabili battute d’arresto. La possibilità di lavorare in smart working e il livello di istruzione spiegano spesso questo divario crescente e si traducono in tassi di disoccupazione molto differenziati a seconda del settore di attività. Negli Stati Uniti, il numero di posti di lavoro che offrono un salario orario superiore a 32 dollari è aumentato del 2% tra inizio anno e fine giugno, mentre quelli con salario inferiore a 14 dollari sono diminuiti del 20%4.

L’elevato tasso di risparmio disponibile nelle economie sviluppate può permettere di affrancarsi in parte dai prodotti a breve termine che non offrono rendimento, e servire a rilanciare la macchina degli investimenti, a partire dalle imprese private.

Nella favola di La Fontaine, Gli animali malati di peste, non tutti gli animali morivano, ma tutti erano colpiti dal morbo. Possiamo quantomeno dire che anche in questa pandemia siamo colpiti tutti, ma non allo stesso modo.

Olivier De Berranger, Chief Investment Offier di La Financière de l’Echiquier

1 - Financial Times, 10.06.2020

2 – dati al 31.08.2020

3 – How Pandemics Leave the Poor Even Farther Behind, IMF Blog, 11.05.2020

4 - Current Population Survey (CPS)

 

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