AXA IM. La Società del Futuro: L’Effetto Covid in un Mondo QE. Articolo di Alessandro Tentori

FOTODurante la “pausa estiva” ho avuto modo di rileggere alcuni testi di storia economica e di sociologia. Abbiamo già discusso di economia e diseguaglianza, in particolare nel nostro webinar con Joseph Stiglitz. In questo commento vorrei invece fare il punto sulla complessità del sistema socioeconomico e su come le politiche economiche attuali possano plasmare la società del futuro, un futuro neanche troppo remoto a mio modesto parere.  Un modello è per definizione una semplificazione della realtà, tralascia i dettagli e tenta di catturare quella che in ambito anglosassone viene definita “the big picture”. Ma partiamo dall’assetto della politica economica: da un lato abbiamo una politica monetaria ultra espansiva, dall’altra una persistente carenza di riforme strutturali e una politica fiscale che solo di recente si è aperta alle necessità delle categorie di reddito più basse (i.e. diseguaglianza da Covid, sia a livello sanitario che di occupazione), favorendo comunque un approccio congiunturale piuttosto che un modello tendenziale-strutturale.

Gli effetti sull’economia reale sono abbastanza evidenti. In particolare, il tema del rapido apprezzamento dei titoli finanziari ha un effetto dirompente sulla distribuzione del reddito disponibile e quindi anche sui consumi e sull’inflazione più in generale. In questo contesto si colloca anche l’annoso dibattito monetarista, dove l’enorme massa monetaria creata dal sistema bancario stenta a sfociare in una inflazione dei prezzi al consumo, grazie anche al continuo rallentamento della velocità di circolazione della moneta. La carenza di riforme strutturali deprime la crescita potenziale – un altro tema che abbiamo affrontato in passato – e si ripercuote così sia sul mercato del lavoro che sulla necessità di finanziare e sostenere un tasso di crescita socialmente accettabile. Da qui la tematica del debito eccessivo e della “zombificazione” del substrato aziendale di una economia.

Il cerchio si chiude con un settore pubblico che aggiunge un ulteriore livello di inefficienza al settore privato, già oberato dall’effetto di crowding out del debito sovrano. Si apre quindi una pericolosa biforcazione tra l’economia reale – in particolare la percezione di cosa sia una economia “giusta” – e l’economia di Wall Street, una dicotomia che è già stata ripresa anche in campagna elettorale Statunitense con lo slogan “Wall Street contro Main Street”.

In conclusione, il modello attuale è riconducibile a una sequenza temporale che origina dalla liquidità immessa in enormi quantità dalle banche centrali e che sfocia in un aumento della percezione di ineguaglianza. Si tratta quindi di un blend tra economia normativa e economia positiva, se mi consentite un excursus nelle basi della teoria dell’economia. Sono due gli aspetti collaterali da monitorare: 1) Le valutazioni finanziarie sono da analizzare anche alla luce di questo modello e non solo su basi fondamentali (ovviamente ciò che sembra sopravvalutato in un contesto puramente fondamentale, lo sembrerà molto meno in un contesto di iperliquidità), e; 2) La crescente diseguaglianza implica un appeal sempre maggiore di politiche cosiddette sovraniste o nazionaliste (“America First”). Il passo che conduce a una crisi del sistema di federalismo globale è un passo breve. Sta a noi decidere quale alternativa scegliere: lo status quo con i suoi vantaggi e i suoi enormi costi sociali, un ritorno al bilateralismo di Bretto Woods oppure un ritorno al mercantilismo di epoche arcane. Forse, il Consenso di Washington che ci ha portati al mondo attuale non è poi così male…

Alessandro Tentori, CIO AXA IM Italia

 

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