Jupiter AM. “Stesso vino, bottiglia diversa”. Cosa succederà in Giappone? Commento di Dan Carter*

Shinzo Abe

Shinzo Abe

Le dimissioni ufficiali odierne del premier giapponese Shinzo Abe hanno posto fine a settimane di speculazioni a seguito delle numerose visite in ospedale effettuate nell’ultimo mese. Nonostante i conseguenti movimenti infragiornalieri del mercato, le dimissioni di Abe non dovrebbero rappresentare uno shock. È un premier di lungo corso con una storia di problemi di salute, e stavano circolando voci sulle sue dimissioni. Tuttavia, la tempistica – nel bel mezzo di una pandemia globale e delle turbolenze economiche che ne derivano, e con un’elezione negli Stati Uniti nel prossimo futuro – è infelice. Questa iniezione di incertezza politica interna generale è probabilmente l’impatto più significativo dell’annuncio di oggi. Fortunatamente, Abe ha da tempo cessato di essere il totem della rinascita economica e di mercato giapponese che era una volta, quindi le sue dimissioni sono molto meno preoccupanti di quanto si sarebbe potuto pensare cinque anni fa. Una pagella contrastante per Abe. Alla fine della sua carriera di premier potremmo dire che Abe ha una pagella contrastata. Haruhiko Kuroda, la sua scelta ideale come governatore della BoJ (il cui mandato si protrae fino al 2021), ha stampato moneta in modo aggressivo, e la sua pressione sul settore delle imprese per ottenere di più dal loro capitale azionario ha portato a una migliore governance aziendale e a un passaggio a una gestione più favorevole agli azionisti. Tuttavia, è più difficile dire se la riforma fiscale abbia avuto successo: da un lato abbiamo visto la riduzione delle imposte sulle società, ma dall’altro l’aumento della tassazione dei consumi. La sua tanto pubblicizzata Terza Freccia della riforma strutturale, che ha fatto pregustare agli investitori stranieri la prospettiva di potenziali cambiamenti nel mercato del lavoro e nel ruolo delle donne nella società e nell’economia, è stata molto più limitata nei suoi successi.

E adesso? Sebbene non ci sia una vittoria scontata per il posto al vertice, in qualunque caso è improbabile una rivoluzione politica. Per noi la politica giapponese si è spesso attenuta al vecchio cliché “stesso vino, bottiglia diversa”: è improbabile che l’era post-Abe abbia un’agenda politica radicalmente diversa, e una transizione ordinata da un membro del partito liberale a un altro rende questo concetto più vero che mai. Abe ha annunciato che continuerà a ricoprire il ruolo di primo ministro fino a quando non verrà scelto un successore e questa dovrebbe essere considerata una buona notizia, in quanto limita il turnover nei ruoli di vertice e rende più probabile l’esclusione di vecchi statisti inclini alla gaffe come il vice primo ministro Taro Aso.

I due principali candidati al ruolo di primo ministro sono probabilmente Shigeru Ishiba e Fumio Kishida. Sebbene probabilmente nessuno dei due sarebbe politicamente rivoluzionario, Ishiba è stato più critico nei confronti di Abe in passato e ha recentemente affermato: “Dobbiamo ripensare tutto sul Giappone… Le azioni non rappresentano l’intera economia. Dobbiamo cambiare il sistema per cui tutta la ricchezza si accumula presso gli azionisti e le persone che gestiscono le società”. Data la sua posizione più populista, non sorprende che sia popolare e che sia regolarmente in cima ai sondaggi pubblici come prossimo PM preferito. Kishida, al contrario, è stato plasmato e promosso da Abe stesso, e mai il cliché di cui sopra sarà più vero di quanto lo sarà se verrà scelto per prendere il posto del suo mentore politico.

*Gestore azionario giapponese, Jupiter AM

 

Questa voce è stata pubblicata in Economia, Finanza e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


+ sette = nove

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>