Borsa. Ripresa debole frena l’Europa. A Milano (-0,03%) si salvano banche e Prysmian

PALAZZO MEZZANOTTEMilano, 28 agosto – Il giorno dopo la ‘svolta’ di Powell sull’inflazione, le Borse europee devono fare i conti con deboli dati macro che certificano una ripresa economica ancora lontana nel Vecchio Continente. La garanzia della Fed su una politica ‘accomodante’ a lungo termine ha sostenuto le banche, ma questo non è bastato per trascinare al rialzo anche i listini. E così mentre a Wall Street il Dj azzera le perdite 2020 e l’SP& 500 si avvia a chiudere il miglior mese da 34 anni, i mercati europei hanno terminato in ordine sparso colpiti delle vendite sui settori farmaceutico, alimentare e tlc, mentre proseguono i timoni per i contagi da Covid che restano a livelli di guardia. Non fa eccezione Piazza Affari che chiude l’ultima seduta della settimana sulla parità (-0,03% il Ftse Mib) salvata solo dai rialzi delle banche, con uno spread stabile in area 150 punti. In testa c’è UniCredit (+3,5%) seguita a ruota da Bper (+2,1%), Intesa Sanpaolo (+1,2%) e Banco Bpm (+0,5%) ma spicca anche Prysmian (+2,1%). Ma gli acquisti sugli istituti di credito nel Ftse Mib sono agevolati anche dall’ok della Bce alla scissione di 8,1 miliardi di Npl per Mps (+2,7%), che per molti osservatori darà il via a una nuova tappa del risiko bancario (visto che Rocca Salimbeni sarà molto più appetibile per M&A). L’altro fronte caldo è il progetto di rete unica in fibra ottica, con Tim che frena (-0,2%) dopo la corsa delle ultime sedute e il nuovo sprint di Tiscali (+11,9%) che ha spedito una lettera al governo Conte assieme a Fastweb per difendere dai dubbi degli altri operatori la scelta di aderire a FiberCop. Sul fronte opposto ancora giù DiaSorin (-4,8%) messa sotto pressione dalla concorrenza sul fronte di test e tamponi per il Covid-19. Nel mercato valutario, continua a perdere quota il biglietto verde dopo la svolta di Powell sull’inflazione: l’euro si rafforza e passa di mano a 1,1903 dollari (contro 1,1806 ieri in chiusura) e a 125,303 yen (125,34), mentre la divisa americana vale 105,32 yen. Svanito in parte il timore per gli uragani nel Centro America, resta debole il petrolio: il Wti con scadenza a ottobre cede lo 0,5% a 42,8 dollari al barile e il Brent pari scadenza vale 45 dollari (-0,2 per cento).

 

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