Amundi. Cambiamenti climatici dopo il Covid-19: la crisi a un bivio. Analisi di Alice de Bazin, Tobias Hessemberger e Théophile Pouget Abadie

FOTOIl 2020 avrebbe dovuto essere l’anno in cui i politici, le imprese e gli investitori si sarebbero impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico. Dopo la deludente 25a Conferenza sul clima di Madrid, i gravi incendi scoppiati in Australia a fine 2019 e il piano ambizioso dell’Unione europea per affrontare il cambiamento climatico attraverso il Green Deal, il 2020 avrebbe dovuto essere il punto di svolta. Invece, è l’anno della pandemia del coronavirus. 

La 26a Conferenza sul clima è stata rinviata, gli scioperi per il clima (i cosiddetti Climate Strike) sono stati annullati e la capacità della Commissione europea di rendere davvero efficace il Green Deal non è ancora stata dimostrata. Tuttavia, se da un lato i lockdown globali hanno sicuramente ridotto le emissioni inquinanti per il 2020, dall’altro resta da vedere se il tema del cambiamento climatico tornerà ad essere centrale nella fase della ripresa o se sarà ancora una volta messo da parte. Ciò è motivo di preoccupazione. Christina Figueres ha recentemente invitato a integrare l’azione per il clima all’interno delle politiche per la ripresa, “ Non possiamo uscire dal pericolo della pandemia e ricadere in quello del cambiamento climatico esacerbato”.

In questa nuova edizione della serie “Day After”, dove analizziamo gli impatti del coronavirus per gli investitori, ci chiediamo quali implicazioni potrebbe avere il coronavirus sul cambiamento climatico nel breve e nel medio termine. Tuttavia, il percorso che il cambiamento climatico può intraprendere, e le reazioni politiche e del settore privato ad esso, possono variare ampiamente, con conseguenze diverse per gli investitori. Ad esempio, una risposta debole al cambiamento climatico oggi potrebbe scatenare una risposta politica brusca nel prossimo decennio, con forti conseguenze sui portafogli.

Il nostro approccio è il seguente: da una prospettiva alta, analizziamo tre possibili scenari considerando due variabili sottostanti: (I) le risposte politiche e (ii) le risposte del settore privato alla pandemia del coronavirus. Queste risposte varieranno in base a diversi fattori, tra cui la durata e la gravità della crisi economica, i livelli di debito e i vincoli di bilancio, la riduzione dei prezzi dei combustibili fossili e il coordinamento internazionale.

I possibili valori che queste due variabili possono assumere determinano il risultato, il percorso del cambiamento climatico.

Nello scenario positivo, ci aspettiamo che le misure per la ripresa includano le politiche sul cambiamento climatico, mentre le imprese intensificano in modo significativo i loro sforzi per la transizione verso modelli di business sostenibili. Ciò porta a un percorso globale sul cambiamento climatico più in linea con l’accordo di Parigi. Nello scenario negativo, ci aspettiamo che le misure per la ripresa non includano il cambiamento climatico, mentre il settore privato si concentra sulla sopravvivenza del proprio business, senza considerare la necessità di rendere più “green” le proprie attività. Ciò potrebbe portare a un forte contraccolpo politico nel prossimo futuro, con una significativa riduzione delle possibilità di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nello scenario dello ‘status quo’, i responsabili politici includono politiche climatiche deboli nei loro pacchetti di misure per la ripresa, alcune aziende passano a modelli di business più sostenibili, mentre altre no. Senza dubbio, anche in quest’ultimo scenario, il mondo deve ancora affrontare l’urgenza della mobilitazione per il cambiamento climatico al fine di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Ci aspettiamo e speriamo che lo scenario positivo si concretizzi. A questo proposito, lo scenario negativo può essere considerato lo scenario peggiore che spinge le parti interessate a capire cosa accadrebbe se il nostro percorso di ripresa economica non si basasse su pacchetti di stimolo inclusivi e sostenibili. Che cosa implicherebbero questi scenari per gli investitori? Come ha detto una volta il premio Nobel Niels Bohr, «Le previsioni sono molto difficili, soprattutto per quanto riguarda il futuro». Naturalmente, non adottiamo un approccio scientifico: ogni variabile è stata stilizzata. L’obiettivo di questo articolo, tuttavia, è quello di fornire un quadro che consenta agli investitori di comprendere meglio, e anticipare, i diversi possibili percorsi che ci attendono. In qualità di asset manager responsabile, esortiamo e accompagniamo i nostri clienti nell’integrazione del cambiamento climatico nelle loro politiche di investimento. Tuttavia, queste possono assumere forme diverse, e sulla base di quale scenario si sviluppa, un approccio può essere più rilevante dell’altro. Dall’inizio del lockdown, i livelli di inquinamento si sono drasticamente ridotti. Secondo Carbon Brief, le emissioni annuali di gas serra dovrebbero diminuire del 5,5% nel 2020. Anche se questo potrebbe essere il più grande calo annuo di emissioni di CO2 a causa di una crisi economica o di un periodo di guerra, tale consistente riduzione non sarà sufficiente a limitare il riscaldamento a 1,5° C al di sopra delle temperature pre-industriali (per il quale è necessaria una riduzione annua del 7,6% delle emissioni globali). Tuttavia, questa è un’opportunità senza precedenti di osservare ciò che accade quando gli esseri umani hanno un impatto limitato sull’ambiente. La natura sembra aver prosperato di fronte all’inattività umana. Nei sobborghi di Parigi sono comparsi i cervi, montagne lontane sono diventate visibili a Nuova Delhi e persino i coyote sono stati avvistati vicino al Golden Gate Bridge di San Francisco.

Questo non deve indurci a pensare che il coronavirus abbia risolto il problema del cambiamento climatico. In realtà, potrebbe persino minare o rallentare le politiche climatiche e gli investimenti. Ad esempio, il crollo finanziario del 2008 ha portato a una riduzione ‘una tantum’ molto limitata delle emissioni di CO2, ma questi risultati sono stati completamente cancellati negli anni successivi.

La storia potrebbe ripetersi a meno che non vengano adottate misure preventive serie. Dopo il primo trimestre dell’anno, le emissioni di CO2 in Cina hanno già iniziato ad aumentare con la ripresa dell’attività economica e il calo delle emissioni in tutto il mondo dovrebbe essere di breve durata. Se questa tendenza continuerà, una forte ripresa nel 2021 potrebbe persino compensare le riduzioni temporanee delle emissioni nel 2020. Per alcuni settori, i governi potrebbero intervenire per allentare i vincoli legati al clima.

Di fatto, il coronavirus ha posto le basi per massicci interventi governativi. In Spagna, gli ospedali privati sono stati nazionalizzati, il Regno Unito e la Francia potrebbero adottare piani di nazionalizzazione. Alcuni hanno sostenuto che con una maggiore tolleranza da parte dell’opinione pubblica nei confronti dell’intervento del governo, si ottiene un maggiore consenso verso le politiche pubbliche rigorose per contrastare il cambiamento climatico. Senza dubbio, anche il settore privato svolgerà un ruolo determinante. Il modo in cui le aziende si comportano durante la crisi, e la loro capacità o volontà di sfruttare al meglio questa crisi per passare a modelli di business più sostenibili, sarà un fattore decisivo per determinare il percorso per contrastare il cambiamento climatico. Ovviamente, è impossibile prevedere l’impatto che la pandemia avrà sul cambiamento climatico. Tuttavia, possiamo disegnare una roadmap per i diversi scenari che potrebbero verificarsi.

Per farlo, è necessario guardare alle potenziali risposte politiche e del settore privato all’epidemia e al percorso di cambiamento climatico che ne deriva. Questo studio mira a fare luce sull’impatto dell’epidemia di coronavirus sul cambiamento climatico, con un’enfasi sulle implicazioni per gli investitori. Le due variabili utilizzate nei diversi scenari sono:

i) La risposta politica al Covid-19, sia in termini di negoziati internazionali che di attuazione delle politiche nazionali (o regionali): includeranno le questioni legate al cambiamento climatico?

ii) La risposta del settore privato al Covid-19. In che misura le aziende saranno in grado di (o saranno disposte a) passare a modelli di business più sostenibili, dal momento che la loro stessa esistenza potrebbe essere minacciata?

Queste risposte saranno il risultato di diversi fattori di rischio, che includono (ma non sono ovviamente limitati a):

  • –  La durata e la gravità della crisi economica:

ciò porterebbe i responsabili politici a favorire le tematiche sociali rispetto a quelle ambientali, mantenendo al contempo una pressione nel breve termine sulle aziende;

  • –  I livelli di debito e i vincoli di bilancio, sia per le politiche pubbliche che per le imprese, determineranno in che misura le risorse saranno destinate alle attività ‘green’;

–  I prezzi più bassi dei combustibili fossili possono mettere in discussione la competitività relativa delle soluzioni alternative a basse emissioni di carbonio; e – Il coordinamento internazionale, o la sua mancanza, può influire sul rischio percepito delle catene di fornitura globali e sulla risposta coordinata al cambiamento climatico.

Quale sarà la strada che il tema del cambiamento climatico intraprenderà nei prossimi anni, a seguito della risposta politica e del settore privato? Assisteremo a una stabilizzazione delle emissioni, a un’attuazione tempestiva e trasparente della regolamentazione sul clima e a limiti ai modelli climatici cronici e acuti? O il 2008 si ripeterà nuovamente, con risultati ‘una tantum’ rapidamente cancellati dalla ripresa delle attività economiche? Queste variabili stilizzate ci permettono di tracciare tre scenari principali: lo scenario positivo (slancio green), quello negativo (tracollo politico) e lo ‘status quo’. In questo contesto, quali sono le implicazioni per gli investitori, in ciascuno degli scenari? Le implicazioni per gli investitori si inquadrano nel contesto del rischio di transizione e del rischio fisico, che rappresentano l’approccio migliore per definire i rischi finanziari del cambiamento climatico per gli investitori

In tutti gli scenari, anche in quello positivo, gli investitori dovrebbero integrare le considerazioni sul cambiamento climatico nei processi decisionali degli investimenti. In effetti, la materializzazione del cambiamento climatico non è in discussione, ma piuttosto lo è la capacità globale di ridurlo e di essere resiliente. Naturalmente ci auguriamo che lo scenario positivo si concretizzi.

 

 

 

 

 

Questa voce è stata pubblicata in Economia e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


uno + cinque =

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>