DPAM. Cosa ci ha insegnato la pandemia sugli investimenti sostenibili e responsabili

Investimenti sostenibili

Investimenti sostenibili

Siamo tutti consapevoli ormai della portata di quello che inizialmente è stato considerato un “semplice” virus, sia per la sua diffusione globale sia per il suo impatto sull’economia, in ogni settore. Ma che effetto ha avuto sugli investimenti sostenibili e responsabili (SRI)? Per molti, anche prima delle restrizioni mondiali legate alla pandemia, gli investimenti sostenibili erano ormai divenuti un trend strutturale. Cosa dobbiamo quindi aspettarci dalla loro evoluzione e performance globale? Riteniamo che la crisi abbia impartito quattro importanti insegnamenti: Sviluppo sostenibile.  La pandemia e le sue gravi conseguenze sull’economia globale hanno dimostrato – ancora una volta – che le aziende ritenute “sostenibili” sono state più resistenti dal punto di vista amministrativo e finanziario. Inoltre, hanno registrato le performance migliori sui mercati. Ad una superiore performance finanziaria, riflessa nei rendimenti delle aziende, si è associato anche un minor profilo di rischio. Che si tratti di aziende sostenibili attive sui mercati  europei, americani o emergenti, le conclusioni rimangono le stesse: le aziende sostenibili restituiscono un alfa maggiore e comportano un minor rischio. L’investimento sostenibile e responsabile è un investimento in cui la convinzione di generare valore va di pari passo con una visione a medio-lungo termine. Di conseguenza, non è destinato a sfruttare bolle effimere o a considerare acquisizioni opportunistiche temporanee. Al contrario, è destinato a sostenere le aziende nella loro strategia vincente di creazione di valore.

Difesa delle tre dimensioni dell’ESG. Negli ultimi anni, fenomeni metereologici estremi sempre più frequenti hanno posto il cambiamento climatico al centro del dibattito, sui media e non solo, tanto da radicarlo nelle preoccupazioni degli investitori. Poiché questo fenomeno è spesso legato a tragedie umanitarie, va quindi al di là della dimensione puramente ambientale. Tuttavia, a livello normativo e di obbligazioni morali, la responsabilità climatica e quella ambientale hanno spesso avuto la precedenza su altre questioni, in particolare su quelle sociali senza però (per fortuna) soppiantarle. La pandemia e la conseguente crisi sanitaria hanno riportato in primo piano l’importanza del fattore sociale e umano.

Secondo gli esperti ambientali, la trasmissione del virus COVID-19 dagli animali all’uomo è causata dal massiccio e rapido deterioramento della nostra biodiversità, a riprova dello stretto legame tra questioni ambientali e umane. Perciò, a livello finanziario, gli investitori saranno sempre più chiamati a sostenere e dimostrare la propria responsabilità sociale, in particolare per quanto riguarda i diritti umani.

Dall’approccio di alcuni pionieri circa quindici anni fa, il movimento degli investimenti sostenibili e responsabili ha subito una fortissima accelerazione che la pandemia non ha fatto altro che accentuare. Anche le pratiche e le modalità d’investimento quindi si sono evolute divenendo più solide e strutturate. Gli investimenti SRI oggi sono mossi dalla volontà degli investitori di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Gli investimenti devono quindi essere caratterizzati da una prospettiva globale ed olistica e poter dimostrare il proprio impatto specifico.

Ripresa economica sostenibile. Lo shock creato dal Covid-19 ha messo in evidenza l’importanza del fattore sociale – ed in particolare del capitale umano – in quanto pilastro chiave di qualsiasi azienda. È responsabilità del datore di lavoro mettere in atto misure preventive e protettive a tutela della propria forza lavoro. Una maggiore automazione potrebbe risolvere il problema della continuità operativa e sicuramente, questo processo già ben avviato, migliorerà nel corso degli anni. Tuttavia, le macchine non possono essere la risposta a tutto.

In un momento in cui la cooperazione internazionale è diventata una conditio sine qua non, il comportamento dei Paesi ha rapidamente dimostrato che il dialogo e la volontà di raggiungere un obiettivo comune non è attualmente all’orizzonte: la ripresa economica della Cina non è certamente di buon auspicio per la questione climatica. Inoltre, le ripetute provocazioni del Presidente americano non sembrano andare nella direzione di una ripresa verde e sostenibile. Fortunatamente la Commissione Europea ha dimostrato una certa volontà di sostenere ed incentivare misure legate alla sostenibilità.

Al di là delle azioni dei governi e delle banche centrali, la crisi potrebbe anche mettere in discussione la capacità del sistema finanziario globale di raggiungere gli obiettivi fissati per il nuovo secolo. È quindi necessario continuare a sfruttare i preziosi insegnamenti tratti dalle recenti crisi, compresa la pandemia.

Data l’attuale situazione, potrebbe essere opportuno inoltre affrontare alcuni principi di governance con una maggiore flessibilità rispetto al solito. La crisi di COVID-19 ha rafforzato il primato degli stakeholder rispetto a quello degli azionisti. La responsabilità più ampia di un’azienda nei confronti della società nel suo complesso è al centro del dibattito, così come la ricerca di un trattamento più equo dei diversi stakeholder.

Attenzione al rallentamento normativo.  Dobbiamo temere che i rinvii di importanti incontri come il COP 26 rallenteranno i recenti progressi in materia di investimenti responsabili? È importante differenziare i progressi normativi in materia di investimenti SRI da quelli nella regolamentazione in materia ambientale o sociale, rivolti direttamente alle imprese e ai governi.

Il 14 novembre 2019, la BEI ha pubblicato la sua ultima strategia di investimento, che mira ad allineare, a partire dal 2020, le sue attività finanziarie agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

A livello di Commissione Europea, il Green Deal mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 spingendo l’UE ad aumentare le proprie ambizioni in materia di clima. Nonostante i dettagli del Green Deal siano ancora in gran parte sconosciuti, senza dubbio l’ impatto su tutti i settori economici sarà significativo. Perciò è necessario pianificare fin da ora la riconversione di alcuni sottosettori o attività per garantire una corretta transizione. Se questi investimenti non saranno effettuati entro i prossimi 5-10 anni, il ritardo accumulato non farà altro che aggravare la situazione e aumentare i finanziamenti necessari.

La crisi di Covid-19 dimostra infine perché – oggi più che mai – gli investimenti SRI necessitano di un linguaggio chiaro e comune per sostenerne la crescita. Diverse iniziative (ad esempio le raccomandazioni della SASB, del GRI o della TCFD) possono aiutare i professionisti della finanza responsabile. Tuttavia, la loro eterogeneità può anche creare molta confusione. A questo proposito la Tassonomia elaborata dalla  Commissione Europea potrebbe potenzialmente risolvere questo problema.

Ophélie Mortier, Sustainable & Responsible Investment Strategist di DPAM

 

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