Borse. Allarme Covid e dati incerti su economia negli Stati Uniti frenano i listini. Milano giù (-0,5%) con le banche

Piazza Affari

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Milano, 18 giugno – Il Covid negli Usa non molla la presa e, complice un calo della disoccupazione più lento del previsto, manda in affanno le Borse europee, che chiudono in rosso una seduta segnata dai timori per una ripresa che appare in salita. Mentre la Bce certifica la paralisi economica del Vecchio Continente, e si moltiplicano i contagi in Cina e Brasile, a rendere nervosi i mercati sono i dati macro che arrivano dall’altra sponda dell’Atlantico e mostrano uno scenario di luci e ombre dopo la fine del lockdown: da un lato, infatti, scendono meno delle attese i sussidi di disoccupazione negli Usa, dall’altro balza sopra le stime l’indice Fed di Philadelphia (che misura lo stato di salute dell’industria manifatturiera nel nord-est degli Stati Uniti). Segnali contrastanti che suggeriscono prudenza agli investitori, in attesa di capire anche i tempi per un accordo politico in Europa sul Recovery Plan, con Angela Merkel che invita gli altri partner ad approvare il piano entro luglio (altrimenti sarebbe a rischio l’avvio del fondo nel 2021). E così a fine giornata Piazza Affari lascia sul campo lo 0,51% appesantita soprattutto dall’andamento contrastato dei bancari, che occupano entrambi gli estremi del Ftse Mib, da Bper (-2,7%) a UniCredit (-1,8%). Fa eccezione la sola Mediobanca (+1,8%). In affanno Fca (-0,3%) con gli analisti che non vedono rischi per fusione con Peugeot dopo l’avvio dell’indagine dell’Antitrust Ue. Sulla parità Atlantia che ha scritto una lettera a Bruxelles accusando il governo Conte di violare il libero mercato nello scontro sul destino delle concessioni autostradali. Fuori dal listino principale male la Juventus (-5,4%) all’indomani della sconfitta nella finale di Coppa Italia, mentre strappa Astaldi (+11,2%) dopo la pubblicazione dei risultati 2018 e 2019 e in attesa dell’udienza per l’omologa del concordato. Sul mercato dei cambi, l’euro resta stabile a 1,122 dollari (contro 1,121 ieri in chiusura) mentre è in netto rialzo nei confronti della sterlina a 0,902 (0,894), indebolita di colpo dopo la decisione della Bank of England di aumentare di 100 miliardi di sterline il programma di acquisto titoli. La valuta britannica passa di mano a fine seduta a 1,243 dollari, perdendo circa l’1% del suo valore rispetto a prima dell’annuncio della BoE. Sul fronte del greggio, infine, il contratto di consegna a luglio sul Wti sale dell’1,4% a 38,5 dollari al barile, mentre quello di agosto sul Brent del Mare del Nord è scambiato a 41,3% dollari (+1,3 per cento).

 

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