J.P. Morgan. Bond Bulletin Settimanale. Contesto favorevole per le valute dei mercati emergenti

FOTO BONDPerché si verifichi un rally generalizzato delle valute emergenti è necessario che il Dollaro statunitense sia debole e che la crescita globale sia vigorosa. Se altre economie di mercato avanzate continuassero a riaprire più velocemente rispetto agli Stati Uniti e se, di conseguenza, i flussi finanziari si dirigessero verso gli attivi di quei Paesi, si accumulerebbero pressioni sul biglietto verde. Tuttavia, una ripresa della crescita globale non sembra imminente. A nostro avviso, nel 2020 le economie emergenti registreranno una contrazione all’1,3%: ciò vuol dire un calo di 5,7 punti percentuali rispetto al tasso di crescita del 2019 e un punto percentuale in meno rispetto alle stime di consenso. Tuttavia, spesso i mercati si muovono nella direzione di marcia e non verso i livelli assoluti. In questo caso la dinamica di crescita positiva c’è ed è segnalata da un miglioramento degli indici dei responsabili degli acquisti (PMI). A maggio quasi il 90% dei PMI dei Mercati Emergenti si è mosso al rialzo, segno che ad aprile i dati economici potrebbero aver toccato i minimi. Ciò nonostante, con l’esclusione di Cina e Sudafrica, tutti i dati PMI dei Mercati Emergenti sono in territorio negativo (sotto i 50 punti). Un altro motivo per lasciarsi la prudenza alle spalle è che le rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina non hanno ancora inciso sulla performance dei mercati, ma dovranno essere monitorate con attenzione.

La recente rimonta degli attivi più rischiosi ha consentito alle valute emergenti di generare un rendimento complessivo del 4,7% nelle ultime due settimane, a fronte di un rendimento di -1,7% del Dollaro statunitense. A guidare la cordata sono state sia le valute “CE3” (ossia lo Zloty polacco, il Fiorino ungherese e la Corona ceca) sia quelle dell’America Latina. Sebbene le divise più performanti dei Mercati Emergenti abbiano recuperato le perdite rispetto ai ribassi iniziali di febbraio, alcune sono ancora indietro, il che consente margini di crescita nel più ampio universo delle valute emergenti. Ciò detto, focalizziamo l’attenzione su alcuni mercati specifici che offrono fondamentali solidi e un valore relativo interessante, fattori che a nostro avviso potrebbero favorire una sovraperformance. Ad esempio, il Peso messicano e il Rublo russo generano rendimenti elevati (rispettivamente del 5,5% e 4,9%), sono a buon mercato in base al tasso di cambio reale effettivo e i rispettivi Paesi hanno saldi di bilancio molto solidi (la bilancia delle partite correnti della Russia è in surplus e quella del Messico è stabile/in miglioramento e in entrambi i casi le riserve valutarie sono solide). (Fonte: JGENFXGD per le valute emergenti e DXY per il Dollaro statunitense. I rendimenti sono ottenuti dai tassi di cambio. Dati al 2 giugno 2020.)

A differenza di quanto accaduto per altri attivi più rischiosi, gli afflussi di capitali nei fondi dei Mercati Emergenti in valuta locale non hanno recuperato altrettanto rapidamente dai ribassi di marzo. Ad oggi, i deflussi netti ammontano a oltre USD 10 miliardi, ossia quasi il 20% del patrimonio gestito. Gli investitori che sono tornati a investire nelle strategie obbligazionarie dei Mercati Emergenti hanno scommesso soprattutto sui fondi governativi in valuta forte. Nella maggioranza dei casi sembra che le valute emergenti siano sottoinvestite e questo potrebbe favorire un recupero. (Dati al 2 giugno 2020).

 

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