Lunedì via alla fase 2 con 4,4 milioni di italiani che tornano al lavoro. Prosegue il braccio di ferro Stato-Regioni-Comuni sulle riaperture. Il Governo Conte stringe i tempi per varare il decreto legge Rinascita da 55 miliardi di euro

Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte assieme al ministero dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri

Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte assieme al ministero dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri

Scatterà lunedì 4 maggio la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza Covid-19 per 4,4 milioni di lavoratori, mentre 2,7 milioni resteranno ancora a casa. La ripresa, però, non è esente da “paradossi”: in attività torneranno, infatti, soprattutto gli ultra cinquantenni rispetto ai giovani, in prevalenza nel Nord Italia, area più esposta al contagio. Lo rilevano i consulenti del lavoro. Nel dettaglio, su 100 addetti “fermi” nel Paese per effetto dei provvedimenti governativi di sospensione delle attività a causa del Coronavirus, “il 62,2%” andrà nuovamente a svolgere la propria occupazione, da dopodomani. E, di questi, “3,3 milioni sono uomini (il 74,8% del totale), e 1,1 milioni donne (25,2%)”. 

Non si attenua lo scontro tra il Governo e le Regione e tra queste ed i comuni. Alcune regioni Veneto, Calabria, Sardegna hanno previsto la riapertura di bar, ristoranti, agriturismo ed altre attività sia pure all’aperto, mentre le disposizioni contenute nel DPCM del Governo ne prevedono la riapertura solo a partire dal 1° giugno, unitamente a barbieri, parrucchieri, centri estetici ed altre attività affini. Emilia Romagna e Campania ha previsto la riapertura dei centri sportivi e degli allenamenti individuali per i calciatori, ma qualche società calcistica non ci sta.

Il premier Conte precisa che se il numero di contagi diminuirà ancora, potrebbero esserci nuovi allentamenti e la ripartenza di altre categorie di operatori economici e lavoratori ancora fermi.

Intanto peggiora l’economia. Dopo l’Istat che prevede nel primo trimestre un calo del Pil del 4,7%, l’ufficio studi della Confcommercio stima un calo nei consumi di 84 miliardi di euro (-8% rispetto al 2019) sulla base di un’ipotesi di progressiva e graduale riapertura delle attività economiche, considerando la data del primo ottobre per il ritorno ad una fase di normalità. Oltre tre quarti della perdita dei consumi sono concentrati in pochi settori: vestiario e calzature, automobili e moto, servizi ricreativi e culturali, alberghi, bar e ristoranti. Questi ultimi due sono i comparti che registrano le cadute più pesanti: -48,5% per i servizi di alloggio e -33,3% per bar e ristoranti. “Servono prestiti, indennizzi a fondo perduto e slittamento degli adempimenti fiscali per numerose categorie produttive come parrucchieri, barbieri, centri estetici, attività turistiche, bar, ristoranti, ma servono subito” dice il presidente di Confcommercio, Sangalli.

Intanto, incalzato dalle opposizioni (i partiti del Centro-destra e Italia Viva di Matteo Renzi) il Governo accelera i tempi del varo del decreto legge cosiddetto Rinascita che vale 55 miliardi di euro che dovrebbe essere approvato entro questa settimana. Prevede 44 norme gran parte delle quali sono dedicate al sostegno ai redditi di imprese e addetti e per garantire la protezione del lavoro.

Si va dal rinnovo delle misure già previste con il decreto Cura Italia, come Cassa integrazione e cassa in deroga prorogata fino al 31 ottobre all’introduzione del nuovo Reddito di emergenza. Confermato lo stop per altri 3 mesi ai licenziamenti fino al 31 ottobre.  Previsti altri 15 giorni di congedi speciali e altri 600 euro di bonus babysitter. Indennità sono previste per lavoratori autonomi, le partite Iva, i co.co.co., lavoratori stagionali, lavoratori del settore turistico, colf e badanti.

 

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