Ref. Il conto salato dell’epidemia per l’economia: -22% Pil nel lockdown, -8,3% nell’anno, solo in parte recuperato nel 2021 (+5,9%)

Logo_REF_laboratorio_2cm_01Il conto salato dell’epidemia per l’economia italiana: -22% Pil nel lockdown, -8,3% nell’anno, solo in parte recuperato nel 2021 (+5,9%). Nelle settimane di lockdown il Pil nazionale è previsto in contrazione del 22 per cento. Come verrà chiuso l’anno dipenderà strettamente dalla durata della fase delle chiusure e dai ritmi delle riaperture. E’ quanto ipotizza possa avvenire per l’economia nazionale costretta a rallentare il motore della propria economica per fronteggiare la grave emergenza sanitaria da Covid-19 l’istituto Ref Ricerche di Milano.  Con la graduale riapertura che comincerà a maggio il danno potrà essere contenuto a -8.3 per cento per l’intero 2020. Nel 2021 si stima una risalita consistente ma parziale: +5.9 per cento. Le precedenti previsioni erano +0.6 e +0.8 per cento. L’anno prossimo mancheranno 54 miliardi di euro rispetto ai livelli 2019 e 77 miliardi rispetto allo scenario precedente alla pandemia. La transizione sarà lenta nei settori dove la separazione fisica delle persone è complessa. Le imprese industriali che operano nelle catene globali del valore ripartiranno a singhiozzo, dovendo affrontare i problemi di reperimento di prodotti intermedi provenienti da economie nelle quali l’attività è ancora interrotta, o per la contrazione degli ordinativi dai paesi ancora in lockdown. Quest’anno la discesa dell’occupazione è di un milione di unità di lavoro in meno. Il tasso di disoccupazione sale sopra il 12 per cento, calando sotto l’11% nel 2021 (dal 9,9% nel 2019).

Le politiche espansive mitigano gli effetti della crisi, sostenendo il reddito delle famiglie ed erogando credito alle imprese, con impiego di risorse senza precedenti. Tuttavia, non solo in Italia si registrano ritardi nell’erogazione e difficile sostenibilità dei maggiori debiti privati. L’impatto sui conti pubblici è molto forte. il deficit sale quest’anno sopra il 6 per cento del Pil e il debito sopra il 150 per cento.

Le tensioni sul mercato dei titoli di Stato italiani misurano i conflitti politici interni circa il ricorso alle misure varate e in discussione nell’Unione europea. L’Italia deve puntare a massimizzare il sostegno offerto dalle istituzioni europee.

Si è assunto che nel 2021 la politica di bilancio non intervenga con manovre di correzione dei conti. Il miglioramento del deficit atteso il prossimo anno, al 4.3 per cento del Pil, è legato al recupero dell’attività economica e al venir meno di alcune delle misure discrezionali adottate quest’anno.

L’Italia, come gli altri paesi, ha bisogno di gestire l’uscita dalla fase del lockdown senza la pressione dei mercati e senza la necessità di adottare in tempi rapidi nuove misure di correzione della finanza pubblica. Perché ciò sia possibile, è importante definire senza indugi l’impostazione delle politiche europee, in modo da blindare il debito pubblico rispetto ai rischi di nuove fasi di tensioni sui mercati.

Le posizioni contrapposte fra paesi dell’area tedesca e economie dell’area mediterranea – che puntano rispettivamente all’utilizzo del Mes e all’emissione di eurobond – possono trovare una mediazione. Il Mes “sanitario”, che non comporta condizionalità a carico dei debitori, i fondi Bei, il Sure e il Recovery Fund stanno definendo l’architettura entro la quale, grazie all’azione della Bce, l’Italia potrà affrontare nei prossimi anni i costi di questa crisi.

 

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