Aberdeen SI. Mercati emergenti alla prova del coronavirus. Articolo di Nick Robinson

FOTO MERCATI EMERGENTIQuando il virus COVID-19 ha cominciato a comparire alcuni mesi fa nei titoli delle news, dapprima in Cina poi anche nel resto del mondo, i mercati globali hanno mostrato reazioni vagamente compiaciute. La notizia veniva percepita come un problema principalmente cinese, in memoria dell’epidemia di SARS dei primi anni 2000. Ci si aspettava una breve ondata di vendite, che sarebbe durata giusto finché il numero di nuovi casi non avesse iniziato a diminuire. Tuttavia, il virus si è diffuso molto al di là dei confini cinesi, sfociando presto in una pandemia. Le previsioni economiche globali sono cambiate radicalmente all’inizio di marzo e, da allora, hanno continuato a mutare a ritmo quasi giornaliero. Le stime sulla crescita globale per quest’anno raggiungeranno probabilmente il minimo degli ultimi 40 anni. Non sappiamo cosa ci attende, ma è certo è che il COVID-19 continuerà a dominare le notizie sul breve periodo ponendo due grossi problemi per i mercati.

Il primo è sul lato della domanda: in seguito all’improvviso rallentamento dell’attività economica, molte società registreranno cali di fatturato senza precedenti. È piuttosto improbabile che molte di queste realtà riescano ad adeguare con sufficiente rapidità la propria base di costi a questa flessione, pertanto prevediamo che i bilanci e i flussi di cassa verranno sottoposti a forti pressioni. Questo problema sarà probabilmente molto sentito dalle piccole e medie imprese, che tendendo ad avere flussi di ricavi meno diversificati, sono più dipendenti dai consumi e hanno minori possibilità di accesso ai finanziamenti.

Il secondo problema per i mercati è la liquidità che, nello specifico, si concretizza in due modi: liquidità del mercato e liquidità delle aziende. Nel primo caso, più i mercati scendono, più le condizioni finanziarie diventano difficili. Tale situazione, a sua volta, provoca un ulteriore ribasso dei mercati. Quest’ultima conseguenza è problematica poiché la progressiva riduzione dei flussi di cassa delle imprese innesca un aumento della probabilità di insolvenze, che potrebbe mettere a repentaglio l’economia nel suo complesso. Se le società falliscono, si verifica una perdita di posti di lavoro e l’uscita dei disoccupati dalla forza lavoro, situazione che pone una minaccia strutturale ancor più grave rispetto all’attuale domanda di liquidità.

Queste problematiche si inseriscono in un contesto di sofferenza dei mercati del petrolio, colpiti da un duplice shock: la contrazione della domanda causata dal rapido rallentamento dell’attività economica, e uno shock sul lato dell’offerta, scatenato dalla guerra sui prezzi tra Arabia Saudita e Russia. Pur essendo vantaggioso per i consumatori, un basso livello dei prezzi del petrolio provoca un’alterazione della catena di fornitura e dell’attività d’investimento, con conseguenze economiche che potrebbero essere ulteriormente amplificate dalla situazione coronavirus.

Le misure governative saranno i mattoni necessari per innalzare una barriera contro queste incombenti problematiche strutturali.

Finora le banche centrali hanno risposto tagliando i tassi di interesse e iniettando liquidità nei mercati. Sebbene tali misure siano importanti, siamo ancora in attesa di interventi più decisi sul piano fiscale che possano ispirare sufficiente fiducia per stabilizzare i mercati. Tuttavia, la possibilità che possa instaurarsi una ripresa duratura dipenderà anche dalla fiducia che la diffusione del virus sia stata contenuta.

Potremmo non essere in grado di prevedere appieno gli effetti economici futuri del COVID-19, ma possiamo comunque guardare al passato per ricavare indizi utili. In Cina, in seguito alle misure di contenimento del virus, la produzione industriale ha subito il peggiore calo mai registrato (anche in confronto con la crisi finanziaria globale). Questo indica che i dati a livello mondiale continueranno a essere particolarmente negativi – almeno per ora. Guardando ancora più indietro, tuttavia, appare evidente che le fasi di flessione dei profitti tendono a essere brevi e intense rispetto alle fasi di rialzo, sia nei mercati emergenti sia negli USA.

Quanti più governi saranno in grado di evitare che i problemi sul lato della domanda e i timori per la liquidità possano trasformarsi in difficoltà strutturali, tanto più elevate saranno le possibilità di una robusta ripresa dei ricavi. Tutto questo dipende inoltre dalla velocità con cui si raggiungerà il picco dei contagi. Attualmente non è chiaro se la pandemia continuerà a ripresentarsi a ondate nel corso del tempo oppure se si esaurirà entro l’estate 2020. A Hubei, la provincia cinese da cui il virus ha iniziato a diffondersi, il picco dei casi è stato raggiunto all’inizio di marzo, circa 6 settimane dopo l’inizio dell’epidemia. Sebbene questo dato possa essere in certa misura orientativo, è anche vero che il governo cinese dispone di poteri più ampi rispetto a molti altri Stati, che hanno permesso alla Cina di attuare misure di lockdown estremamente stringenti. Prevediamo che altre nazioni avranno bisogno di periodi di contenimento più lunghi poiché non potranno usare lo stesso grado di rigidità. Poiché la ripresa dipende dal contenimento, riteniamo che le economie registreranno una risalita a U dopo l’allentamento delle misure.

Nei mercati emergenti, le risposte dei governi alla richiesta di liquidità appaiono promettenti. Inoltre, i bilanci dei mercati emergenti si sono affacciati all’attuale crisi in buone condizioni, facendo ben sperare riguardo alla ripresa. Anche i programmi di riforma, in particolare in Brasile, sono motivo di incoraggiamento. Nonostante questa crisi del mercato sembri essere sotto diversi aspetti simile a quella del 2008, la volatilità potrebbe offrire agli investitori con ottica di lungo termine l’opportunità di aprire posizioni in società a elevata qualità, caratterizzate da buone valutazioni e in grado di beneficiare delle attuali condizioni del mercato.

Nick Robinson, Senior Investment Manager, Equities, Aberdeen Standard Investments

 

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