Anche questa settimana stiamo vivendo una situazione particolarmente difficile e impegnativa sul fronte contagi e su quello dei mercati finanziari. Così come l’effetto sul cambiamento delle nostre vite quotidiane è stato praticamente immediato, altrettanto velocemente i mercati hanno preso una direzione ribassista. Proprio la velocità di propagazione nei prezzi è l’elemento sorprendente di questo movimento, che rappresenta il più rapido ingresso della storia in un mercato ribassista, concretizzatosi in appena 15 giorni. La velocità è stata in funzione del muoversi disordinato delle aspettative dal precedente scenario goldilocks ad uno di recessione globale. Il tutto, acuito al solito da fattori tecnici come liquidazione indiscriminata delle posizioni da parte di CTA, ETF e fondi a target di volatilità, e posizionamento dei dealer. Il pesante adeguamento dei prezzi tiene conto di una recessione economica e degli utili ormai inevitabile nel primo semestre (con l’eccezione del primo trimestre statunitense), e dei rischi di avvitamento della congiuntura, con potenziale contagio ad alcuni segmenti del credito e alla fragile architettura dell’area euro. Di qui gli anelli deboli di questo frangente, con azioni, credito e governativi del sud Europa a pagare le conseguenze maggiori.
Il problema aggiuntivo è che le reazioni da parte del mondo politico e monetario arrivano alla spicciolata lasciando l’impressione, almeno a livello comunicativo, di tentativi maldestri di tappare le falle che via via accennano ad aprirsi, più che di un organico e coordinato intervento. Questo produce per il momento solo effimeri strappi al rialzo, che durano lo spazio di una seduta, o anche meno.
Al di là dei vuoti comunicativi tuttavia, le risposte monetarie e fiscali, varate o ancora in premessa, sono di proporzioni inedite, con l’obiettivo primario di preservare interi apparati finanziari e produttivi in questi mesi di “latitanza forzata” del consumatore. A questo puntano i programmi di Fed e Bce, orientati a fornire alle banche facile finanziamento, ad agevolare la trasmissione del credito alle imprese (TLTRO, LTRO della Bce, acquisti di crediti commerciali della Fed) e a fungere ancora da “grandi compratori” sui mercati primari e secondari. A questo puntano anche le misure fiscali (italiane, statunitensi e francesi ad esempio), mediante sgravi e agevolazioni a pioggia ai vari comparti produttivi e al consumatore finale.
A decidere dell’evoluzione dei mercati nei prossimi mesi saranno i dati epidemici, certo, ma anche le reti di protezione che nel frattempo governi e Banche centrali avranno saputo predisporre. Le valutazioni attuali potrebbero rappresentare un buon punto d’ingresso, ma solo a patto che le autorità riescano a circoscrivere i costi economici del coronavirus entro i confini di una recessione transitoria. In ogni caso bisognerà mettere in conto ancora volatilità nelle prossime settimane, man mano che il deterioramento economico si renderà evidente nei dati.
Antonio Anniballe, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR