Coronavirus. Banche centrali in campo per arginare le ricadute dalla crisi dell’epidemia. Non si arresta la caduta delle Borse. Riprende vigore il rally dell’oro

Bce-FedGran parte delle principali Banche centrali stanno intervenendo per arginare le ricadute economiche causate dalla pandemia da Covid-19 che ha ormai colpito oltre centro Paesi e regioni del mondo con oltre 200mila persone contagiate e più di 6mila morti. La Banca del Giappone ha risposto al taglio dei tassi a sorpresa della Federal Reserve (che ieri ha portato quello sui Federal Funds a 0-0,25%) con misure per pompare denaro nel mercato azionario di Tokyo e nell’economia colpiti dalla pandemia di Coronavirus. La BoJ, nel corso di una riunione straordinaria anticipata rispetto al calendario che l’aveva programmata per giovedì prossimo,  ha annunciato di essere pronta a raddoppiare gli acquisti di fondi Etf negoziati sul mercato azionario, sceso di oltre il 25% dal suo picco recente. Finora aveva programmato acquisti annuali di 6mila miliardi di yen ed ora valuta di raddoppiarli a 12mila miliardi all’anno.

La banca ha alzato il target delle disponibilità in obbligazioni societarie a 4,2 trilioni di yen da 3,2 trilioni di yen.

Come la Banca centrale europea la scorsa settimana, la Banca del Giappone ha deciso di non tagliare i tassi di interesse di riferimento. La banca ha confermato la guidance annua di 80 trilioni di yen in acquisti di titoli di stato giapponesi. “La banca monitorerà attentamente l’impatto di Covid-19 e non esiterà ad adottare ulteriori misure di allentamento, se necessario” ha affermato la BOJ in una nota.

Anche la Cina, che da oltre un mese, cioè da quando Pechino ha deciso di istituire un cordone sanitario nella provincia dell’Hubei e nella città capoluogo Wuhan, da dove ha preso il via l’epidemia, ha rifornito con operazioni mirate il mercato e dato supporto alle impese con la riduzione dei tassi, è nuovamente intervenuta adottando una serie di misure per sostenere l’economia fortemente colpita dal coronavirus. La Banca centrale di Pechino (PBOC)) ha annunciato di aver iniettato sul mercato 100 miliardi di yuan (circa 14,3 miliardi di dollari) di liquidità tramite prestiti a medio termine con tasso invariato al 3,15%. Lo scopo, ha spiegato la Pboc in una nota, è assicurare una liquidità sufficiente sui mercati. La banca centrale si è astenuta oggi dall’introdurre liquidità con contratti di pronti contro termine a breve termine per il ventesimo giorno consecutivo.

La nuova mossa della Pboc riduce la quantità di denaro che alcuni istituti di credito devono tenere in riserva. Il taglio libererà circa 550 miliardi di yuan di liquidità nel sistema finanziario. Intanto il National Bureau of Statistic che ha diffuso oggi i dati della produzione industriale con cali annuali a due cifre, ha annunciato che potrebbero essere adottate ulteriori misure fiscali dati i livelli di debito relativamente bassi del governo. “La nostra fiducia nel realizzare gli obiettivi economici di quest’anno non è cambiata” ha affermato il portavoce che ha promesso l’impegno ad eliminare le barriere commerciali globali di fronte alla pandemia di coronavirus.

La Banca centrale della Corea ha ridotto il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base al minimo di 0,75% per mitigare le preoccupazioni di un forte deflusso di capitali.

La BOK aveva dovuto affrontare critiche per non aver agito in febbraio, quando ha mantenuto i tassi fermi e ha optato per aumentare il limite dei prestiti economici alle imprese.

La Banca centrale della Nuova Zelanda ha abbassato il suo tasso ufficiale allo 0,25%, mentre il primo ministro Jacinda Ardern ha avvertito che l’impatto economico del coronavirus potrebbe essere peggiore di quello della crisi finanziaria del 2008. Il tasso principale della Nuova Zelanda, che era già al livello più basso della sua storia, all’1%, è stato abbassato allo 0,25%.

La raffica di interventi delle Banche centrali segue la decisione a sorpresa della Federal Reserve che ieri sera ha deciso di azzerare i tassi di interesse con un robusto piano di acquisti dei titoli di Stato per 700 miliardi di dollari. E che si aggiunge a quanto già fatto dalla Banca del Canada, dalla stessa Fed la scorsa settimana, oltreché da Bce, Banca d’Inghilterra e Banca nazionale svizzera) per migliorare l’offerta di liquidità attraverso gli accordi permanenti sulla linea di swap in dollari Usa.

L’azione decisa e, in alcuni casi, inaspettata, non è riuscita tuttavia a frenare la caduta dei listini. L’indice Nikkei dei titoli guida che aveva tentato di aprire in positivo ha virato in rosso per chiudere in calo del 2,5% a 17.002,04 punti ai minimi da novembre 2016 e il più ampio indice Topix ha ceduto il 2% a 1.236,34 punti.

Nella Cina continentale l’indice composito della Borsa di Shanghai ha ceduto il 3,4% chiudendo a 2.798,25 punti, Shenzhen ha lasciato sul terreno il 4,8% a 1.712,02 punti. Pesante anche il bilancio di Seoul dove l’indice Kospi ha chiuso in calo del 3,19% a 1.714 punti. Tonfo storico per la Borsa di Sydney, dove l’indice S&P/Asx 200 ha chiuso in calo del 9,7%, la flessione più marcata dallo storico “lunedì nero” del 1987.

In Europa tutte negativi i listini, da Milano a Francoforte, con cali tra il 7 e l’8%.

Il crollo delle Borse  spinge l’oro. Le quotazioni del metallo sono scattate del 2,8% approfittando del generale incremento dell’avversione al rischio. I corsi, tuttavia, hanno in seguito limitato i guadagni a +0,8% a 1.541,34 dollari l’oncia, dato che molti investitori hanno preferito realizzare immediatamente per rimanere liquidi di fronte al nuovo tonfo dei future sui mercati azionari.

 

 

 

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