Amundi. La cura. Commento di Giordano Beani

Quanto al comportamento dei mercati azionari la settimana scorsa, riteniamo utile cogliere alcuni segnali positivi nella bufera che stiamo vivendo In primo luogo il mercato azionario statunitense, nonostante una settimana che ha mostrato una volatilità raramente riscontrabile, con sedute che hanno registrato variazioni giornaliere tra il 2 ed il 5 in positivo ed in negativo, è riuscito a chiudere la settimana con un segno positivo (indice S&P 500 a + 0,6%)

Quanto al comportamento dei mercati azionari la settimana scorsa, riteniamo utile cogliere alcuni segnali positivi nella bufera che stiamo vivendo In primo luogo il mercato azionario statunitense, nonostante una settimana che ha mostrato una volatilità raramente riscontrabile, con sedute che hanno registrato variazioni giornaliere tra il 2 ed il 5 in positivo ed in negativo, è riuscito a chiudere la settimana con un segno positivo (indice S&P 500 a + 0,6%)

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via”. Così comincia il brano nato dalla collaborazione tra il Maestro Franco Battiato e lo scomparso filosofo siciliano Manlio Sgalambro, “La cura” del 1996. In questa sede ed in questo momento difficile per il nostro Paese, non vogliamo affrontare il tema della cura da un punto di vista medico, cosa che lasciamo agli specialisti, ma da un punto di vista dell’economia e dei mercati. Infatti, l’epidemia o pandemia causata dal nuovo coronavirus Covid-19 sta già causando evidenti effetti perniciosi sulle economie globali, sia sul fronte dell’offerta sia della domanda aggregata e tali effetti rischiano di essere prolungati nel tempo, rispetto alle prime previsioni. Abbiamo e avremo quindi bisogno di cure eccezionali sia sotto il profilo della politica monetaria sia sotto il profilo della politica fiscale, la quale sarà chiamata dapprima a fare fronte all’emergenza, ma avrà un ruolo ancor più cruciale quando arriverà il momento della ripartenza. Quanto alla politica monetaria, dopo i primi interventi posti in essere dalla Banca Centrale cinese due settimane fa, il 3 marzo la Federal Reserve ha ridotto il tasso sui Federal Funds di mezzo punto all’1-1,25%, al di fuori di un meeting ufficiale del FOMC, il comitato che indirizza la politica monetaria statunitense. Tale tipo di intervento viene messo in atto raramente dall’Istituto Centrale e solitamente coincide con situazioni di estrema emergenza, come nell’autunno del 1998 (crisi emergenti e fallimento LTCM) o del 2008 (crisi subprime e fallimento Lehman). Molti commentatori hanno criticato l’intervento della Fed accusandola di avere aumentato la sensazione di panico sui mercati e di aver sprecato una cartuccia prematuramente. La realtà è che la prima cura per garantire la stabilità e l’ordinato svolgimento dell’operatività sui mercati finanziari è proprio l’allentamento della politica monetaria, al fine di evitare crolli scomposti. Ciò detto è altrettanto chiaro che quanto messo in atto dalla Banca Centrale USA non è giudicato sufficiente dai mercati, soprattutto da quelli obbligazionari, che hanno spinto ulteriormente al ribasso i rendimenti a lungo e breve termine sulla curva statunitense, con il rendimento del Treasury decennale che è sceso di 39 punti base allo 0,76 ben al di sotto del livello dei tassi ufficiali a breve I mercati dunque si attendono ulteriori azioni da parte della Federal Reserve e soprattutto si aspettano che ci sia una manovra corale dei principali Istituti Centrali mondiali.

Molte le attese, ad esempio, sulle prossime mosse della Bce, con ipotesi che vanno da una riduzione ulteriore dei tassi ufficiali, che però essendo già negativi poco possono aiutare, a un incremento del programma pubblico di acquisti di titoli governativi e corporate, noto come QE 2 (quantitative easing che al momento prevede l’acquisto di 20 miliardi al mese e che potrebbe essere incrementato per scongiurare l’allargamento del contagio finanziario dai mercati azionari ai mercati obbligazionari corporate).

Il primo soccorso per i mercati arriverà dalla politica monetaria, ma è chiaro che per lenire gli effetti della crisi economica in atto e per rilanciare la crescita una volta superata l’emergenza, saranno necessari piani di azione importanti sotto il profilo della politica fiscale, e qui soprattutto per l’Europa sarà cruciale la cooperazione tra le Istituzioni Comunitarie, dato che l’emergenza va affrontata in modo unitario per poter essere realmente efficace.

Quanto al comportamento dei mercati azionari la settimana scorsa, riteniamo utile cogliere alcuni segnali positivi nella bufera che stiamo vivendo In primo luogo il mercato azionario statunitense, nonostante una settimana che ha mostrato una volatilità raramente riscontrabile, con sedute che hanno registrato variazioni giornaliere tra il 2 ed il 5 in positivo ed in negativo, è riuscito a chiudere la settimana con un segno positivo (indice S&P 500 a + 0,6%).

Oltre all’azione della Banca Centrale il mercato USA ha reagito anche al risultato elettorale dell’ormai noto “Super Tuesday con le primarie democratiche che hanno visto il prepotente ritorno del moderato Joe Biden che si è aggiudicato 10 Stati su 14 riaprendo la partita con Bernie Sanders a cui è andata l’importante California, e causando l’abbandono di Mike Bloomberg ed Elizabeth Warren alla corsa per la nomination democratica Non solo, ma anche il mercato cinese, da dove tutto ha avuto origine, ha mostrato un solido rimbalzo del 5 dell’indice CSI 300 tornando in territorio positivo da inizio anno, in virtù delle incoraggianti notizie sul calo dei nuovi contagiati giornalieri, scesi al di sotto delle 200 unità.

La Cina ha così aiutato l’indice dei mercati emergenti, MSCI Emerging a chiudere anch’esso in lieve rialzo dello 0,65%. Il Giappone è riuscito a contenere il passivo con un ribasso del Nikkei 225 dell’1,86% mentre i nuovi epicentri della crisi, l’Italia e l’Europa, hanno sofferto i maggiori ribassi col nostro indice FTSE MIB in caduta del 5,4% e l’indice Eurostoxx 50 in ribasso del 2,9%. Con riferimento ai mercati obbligazionari abbiamo già menzionato la forte riduzione dei rendimenti su tutta la curva governativa statunitense, movimento che si è ovviamente esteso alla curva tedesca con il rendimento del Bund decennale in discesa di 10 punti base a 0,71% mentre il nostro differenziale con la Germania si è ulteriormente allargato di 8 punti base a 179 Sul fronte delle materie prime è proseguito il ribasso del petrolio con una caduta del Brent del 10 a 45 27 dollari al barile, mentre l’ oro mette a segno un forte rimbalzo del 5,5% a 1 673 dollari l’oncia Infine, sulle divise internazionali il dollaro ha subìto la forte riduzione dei rendimenti indebolendosi sia contro Euro a 1 1285 sia contro Yen a 105,3.

In conclusione, ribadiamo ancora una volta l’invito alla prudenza data la grande incertezza tuttora presente, e lo capiamo bene noi italiani, soprattutto dopo le misure introdotte lo scorso fine settimana atte a contenere la diffusione del contagio Ciò nonostante non possiamo non cogliere alcuni elementi positivi nel comportamento delle autorità monetarie e nella reazione, seppur temporanea e a singhiozzo, di importanti mercati azionari come Stati Uniti e Cina. Se l’azione congiunta di Banche Centrali e Governi sarà corale ed appropriata nelle dimensioni potremo confidare nelle parole di Battiato: “E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te”.

Giordano Beani, Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy Amundi SGR

 

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