UNCTAD (ONU). Investimenti esteri diretti a 1.390 miliardi di dollari nel 2019 (-1%)

UNCTAD_LogoMilano, 20 gennaio – Gli investimenti esteri diretti globali (Ide) sono rimasti stagnanti nel 2019, fermandosi a 1.394 miliardi di dollari, l’1% in meno rispetto ai 1.413 miliardi del 2018, sullo sfondo di un andamento economico più debole e del clima di incertezza per gli investitori, causato anche dai conflitti commerciali. Netta la frenata, tra l’altro, dell’M&A transfrontaliero, come emerge dal rapporto sul trend degli investimenti dell’Unctad (United Nations Conference on Trade and Development), l’organizzazione internazionale che in ambito Onu si occupa di commercio e sviluppo. I flussi di Ide verso le economie in via di sviluppo sono rimasti invariati a 695 miliardi di dollari, mentre sono calati di un ulteriore 6% verso le economie sviluppate a 643 miliardi. Verso l’Unione Europa la flessione è del 15% a 305 miliardi, mentre verso gli Usa restano stabili a 251 miliardi. Invariati anche gli Ide verso la Cina a 140 miliardi. Gli Ide hanno poi segnato un aumento del 16% in America Latina e nei Caraibi a 170 miliardi e del 2% in Africa a 49 miliardi. Nonostante un calo del 6%, i flussi di investimenti verso i Paesi in via di sviluppo dell’Asia hanno continuato a rappresentare un terzo di tutti gli Ide, pari a 573 miliardi. I flussi verso le economie in transizione sono saliti di due terzi a 57 miliardi. Tra i dati di rilievo, il calo del 6% a 61 miliardi degli Ide verso il Regno Unito, penalizzato dalla Brexit, la flessione del 48% verso Hong Kong a 55 miliardi, di riflesso alle turbolenze sociali, l’aumento del 42% verso Singapore a 110 miliardi, grazie alla forza economica della regione Asean e l’aumento del 26% degli Ide a 75 miliardi verso il Brasile dall’inizio del programma di privatizzazioni. Sono poi triplicati gli Ide verso la Germania a 40 miliardi (da 12), principalmente per effetto di prestiti infra-gruppo da parte di multinazionali. Per lo stesso motivo gli Ide verso la Francia sono aumentati del 40% a 52 miliardi. Gli Usa restano al primo posto tra i Paesi beneficiari degli Ide, seguiti dalla Cina e da Singapore. Tra i dati di rilievo del 2019, la frenata dell’attività di M&A cross border, diminuita del 40% a 490 miliardi, il minimo dal 2014. In Europa in particolare, tra la scarsa crescita dell’Eurozona e la Brexit, l’M&A è dimezzato a 190 miliardi. Sono invece rimaste significative le operazioni lanciate nei confronti delle società Usa, pari al 31% dell’M&A totale. L’Unctad prevede che nel 2020 i flussi di Ide aumenteranno marginalmente, sulla scia di un’ulteriore modesta crescita dell’economia mondiale. A supporto ci sono gli utili societari che sono attesi ancora a livelli elevati e i segnali di un’attenuazione delle tensioni commerciali. Tuttavia, la flessione del 22% dei progetti greenfield, che è un indicatore dell’evoluzione futura degli Ide, gli elevati rischi geopolitici e i persistenti timori di una nuova svolta verso politiche protezionistiche invitano a moderare le attese.

 

Questa voce è stata pubblicata in Finanza e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


sette + = dieci

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>