Il credito tira dritto e continua a sostenere la crescita del Paese. Il mercato dei mutui alle famiglie si conferma tonico (+2,5%), quello del finanziamento alle imprese diminuisce (-1,9%). I tassi di interesse applicati alle operazioni creditizie sono ad un livello infimo (è al 2,48% il tasso medio sul totale dei prestiti). Resta stabile la raccolta tramite obbligazioni, mentre aumentano su base annua i depositi (+ 5,4% e oltre 83 miliardi di euro rispetto all’anno precedente). Infine sofferenze nette a 29,6 miliardi con un calo di oltre il 22%. Sono questi, in estrema sintesi, i dati salienti scaturiti dal Rapporto sul credito dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) diffusi oggi.
La nota lieta, come detto, è la performance dei mutui concessi dal sistema bancario nazionale alle famiglie per l’acquisto di case. A novembre scorso l’intero plafond dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva su base annua (+2,5%). Al contrario, sempre prendendo a riferimento novembre 2019, i prestiti alle imprese si sono ridotti dell’1,9% su base annua nonostante i tassi di interesse non sono mai stati così bassi come adesso. Tuttavia, al 31 dicembre 2019, l’ammontare dei prestiti a famiglie e imprese sono aumentati dello 0,3% rispetto ad un anno prima. A conferma di quanto si diceva, i tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento si attestano sui minimi storici. In particolare il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è all’1,27% (1,29% il mese precedente; 5,48% a fine 2007). Quello sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è all’1,47% (1,43% a novembre 2019, 5,72% a fine 2007). Quello medio sul totale dei prestiti è al 2,48% (2,49% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007).
Aumento la propensione al risparmio delle famiglie. Lo provano i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) aumentati, a dicembre 2019, di oltre 83 miliardi di euro rispetto ad un anno prima (variazione pari a +5,6% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è rimasta stabile negli ultimi 12 mesi. La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) è cresciuta del 4,8% a dicembre 2019.
Le sofferenze nette (al netto di svalutazioni e accantonamenti effettuati dalle banche con proprie risorse) a novembre 2019 si sono attestate a 29,6 miliardi di euro, in calo rispetto ai 38,3 miliardi di novembre 2018 (-22,7%) e ai 65,9 miliardi di novembre 2017 (-55,1%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di oltre 59 miliardi (-66,7%). Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato all’1,70% (era 2,22% a novembre 2018, 3,71% a novembre 2017 e 4,89% a novembre 2015).